Il centro di San Giovenale di Blera è uno dei rari esempi di architettura urbana etrusca di cui si ignora il nome ma si sa che fosse sotto l’influenza di Tarquinia.
Al ritrovamento prese parte anche un Istituto Svedese e re Gustavo VI Adolfo di Svezia.
L'insediamento risale al VII secolo AC e si trovava sopra un lungo altopiano tufaceo alla confluenza di due fiumi, proprio secondo i criteri di selezione delle aree stanziali degli etruschi e dei falisci.
Il pianoro era comunque abitato già in epoca preistorica come risulta dai ritrovamenti di fondi di capanne relativi all'Età del Bronzo e all'Età del Ferro.
L’insediamento etrusco si trova proprio sotto l’attuale borgo e solo due aree di scavo, ad est e ad ovest del castello, sono state lasciate aperte e protette da capannoni per essere visibili.
Proprio sotto il muro del castello è possibile accedere al grande capannone che protegge la parte dell'abitato etrusco meglio conservata.
Una passerella permette la vista dall’alto e si possono distinguere le piante delle case, dei pozzi, dei focolari e il tracciato di una strada antica con solchi di ruote di carri. Tutto questo testimonia la vastità dell'insediamento che occupava tutto il pianoro.
Il fossato difensivo del castello taglia trasversalmente l'acropoli e sono visibili tracce di fortificazioni con grandi blocchi di tufo messi in opera senza malta.
L'area di Giovenale fu trovata quasi per caso dall'Istituto Svedese di Studi Classici che stava iniziando le sue attività archeologiche nel 1956. Lo scopo era una semplice indagine conoscitiva e i risultati andarono oltre ogni aspettativa.
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