Dal 1950 la sagra della porchetta è diventata un punto di riferimento per gustare questa prelibatezza che è diventata il simbolo di Ariccia e dei Castelli Romani e che oggi è stata riconosciuta con il marchio IGP – Indicazione Geografica Protetta.
Una festa che è anche una occasione per ribadire il legame millenario che unisce Ariccia all’arte di trattare la carne di maiale. Infatti qui ad Ariccia operavano i sacerdoti che avevano il compito di lavorare la carne che andava offerta a Giove nel famoso tempio di Monte Cavo.
A Vallericcia sono state trovate nel tempio due statuine votive dell’offerta del porchetto, animale sacro alla divinità Maia, che risalgono al III secolo a.C. Le due statuine rappresentano una figura femminile, con una corona di spighe, ed una figura maschile con un “porchetto” in mano. Oggi questi reprti sono esposti al Museo Nazionale Romano.
Il rituale probabilmente si riferiva alla festa delle Cerealia, dedicate alla dea Cerere che avvenivano in primavera e in autunno, ossia quando la natura si risveglia e quando si riposa. Probabilmente i nobili romani avevano scelto queste aree per le loro ville di caccia anche per la fama della bravura nella preparazione e cottura di questa pietanza.
La sagra della porchetta prevede sia la parte di degustazioni che una parte di spettacoli ed esibizioni dal vivo e una rievocazione di una processione di ancelle romane con offerte votive che rievocano il culto della dea Cerere.
Agli stand e alle fraschette, tutti sono vestiti con gli abiti tradizionali di Ariccia e i produttori fanno a gara per presentare le loro delizie. Una curiosità: il nome porchetta deriva dal fatto che si usa solo carne di maiali femmine, più saporite e meno grasse.
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