La cartiera Fibreno - Lefebvre di Isola del Liri nasce in un convento che il re di Napoli Gioacchino Murat aveva requisito e venduto ad industriali privati, secondo le indicazioni di Napoleone che aveva requisito e venduto i beni della chiesa in molte parti d’Italia.
Guardando l’ingresso originario della cartiera Fibreno, che prende il nome dal piccolo affluente del Liri che passa proprio qui, si riconoscono gli elementi caratteristici della originaria facciata della chiesa.
La cartiera fu fondata nel 1812 da Antonio Beranger ed era la più grande del Regno di Napoli. Nel 1822 fu acquistata da Carlo Lefebvre, un industriale francese che aveva fatto fortuna come esattore delle tasse per il Sud Italia.
La cartiera aveva una produzione di eccellenza anche grazie alla purezza e alla temperatura del Fibreno e la fabbrica si espanse rapidamente.
La storia di questa cartiera è veramente particolare perché una parte degli edifici per anni era scomparsa dalla memoria delle persone, nascosta da rovi e piante nel ripido pendio che segue una piccola cascata del canale Fibreno.
Il nucleo originario della cartiera, infatti, si sviluppa per cinque piani dal ciglio stradale fino al livello del fiume ed era stata così congegnato proprio per sfruttare al massimo la forza idraulica dell’acqua.
È la più antica e produceva la carta dagli stracci e venne abbandonata quando si iniziò a produrre la carta con la cellulosa.
L’abbandono a favore di una nuova costruzione delle cartiere Lefebvre su un solo livello che permetteva una migliore organizzazione del lavoro ha portato a la natura a prendere il sopravvento sulla costruzione.
Soltanto a causa di una frana della strada soprastante e ai seguenti lavori di consolidazione del pendio si è scoperta questa imponente costruzione sul cui tetto era stata costruita la piccola cappella di Santa Maria delle Forme.
La chiesetta era stata costruita da Lefebvre per soddisfare il bisogno della popolazione locale che era ancora molto devota alla originale chiesa del convento.
Negli anni ’90 sono iniziati i lavori di trasformazione dei locali in un museo dedicato all’archeologia industriale che ha permesso di sistemare i locali e un parco pubblico attorno ad essi.
I lavori non sono completati ma si può capire l’effetto generale ed avere una idea del ciclo di lavorazione degli stracci.
La parte in piano della cartiera, invece, fu acquistata nel 1892 da Gabriele de Caira e nel 1907 dalle Cartiere Meridionali.
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