

Morcone è uno dei più bei paesi del Sannio, in provincia di Benevento, nel cuore dell'Appennino campano al confine fra Campania e Molise. Si erge sulle ripide falde del monte Mucre, sul versante meridionale della catena del Matese, e si affaccia sulla splendida vallata del fiume Tammaro che termina proprio qui regalando la visione di un ampio paesaggio collinare.
Il centro storico del paese è rimasto tale e quale a una volta ed è caratteristico per il suo intrico di vicoli e scalinate inaccessibili, non solo alle automobili ma persino alle ruote dei carri, che lo fanno assomigliare ad un presepe.
Ai due lati del paese scorrono due corsi d'acqua, il torrente San Marco ed il Rio Vivo, che lambiscono il paese e lo delimitano, quasi a formare una piccola isola e che sono stati la sua forza negli anni.
Si narra che le origini di Morcone siano legate ad un’altra città antichissima e misteriosa: la famosa Murgantia, citata da Tito Livio nel suo libro “Ab Urbe Condita” che racconta la storia di Roma.
La città era abitata dal fiero e bellicoso popolo dei Sanniti e fu espugnata dai romani solo durante la 3° guerra sannitica. Dell’antico insediamento restano diversi resti come le mura poligonali che vennero poi utilizzate come basamento delle mura del castello medievale.
Dopo la caduta dell’Impero romano, la popolazione si rifugiò su una altura per sfuggire ai Barbari dando origine all’attuale borgo di Morcone. Il forte iniziale diventò poi un castello circondato da mura fortificate con sei porte di accesso. Porta San Marco è ancora esistente.
Marcone fu poi dominato dai Longobardi ed entrò a far parte del Ducato di Benevento, chiamato anche Langobardia Minor, che per secoli governò il centro-sud Italia. E’ citato per la prima volta nel 776 d.C. quando divenne sede di un gastaldato longobardo, ossia un’amministrazione territoriale dotata di poteri civili, giudiziari e militari, conferiti dal re. Morcone amministrò la giustizia all’interno del Principato di Salerno.
Si narra che durante il 9° secolo, l’imperatore bizantino Leone il Savio vi istituì una diocesi di rito greco alle dirette dipendenze del Patriarca di Costantinopoli, ma con l’avvento e la dominazione normanna, la diocesi fu soppressa dalla Chiesa di Roma. Infatti i Normanni erano stati chiamati dal papato proprio per diffondere il rito latino e abolire quello ortodosso.
Sotto la dominazione normanna, Morcone faceva parte del feudo dei conti di Ariano e nel 1122 nel Castello si rifugiò Giordano conte di Ariano, sconfitto da Guglielmo il Normanno.
Re Ruggero II di Sicilia, detto anche Ruggero il Normanno, nel corso delle lotte del 1138 per il consolidamento del potere, smembrò il feudo dei conti di Ariano ed elesse Morcone a Terra Regia alle sue dirette dipendenze con una autonomia amministrativa.
Purtroppo non si hanno notizie precise di Morcone durante la dominazione sveva. Con l’arrivo degli Angioini di Carlo d’Angiò, il paese fu assegnato a Bertrando di Real e poi passò alla famiglia dei Cantelmo.
Nel 1345 un episodio di sangue caratterizzò la vita di Morcone, la contessa Sancia di Cabany fu giustiziata da re Luigi d’Ungheria perchè sospettata di aver preso parte alla congiura per l’assassinio del fratello del re, il marito della regina Giovanna I di Napoli.
Dopo la morte della contessa, il feudo fu definitivamente acquisito ai beni della corona e divenne terra regia con propri statuti municipali, detti “Antique Assisie” e si sviluppò l'organizzazione dell'Universitas.
Quando arrivò la dominazione degli Aragonesi di Spagna, il paese divenne feudo della casa Gaetani, conti di Fondi. Si narra che Onorato Gaetani, conte di Morcone, prese parte alla congiura dei baroni contro il Re di Napoli Ferdinando I di Aragona, per cui venne imprigionato a Castelnuovo.
Ma re Ferdinando aveva molto a cuore la sorte della famiglia Caetani e fece sposare Sancia, la figlia naturale di Alfonso d’Aragona, con il figlio di Onorato Gaetani, dandole in dote proprio il feudo di Morcone.
Durante l’invasione del re di Francia Carlo VIII, Morcone rimase alla corona e fu la base delle operazioni militari che culminarono nella battaglia di Circello del 1496, quando gli aragonesi sconfissero gli angioini.
Nel 1504 Ferdinando il Cattolico concesse il feudo a Prospero Colonna che lo rivendette ai Caetani nel 1507. Nel 1528 il viceré lo diede poi a Luigi dello Degno, ma nel 1537 i Caetani ricomprarono Morcone ancora una volta e, nel 1554, venne portato in dote da Isabella Caetani a Scipione Carafa, che diventò Conte di Morcone.
Nel 1596 Antonio Carafa lo vendette a Giovan Francesco d’Aponte che fu chiamato marchese di Morcone. Dopo traversie fu poi riacquistato da Domenico Carafa, principe di Colobrano.
Durante quel periodo ebbero un notevole sviluppo le industrie e il commercio. In particolare erano nate diverse “le gualchiere”, ossia gli impianti per la lavorazione della lana, e mulini grazie alla presenza di corsi d’acqua che fornivano energia motrice. Ancora oggi il territorio è cosparso di un gran numero di mulini ad acqua.
Un fabbricato detto la “Cartonera”, in cui avveniva la cartonatura dei panni di lana, si trova ancora al centro del paese, sotto Piazza San Marco.
Con le truppe napoleoniche e l'abolizione del feudalesimo nel 1806, Morcone entrò a far parte del Contado del Molise e, nel 1861, lusingato dalle promesse di vantaggi, entrò nella provincia di Benevento.
Morcone ha subito gravi danni nel terribile terremoto del 1980, ma la ricostruzione ha portato al recupero degli edifici del centro storico, degli slarghi, delle piazzette e delle tipiche strade di Morcone che oggi si possono ammirare.
Foto di copertina by Domenico Vignone
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