Il santuario di Santa Maria della Quercia si trova nella frazione di Viterbo detta La Quercia.
Qui si sono verificati due miracoli dai quali è iniziato uno dei culti più sentiti d’Italia, quello della Madonna della Quercia.
Tutto inizia grazie a miracoli da cui si origina tutto il culto.
Nel 1417 il fabbro Battista Juzzante chiese al pittore Martello, detto Monetto, di dipingere una Madonna su una tegola da mettere su un ramo di una quercia a protezione del suo terreno.
Si dice che più di qualcuno in paese avesse tentato di rubare la tegola, ma la Madonna sarebbe sempre tornata fra i rami dell’Albero che si era piegato in modo tale da proteggerla dalle intemperie.
Nel 1467 avvenne il primo miracolo: un cavaliere inseguito da bande rivali si rifugiò sotto le fronde della quercia e improvvisamente divenne invisibile ai suoi nemici.
Il secondo miracolo, sempre lo stesso anno, è quello di aver fatto cessare la peste dopo che circa 30.000 persone si erano radunate a pregare sotto l’albero.
Al termine della peste iniziò immediatamente un grande pellegrinaggio e papa Paolo II decise subito di costruire una chiesa che fu affidata ai padri domenicani che la elessero a loro protettrice.
Grazie al grande arrivo di offerte, dopo due anni la chiesa venne rifatta completamente con un progetto disegnato dal grande architetto Giuliano da Sangallo.
Un altro episodio che ha contribuito a far crescere l’interesse religioso attorno alla Madonna della Quercia è stata la proclamazione di papa Pio V che la aveva eletta protettrice della armata cristiana nella battaglia di Lepanto del 1571.
La battaglia combattuta vicino una isola greca è stata decisiva per bloccare l’avanzata turca e musulmana in occidente. Al ritorno dalla battaglia, il comandante della flotta cristiana Giovanni d’Austria depose una cassettina con due bandiere turche ai piedi della Madonna.
Se la storia inizia a Viterbo, la sua importanza nazionale nei secoli si deve ai frati Domenicani, che la hanno custodita per secoli e la hanno eletta a loro protettrice, e alla Confraternita dei Macellari i cui membri erano mercanti di carne maremmana.
Questi commercianti erano soliti andare a Roma a vendere le loro carni e decisero di traferire la propria sede in una piccola chiesa al centro di Roma trasformando quella di Nicola de Curte di Campo dei Fiori dedicandola al culto della Madonna della Quercia.
Nel tempo i Macellari decisero di ricostruire la chiesa e grazie al papa domenicano Benedetto XIII iniziarono i lavori nel 1727.
Un altro evento ritenuto miracoloso è poi avvenuti durante la Seconda Guerra Mondiale quando tutte le bombe cadute su Viterbo e le aree limitrofe lasciarono intatto il santuario.
Nel 1873 il santuario, già eletto a basilica, fu dichiarato Monumento Nazionale dallo Stato Italiano.
La chiesa presenta notevoli differenze di stile fra l’esterno sobrio rinascimentale e l’interno barocco riccamente.
La facciata dei primi del Cinquecento è in bugnato e ha le semplici forme con tre porte di ingresso, un rosone centrale e un timpano di chiusura dove è riportato un bassorilievo con la quercia e i leoni (che rappresentano Viterbo).
Sulle tre porte si trovano tre lunette in ceramica realizzate dal grande Andrea della Robbia, ovviamente quella centrale riporta la Madonna della Quercia e quelle laterali San Tommaso d’Aquino e San Pietro.
Al lato destro della chiesa si staglia un campanile piuttosto basso con tre ordini di aperture realizzato da Ambrogio da Milano, con due campane originarie del 1578 e del 1655.
Mentre su un lato della facciata si può vedere un balconcino dal quale il papa mandava la benedizione ai fedeli, che risale al 1483 per opera dell’artista Vincenzo da Viterbo.
La chiesa ha tre navate divise da colonne con archi a tutto sesto e un prezioso soffitto dorato a cassettoni disegnato da Antonio da Sangallo. Ma tutta l’attenzione viene catturata dalla edicola centrale in marmo realizzata da Andrea Bregno nel 1490 e che custodisce la tegola con l’immagine della Madonna.
Un magnifico coro intarsiato del 1514 e un prezioso organo del 1613 completano l’immagine della chiesa.
Anche l’annesso convento è un capolavoro architettonico con i suoi due chiostri del XV e del XVI secolo e un refettorio disegnato da Antonio da Sangallo il Giovane.
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