

Probabilmente la sua storia di nucleo urbano, come quella di molti altri centri importanti della pianura, inizia con un accampamento romano e il suo nome richiamerebbe quello di Aurelio Cotta, il vittorioso console romano. Ma in modo più romantico, il suo nome potrebbe derivare dal frutto della mela Cydonio, una sorta di mela cotogna che è rappresentato nello stemma di Codogno.
Le prime documentazioni storiche raccontano di un centro urbano che esisteva già nel 997 e che l’imperatore Ottone III lo diede in feudo. Ottone III era quell’imperatore tedesco che era stato educato secondo uno stile latino e bizantino e che voleva riportare l’ordine romano in Italia ma che morì molto giovane a 22 anni.
Dopo la sua morte e le successive turbolenze, Codogno è stata governata per diversi secoli dal vescovo di Lodi fino al 1441, e questo da una idea dei rapporti complessi fra potere temporale e potere spirituale. In quella data, il signore di Milano Filippo Maria Visconti diede Codogno in feudo alla famiglia Fagnani e poi ai Trivulzio che lo mantennero fino alla loro estinzione.
Siamo nel periodo dei comuni in cui gli abitanti dei borghi cercavano una certa autonomia amministrativa e una crescita economica attraverso le produzioni e gli scambi commerciali e anche gli abitanti di Codogno mal sopportavano il controllo dei signori.
Così nel 1492 una parte della città riuscì ad entrare nell’orbita di Piacenza per poter mercanteggiare più liberamente. Anche questo importante episodio della vita della città è raccontato nello stemma di Codogno che ha l’immagine della lupa piacentina legata all’albero di mele cotogne.
Codogno era un importante centro dal punto di vista commerciale perché è in prossimità del fiume Po grazie al quale si poteva raggiungere facilmente anche Venezia. La Serenissima era in grande splendore e acquistava i gustosi formaggi di Codogno, ma anche stoffe di lino e seta che rivendeva nel mondo.
Nel XVI secolo questa parte del territorio italiano vede gli scontri diretti tra Francia e Spagna per il controllo e la città subì un saccheggio da parte dei Borboni ma soprattutto la grande peste del 1516.
Non è stata l’unica, e nel 1639 una nuova peste (quella raccontata da Manzoni) venne portata dalle truppe dei lanzichenecchi, violenti mercenari al soldo dei governanti tedeschi composti da contadini a cui era stata promesso di tutto e che erano disposti a tutto. Lo stesso termine Landsknecht significa “servo della regione”, ossia servo che viene dalle campagne.
Nonostante tutte queste difficoltà, Codogno mantenne un ruolo importante da un punto di vista economico e, dopo l’estinzione della famiglia Trivulzio, riuscì ad ottenere lo stato di Regio Borgo, ossia di borgo libero, dal re Carlo II.
Dopo il periodo Napoleonico e il Congresso di Vienna, Codogno entrò a far parte del Regno Lombardo-Veneto sotto il controllo degli Asburgo d’Austria, una soluzione ideata e voluta dal famoso cancelliere Metternich.
Dopo le guerre di indipendenza, Codogno entrò definitivamente a far parte del Regno d’Italia e continuò ad essere un importante centro soprattutto nella agricoltura e nella produzione casearia.
Dal 1955, Codogno ha avuto il riconoscimento del titolo di città che se nel medioevo comportava vantaggi economici, oggi dona ancora un certo prestigio alla città che lo riceve.
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