

Si trova proprio sotto Campo Imperatore e dalla sommità del suo castello si domina la Valle del Tirino, una delle poche aree abruzzesi collinari comprese fra aspre montagne dove si producono olio e vino.
E su una di queste alture si trova uno dei castelli più iconici del mondo, talmente famoso da essere stato più volte set di grandi produzioni cinematografiche: Rocca Calascio. E’ uno dei castelli più alti d’Italia a 1460 metri slm ed è stato lo sfondo di grandi film come Lady Hawke e Il nome della Rosa.
Il primo documento storico che riguarda il borgo antico compare in un documento dell’816 a firma dell’imperatore Ludovico Pio I dei Franchi, il figlio di Carlo Magno che gli successe al trono. Il documento elencava tutti i possedimenti dei Franchi in Italia.
Forse in questo territorio esisteva una torre di guardia romana, comunque la costruzione del castello iniziò intorno alla metà del 1100 dopo l’arrivo dei normanni di Ruggero II d’Altavilla. Oltre ad essere stato un grande conquistatore, Ruggero è stato il fondatore del Regno di Sicilia e del Parlamento Siciliano, uno dei più antichi del mondo.
Ruggero II divise il territorio in baronie e Calascio entrò a far parte della Baronia di Carapelle. Lo scopo del castello di Calascio e delle sue torri è stato sempre difensivo e di controllo di un vasto territorio dove passavano le rotte commerciali della Via degli Abruzzi, che collegava Firenze, Perugia e Napoli, ed i sentieri della transumanza.
Nel 1271, Carlo d’Angiò assegnò la Baronia a Matteo Plessis e nel 1318 tutti i borghi presero parte all’attacco degli aquilani contro Amatrice. Ma la conflittualità nel territorio è sempre abbastanza accesa per il controllo dei pascoli e dell’altopiano di Campo Imperatore e finirà solo con l’unità d’Italia.
Nel 1348-49, un forte terremoto compromise il castello ma soprattutto il vicino borgo medioevale e si iniziò la costruzione di un nuovo nucleo abitativo a 3 km dal castello.
Il dominio degli Angioini finì intorno al 1460 quando vennero sconfitti da Ferdinando o Ferrante d’Aragona, che era il re di Napoli, e iniziò così il periodo aragonese per tutto il sud Italia.
Nel 1463, il castello passò sotto il controllo della famiglia Piccolomini Todeschini che lo ampliò e vi aggiunse la merlatura ghibellina, come segno della indipendenza del monarca dal papa e dalla chiesa.
Il loro governo durò fino a quando Costanza lo cedette per debiti al granduca Francesco I de’ Medici, e con questa famiglia toscana iniziò il periodo di splendore di quello che venne chiamato lo Stato Mediceo d’Abruzzo.
Tutta questa area dell’Abruzzo, e parte della provincia di Rieti fino a Leonessa, divenne uno dei centri mondiali di produzione della lana scura carfagna che rese famosi i tessuti medicei per religiosi e per militari.
La costruzione della bellissima chiesa rinascimentale di Santa Maria della Pietà risale al 1596 e, secondo una leggenda locale, è stata edificata sul posto dove la popolazione sconfisse alcuni malfattori del vicino Stato Pontificio che cercavano di impadronirsi dei ricchi pascoli.
Nel 1703, un forte terremoto danneggiò il castello e il vicino borgo che venne abbandonato e ricostruito poco distante, a 3 km e 200 metri più in basso, in quello che oggi è Calascio.
Nel 1743, tutto il territorio passò sotto la diretta amministrazione dei re Borbonici e nel 1806, dopo l’arrivo di Napoleone, venne abolito il feudalesimo.
Con l’Unità d’Italia finì il Regno Borbonico e Calascio divenne un comune della provincia di L’Aquila.
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