Gesualdo


Stemma di Gesualdo

Gesualdo è uno splendido borgo dell’Irpinia posto su un colle a quasi 700 metri di altezza caratterizzato da un maestoso castello da cui si domina la valle con il fiume Fredane e la valle del fiume Ufita

Da Gesualdo si arriva subito in Puglia attraversando gli Appennini e sulle montagne per anni si è estratta l’onice, una pietra utilizzata in molte prestigiose chiese come il Duomo di Avellino e dal grande architetto Vanvitelli nella Reggia di Caserta.

Questa conformazione geografica rende la valle particolarmente fertile. Forse per questo che è stata abitata fin dalla preistoria ed è stata trovata una necropoli del neolitico.

Il suo destino ha poi seguito la storia romana, prima con la costruzione di ville-fattorie nella zona pianeggiante e poi con la conquista dei barbari. Per un periodo è appartenuta all’impero romano d’oriente, tanto che Giustiniano la definì come una delle valli più fertili.

Ma la rinascita avviene con l’arrivo dei Longobardi che crearono il Ducato di Benevento ed iniziarono la costruzione del primo nucleo del castello e del borgo sulla attuale altura, in un posto dove potevano controllare la valle e proteggere le persone.

Una leggenda narra che il nome Gesualdo sia quello di un cavaliere che aveva combattuto coraggiosamente contro i bizantini trovando la morte. In riconoscenza, il Duca di Benevento Romualdo avrebbe dato in feudo il castello ai suoi eredi nel VI secolo d.C.

La storia dei Longobardi terminò con l’arrivo dei Normanni che rinforzarono il castello attorno al quale sorse il borgo attuale. I Normanni erano un popolo di guerrieri molto legati alla chiesa e hanno partecipato alle crociate in Terra Santa

Con loro Gesualdo divenne un castello al centro di una grande baronia, ossia la divisione feudale del territorio, e venne affidato al figlio naturale di Ruggero il quale si fece chiamare Gesualdo in onore della storia del posto.

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Nel frattempo, anche la chiesa aveva completato una sua organizzazione territoriale con l’assegnazione delle diocesi vescovili e Gesualdo entrò a far parte della diocesi di Frigento, incorporata in quella di Avellino nel 1818.

Dopo i Normanni, tutta questa parte d’Italia cadde sotto il dominio degli Svevi del grande Federico II che si opponevano strenuamente alla chiesa. Intorno al 1200, arrivarono quindi dei baroni tedeschi e gli anni successivi sono dominati da intense guerre fra papato e impero, con i signori locali che combattono ora per l’uno e ora per l’altro.

Nel 1265, i papi chiamarono gli Angioini di Carlo d’Angiò a combattere per loro e questi annientò gli Svevi nella famosa battaglia di Tagliacozzo e diventò re di Sicilia governando questi territori per qualche secolo.

Gli Angioini misero Elia II Gesualdo a capo della baronia e la famiglia si dimostrò fedele al re combattendo al suo fianco e ricoprendo ruoli a corte. In questo periodo il castello venne fortificato con i 4 torrioni, il cortile centrale, il fossato e il ponte levatoio.

Intorno al XV secolo arrivarono al sud Italia gli Aragonesi di Spagna ed iniziò un periodo di conflitti con gli Angioini che portò a numerose battaglie. Il castello di Gesualdo venne assediato e bombardato nel 1461 e poi ricostruito.

Gli Aragonesi nel 1504 dichiarano Napoli una provincia di Spagna e assegnano ancora una volta il castello alla famiglia Gesualdo. Iniziò un periodo più pacifico in cui il castello perse il suo ruolo puramente difensivo e diventò sempre di più una residenza signorile. 

L’ultimo signore della famiglia Gesualdo a governare il territorio è stato il principe Carlo Gesualdo che, nei suoi 17 anni di regno, si è prima macchiato di un duplice delitto e poi ha creato una delle corti più vivaci del sud frequentata da artisti e letterati, fra i quali il famoso poeta Torquato Tasso

Carlo era un musicista raffinato di madrigali e un innovatore in campo musicale tanto da essere apprezzato da molti compositori del Novecento. La sua musica è stata ripresa da Pergolesi e da Stravinskij e Franco Battiato gli ha dedicato una canzone.

In prime nozze, Carlo aveva sposato Maria d’Avalos nel 1586 ma, poco dopo la nascita del figlio Emanuele, la donna si innamorò perdutamente del cavaliere Fabrizio Carafa di Napoli. Spinto dallo zio, che si comportava come Iago in Otello, Carlo sorprese e uccise a pugnalate i due amanti e poi appese i loro corpi all’entrata del palazzo di Napoli.

Rincorso dalle famiglie dei due amanti per la ferocia del delitto, Carlo tornò a Gesualdo e iniziò a costruire edifici religiosi, esattamente tre chiese e due conventi, uno per i Domenicani e uno per i Cappuccini, e a comporre struggenti madrigali. 
Si dice che il fantasma di Maria ancora si aggiri per le stanze del castello in cerca di pace.

Dopo più di tre anni, in seconde nozze Carlo sposò Eleonora d’Este di Ferrara e volle trasformare la sua corte di Gesualdo secondo il modello rinascimentale ferrarese. La sontuosa armatura di Carlo è esposta nel museo di Konopiste vicino Praga, e la loro corte è stata un modello per il sud Italia.

Con Carlo Gesualdo si estinse la casata e arrivò Niccolò I Ludovisi che continuò l’opera di arricchimento del borgo con palazzi per la corte, chiese e un interessante sviluppo urbanistico con la creazione di una cittadella.

Costruì anche acquedotti, fontane per distribuire l’acqua pubblica, una torre neviera per la raccolta della neve e la conserva del ghiaccio in estate e allargò le porte di accesso alla città.

Nel 1688, i Ludovisi vendettero il castello ad un altro ramo della famiglia Gesualdo, che così tornò al governo della città, e Domenico Gesualdo ottenne il titolo di Principe da Filippo V di Spagna.

Con l’arrivo dei Borbone, a Gesualdo venne conferito il titolo di Città con Diploma Reale.

Nel 1753, il principato venne venduto ai Caracciolo per 40.000 ducati che lo terranno fino al 1806 quando vennero aboliti i diritti feudali da Napoleone. Ma l’arrivo dell’esercito di Napoleone non fu indolore e il castello venne saccheggiato di tutti gli arredi e le opere d’arte collezionate nei secoli.

Nel 1855 il castello fu acquistato dalla famiglia Caccese che lo trasformò notevolmente e oggi è di proprietà comunale.

Dopo l’unità d’Italia, la povertà portò a numerosi fenomeni di brigantaggio e ad una forte emigrazione verso le Americhe. Una seconda grande ondata migratoria è avvenuta dopo la seconda guerra mondiale.

Il terribile terremoto del 1980 ha colpito Gesualdo che è stata ricostruita in tutta la
sua prorompente bellezza.

Da menzionare il Volo dell’Angelo, una tradizione che si perpetua dagli inizi dell’800 in onore del patrono San Vincenzo Ferreri.







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