Nel X secolo l'abbazia di Subiaco costruisce un sistema di fortezze per il controllo del suo territorio e per difendersi dalla vicina diocesi di Tivoli con cui condividevano il controllo sulla Valle Empolitana e la Valle dell’Aniene.
Ciciliano era una di queste fortezze e aveva un ruolo strategico per il controllo delle vie di accesso che passavano dall’Abruzzo e che volevano evitare di pagare i dazi a Tivoli lungo la comoda via Tiburtina.
Dopo il passaggio alla famiglia Colonna, il forte venne ampliato con la sistemazione della pianta quadrangolare e la costruzione di quattro torri di vedetta. Il castello di Ciciliano per un breve periodo è stato assegnato a Giovani, figlio di Lucrezia Borgia (figlia di papa Alessandro VI Borgia)
Nel Cinquecento il castello è diventato di proprietà della famiglia del vescovo Theodoli di Cadice, che ne è ancora proprietaria.
Nel XVII secolo la famiglia Theodoli trasforma parte del castello in un palazzo signorile lasciando comunque inalterata l’immagine generale di fortezza.
Entrando nel castello si ammira subito un calesse di epoca e si incontrano immediatamente le prigioni sotterranee; infatti, alla famiglia Theodoli era concesso il privilegio di amministrare la giustizia nel suo feudo.
Sul cortile si affacciano le cucine che sono rimaste ferme al Settecento e si possono notare tutti gli attrezzi e la logistica del periodo.
Salendo al piano superiore si entra in un giardino pensile con un camminamento di guardia da cui si controllano tutte le valli sottostanti.
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