Arpino. Museo dell’Archeologia Industriale della Lana

Arpino. Museo dell’Archeologia Industriale della Lana

Fin dal periodo romano, Arpino era nota come un importante centro di produzione tanto che la chiesa di Santa Maria di Civita è stata eretta su un tempio pagano dedicato a Mercurio Lanario.
La produzione artigianale era organizzata all'interno delle famiglie ognuna delle quali aveva telai ed arcolai.
Con la Rivoluzione Industriale del Settecento questa attività cambia, nascono le fabbriche grazie a tecnici inglesi e olandesi, e la città diventa uno dei principali centri di produzione di tessuti in lana a livello europeo.
Nel 1744 Carlo III di Borbone era così orgoglioso dei risultati raggiunti che venne a visitare Arpino e le fabbriche arpinati, conferimento ad alcune di esse il titolo di "Regio Lanificio" ed avviò una politica protezionistica. La visita di Carlo III è riportata anche su una lapide nella chiesa di Santa Maria della Civita.
Nel 1850 ad Arpino erano in funzione 32 trentadue lanifici che impiegavano metà della popolazione di 15.000 abitanti della città.
Il declino arriva con l’Unità d’Italia quando molte industrie vengono spostate al nord e i lanifici iniziarono a chiudere. L’ultimo ha cessato l’attività subito dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Il Museo dell'Arte della Lana racconta questa storia e espone le attrezzature d'epoca provenienti dall'antico lanificio Diodati. Vengono ricostruite in modo documentate tutte le fasi della produzione.
I macchinari esposti sono: uno sfioccatore, tre cardatrici, una ritorcitrice, un orditoio, quattro telai.
Sono esposte anche le polveri originali per la tintura dei tessuti. La tintura dei tessuti aveva costituito uno dei punti di forza dell’industria di Arpino che ospitava anche una scuola per l’insegnamento delle tecniche di tintura.
 


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DiscoverPlaces

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