Viterbo. Chiesa di San Giovanni Battista (detta del Gonfalone)

Viterbo. Chiesa di San Giovanni Battista (detta del Gonfalone)

La chiesa di San Giovanni Battista è uno dei massimi capolavori del Settecento neobarocco a Viterbo per il ciclo pittorico degli affreschi.

E’ chiamata ‘del Gonfalone’ dal nome della confraternita che la custodisce e che accogliere i visitatori alla scoperta delle opere e della loro storia.

La confraternita era nata per liberare i prigionieri cristiani catturati dai Turchi e per custodire il Gonfalone della città. 

Nel 1675 la Confraternita iniziò la costruzione di questa chiesa per spostare la sua sede in un luogo più prestigioso e arrivò a fare l’esterno e la sinuosa facciata barocca di forma concava e caratterizzata da un interessante gioco di colori fra l’intonaco e il peperino scuro. Poi si fermò per mancanza di fondi.

Fra alti e bassi, nel 1746 intervenne l’architetto Nicola Salvi che aveva già progettato la Fontana di Trevi a Roma. Venne così realizzato un unico ambiente interno con quattro altari laterali e diviso in una area iniziale e un oratorio separati da un altare centrale. I due spazi sono stati decorati ed affrescati con stili diversi in momenti diversi.

L’oratorio fu affidato a due artisti, Pietro Piazza di origine di Parma e l’emergente di talento Giuseppe Rosi di origine romana e l’incarico venne formalizzato nel 1747. Pietro Piazza aveva lavorato al Duomo di Perugia e a Palazzo Reale a Torino ed era lo scenografo del Teatro di Tor di Nona a Roma.

Per questo motivo a lui venne affidata la divisione degli spazi con le quadrature, l’ornato e la prospettiva geometrica mentre a Giuseppe Rosi venne affidata la fase figurativa. L’artista romano rappresentò un pregevole affresco della nascita di Giovanni Battista e della sua predica. Gli ultimi suoi lavori sono state le rappresentazioni monocromatiche con la vita del santo.

Nel 1755 venne poi bandito un concorso per gli affreschi nella zona della chiesa in cui furono scelti tre pittori figuristi di Viterbo: Anton Angelo Falaschi, Vincenzo Stringelli e Domenico Corvi. La parte relativa alla realizzazione delle cornici e della suddivisione geometrica con ornati venne affidata a Giuseppe Merzetti.

Vincenzo Stringelli venne incaricato di soprintendere ai lavori ma qualcosa andò storto: infatti Marzetti non si stava attenendo ai bozzetti e stava creando di sua iniziativa. Si andò in causa e la disputa fu vinta da Stringelli ma il pittore non doveva essere una persona semplice ed ebbe una nuova disputa. 

La questione questa volta riguardava direttamente la Confraternita che gli contestava di aver realizzato un minor numero di figure rispetto al bozzetto iniziale (i pittori venivano pagati a numero di figure) e si chiuse a favore dell’artista e con una spesa di 26 scudi e 95 bajocchi considerati dalla Confraternita nei suoi bilanci come "spese del tutto capricciose e superflue". 

In ogni caso l’effetto finale è quello di un capolavoro e le prospettive del Mazzetti e le figure dello Stringelli, Falaschi e di Corvi creano un gioco ottico e artistico che non ci si stanca di osservare.

Nella chiesa si può ammirare anche lo stendardo realizzato da Giovan Francesco Romanelli e dipinto su entrambi i lati. Infatti sul davanti è rappresentato il battesimo di Cristo mentre sul retro si ammira Maria Santissima del riscatto (detta Madonna del Gonfalone) con San Bonaventura. 

Lo stendardo è messo in modo che in primo piano si ammira il Battesimo di Gesù da 1° novembre (tutti i Santi) fino al 14 agosto, mentre i restanti giorni è la Madonna ad apparire come immagine principale.

Vista la delicatezza dell’opera, la Confraternita ha poi commissionato una copia di questa opera per portarla in processione.


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