Castel Gandolfo. Ninfeo del Bergantino

Il ninfeo "Bergantino", detto "Bagni di Diana", fu voluto dall’imperatore Domiziano per la sua villa di Castel Gandolfo ed è ispirato da quello di Tiberio a Sperlonga.

Una grotta naturale (forse una cava di pozzolana) fu adattata a ninfeo con vasche e ambienti regolarizzati con murature in opera mista.

Le pareti laterali erano rivestite da enormi lastre di marmo e sul pavimento della vasca circolare c’era un mosaico policromo con scene marine. Il tutto era impreziosito con gruppi scultorei: Polifemo, Scilla, Centauri.

Questo monumento ha avuto anche una funzione di terme, prima con Domiziano e poi con papa Alessandro VII Chigi. Qui venivano anche ricoverate le imbarcazioni utilizzate nelle naumachie dall'Imperatore o nelle discese al lago del Pontefice.

Il manufatto più importante è però l'emissario, una condotta costruita nel IV secolo AC per regolarizzare il livello delle acque. La condotta sbocca, dopo un lungo percorso sotterraneo, in località "Le Mole" di Castel Gandolfo dove c’erano antichi mulini ad acqua.

La storia dell’emissario è molto originale L’oracolo di Delfi aveva predetto la vittoria dei Romani su Veio, qualora le acque del lago fossero arrivate al mare.

Così, intorno al 398 A, venne realizzata quest’opera ciclopica lunga quasi 1800 m, e alta 1.80 m e scavata a 128 m sotto il livello del cratere del vulcano laziale. L’emissario ha 5 pozzi di ventilazione.


Scritto da
Benedicta Lee

Nata a Roma da madre Italiana e padre Americano, lavora come libero professionista nell'ambito della comunicazione turistica, per cui attualmente frequenta l'Università di Scienze del Turismo. Ama...

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