L’Abbazia di Casamari a Veroli deve il nome a Caio Mario, dal latino casa Marii, il famoso console romano nato proprio qui ed è stata costruita sull’antica città romana di Cereatae.
È un gioiello dell’architettura cistercense e Monumento Nazionale.
Probabilmente tutto ha inizio da eremiti che andarono ad abitare le rovine della città romana intorno al mille, quando le invasioni barbariche avevano distrutto il sistema socio-economico, in particolare delle aree in pianura e vicino alle strade di collegamento.
Gli abitanti di pianura si erano infatti tutti rifugiati in collina all’interno di castrum, rocche o castelli. Probabilmente questo era uno dei centri fondati da San Benedetto e fu organizzato da San Domenico da Sora.
L’attuale complesso fu in gran parte costruito dopo l’arrivo dei monaci Cistercensi nel 1140 grazie a Papa Eugenio III che erano già presenti nell’area, precisamente nell’Abbazia di Fossanova.
L’ordine dei Cistercensi era stato fondato in Borgogna nel 1098 da San Roberto di Molesme, un benedettino non capito per il suo desiderio di rinunciare alle ricchezze e che fu ucciso dai suoi confratelli. Dopo la sua morte il suo sogno è stato realizzato dell’inglese Santo Stefano Harding e da San Bernardo da Chiaravalle.
La chiesa abbaziale fu costruita tra il 1204 ed il 1217 secondo lo stile mistico dell’ordine e fu consacrata da papa Onorio III della famiglia Savelli di Albano con un grande evento al quale parteciparono anche i conti di Ceccano. Qui è passato più volte Federico II di Svevia e il suo cancelliere fu nominato abate.
Nei secoli la vita dell’abbazia ha visto scorrere la storia fino al saccheggio delle truppe napoleoniche nel 1799 e l’incendio dei piemontesi nel 1861. Per un periodo è stata gestita dai frati trappisti.
All’abbazia è annessa la Biblioteca Statale, nata su quella dei monaci, una scuola, il museo archeologico, la farmacia e la vendita di liquori e medicamenti prodotti dai monaci.
Gran parte del complesso è visitabile e in estate ospita concerti e opere liriche.
Si entra nel complesso dell’abbazia attraverso una foresteria con un grande portico con archi gotici chiusi da cancellate che introduce ad un giardino con un viale in salita al termine del quale si trova la chiesa. Sul giardino si affacciano anche parte degli edifici del monastero e in questo spazio si tengono concerti e manifestazioni culturali.
Si entra nella chiesa attraverso un grande porticato con tre archi, uno a tutto sesto e due gotici laterali, in corrispondenza delle tre porte di accesso alle tre navate. La porta principale ha un ricco decoro medioevale e una lunetta in pietra finemente lavorata di particolare bellezza realizzato dal Canonica. La facciata arretrata è decorata con un importante rosone in alabastro.
La chiesa ha il classico stile gotico delle chiese cistercensi e domina la pietra chiara dei pilastri e delle nervature del soffitto. Pietra ed intonaco bianco sono l’essenza di questa abbazia. L’altare si trova all’interno di un elegante baldacchino settecentesco donato da Papa Clemente XI.
Accanto alla chiesa si trova il monastero realizzato attorno ad un chiostro dove i quattro corridoi che lo delimitano hanno 4 aperture ad arco e bifore verso il giardino con il pozzo centrale. Ogni colonna delle bifore termina con un capitello scolpito in modo originale. La sala capitolare e il refettorio sono un esempio perfetto di architettura cistercense.
Negli altri edifici si trovano una preziosa biblioteca e il museo archeologico con tutto quello che è stato trovato nell’area a partire da due zanne fossili di un elefante preistorico. Qui si trovano anche dipinti della scuola di Raffaello, di Annibale Carracci, del Serodine, del Sassoferrato, del Solimena, del Siciolante.
Nella antica farmacia nel cortile di ingresso si possono trovare liquori e medicamenti a base di erbe che i monaci continuano a produrre secondo antiche ricette.
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