La piccola chiesa medievale di San Silvestro (detta del Gesù) è stata una delle prime della città costruita prima del X secolo, viene citata in documenti del 1080, e nasconde una storia unica.
La semplice facciata in pietra peperino termina con un campanile a vela con tre campane arricchito da alcuni fregi in marmo inseriti nella muratura.
Sul profilo del tetto si distinguono due sculture in peperino: quella di un leone simbolo di San Marco e quella di un toro alato simbolo di San Luca. Sulla lunetta sopra il semplice portone di ingresso è dipinta una Madonna fra Sant’Andrea e San Silvestro (che da il nome alla chiesa) e sopra la lunetta si trova il simbolo della Confraternita del Gesù che custodiva l’edificio.
L’interno ha una sola navata con soffitto a capriate in legno e la chiesa termina con un’abside interamente affrescata, così come le aree ai suoi lati. Gli affreschi sono stati realizzati nel XIV e XV secolo e fanno da cornice ad un bellissimo crocifisso in legno scolpito del 1600.
Una targa vicino l’altare e una all’esterno della chiesa ricordano un famoso delitto che si è compiuto in questa chiesa.
Il 13 marzo 1271 quando i fratelli Monfort, rappresentanti di re Carlo d’Angiò, uccisero il loro cugino carnale Enrico di Cornovaglia che era anche cugino del re Edoardo I d’Inghilterra. Il padre dei due fratelli era stato ucciso dal re d’Inghilterra pochi anni prima nonostante si fosse consegnato come prigioniero alla corona, così i Monfort si vendicarono uccidendo Enrico di Cornovaglia vicino l’altare durante una messa.
La violenza dell’eco di questo episodio sono giunti fino a Dante che lo ha raccontato in un passo del XII canto dell’Inferno.
Il cuore di Enrico è stato portato a Londra, mentre il corpo fu sepolto prima nella Cattedrale di Viterbo e poi nel Duomo di Orvieto.
Tutti questi sovrani e personaggi famosi si trovavano a Viterbo per il conclave che avrebbe dovuto eleggere un nuovo papa ma che non trovava soluzione.
Il fatto che si trovassero in quella che oggi ci appare come una piccola chiesa, ci da l’idea dell’importanza di Viterbo ma anche della sua piccola dimensione dell’epoca.
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