

Pacentro è un suggestivo borgo abruzzese nel Parco Nazionale della Majella, in provincia dell’Aquila. Arroccato sulle colline, alle pendici delle Montagne del Morrone, è uno dei Borghi più belli d’Italia. Il suo centro storico è tutto un susseguirsi di scorci affascinanti, con i vicoli acciottolati che si inerpicano su per il paese come un serpente di pietra, e di notte, poi, assume una dimensione magica.
La leggenda narra che il suo nome derivi da Pacinus, un eroe troiano che, dopo aver lasciato Enea sulle rive del Tevere, s’inoltrò per il Sannio e arrivò ai piedi del Monte Morrone dove fondò Pacentro.
Sicuramente il territorio fu abitato sin dai tempi della preistoria e ne sono la prova le pitture rupestri ritrovate nella grotta di Colle Nusca, poco distante da Pacentro, dove uomini delle caverne hanno tracciato con l’ocra rossa dei graffiti raffiguranti otto uomini armati di archi e frecce, scene di caccia di parecchie migliaia d’anni fa.
Fu poi abitato dai Sanniti, il fiero e bellicoso popolo italico, battuto dai Romani dopo tre guerre nel 350 a.C. circa. Del periodo romano rimangono dei ritrovamenti di fabbriche, lapidi e sepolcri.
Dopo la caduta dell’Impero romano e l’arrivo dei barbari, Pacentro, come molti altri paesi abruzzesi, subì il fenomeno dell’incastellamento: per sfuggire alle razzie barbariche, le popolazioni lasciarono le pianure e cercarono luoghi meglio difendibili, come l’altura su cui è sorto Pacentro, e cominciarono a costruire delle roccaforti.
Durante la dominazione dei Longobardi, arrivati in Italia al seguito del loro re Alboino nel 568 d.C., tutto il territorio dell’Abruzzo venne diviso tra i due ducati di Spoleto e di Benevento e Pacentro divenne parte del Ducato di Spoleto.
Il paese viene citato per la prima volta nell’8° secolo, quando i Duchi di Spoleto, Lupo e Ildebrando, donarono la chiesa di San Leopardo al potente Monastero Benedettino di San Vincenzo al Volturno.
Dopo la caduta dei Longobardi, cominciarono le invasioni e le scorribande dei Saraceni e dei Normanni, soprattutto nella vicina Valle Peligna. A difesa del paese e degli abitanti della zona, nel 10°- 11° secolo fu ampliato e rinforzato il castello, attorno al quale cominciarono a sorgere le prime case e le prime chiese e l’economia del borgo si sviluppò.
Ma queste non sono le uniche torri del borgo: ce ne sono molte altre, alcune mozzate, altre diroccate, ma che tutte assieme formano una selva.
Il Castello Caldora faceva parte, insieme ai castelli di Pettorano, Introdacqua, Anversa, Bugnara, Popoli e Roccacasale, del complesso sistema difensivo della Valle Peligna. Nel 1170 circa, il Catalogo dei Baroni del Regno di Napoli attesta che Pacentro è abitato da ben 48 famiglie.
Tra il 1270 e il 1464 Pacentro fu un feudo della famiglia Caldora, un'antica e nobile famiglia di cavalieri, originaria della Provenza nel sud-est della Francia. I Caldora erano imparentati con la famiglia francese reale degli Angioini e avevano seguito del Re Carlo I d'Angiò per prendere parte alla conquista del Regno delle Due Sicilie.
Il Castello di Cantelmo – Caldora che ancora oggi domina dall’alto il paese, venne ancora ingrandito con le sue torri quadrate, costruite nel 14° secolo e i suoi tre torrioni rotondi, aggiunti nel 15° secolo, circondati dal tipico fossato.
Quando cominciarono a riaccendersi le lotte fra gli Aragonesi e gli Angioini (spagnoli e francesi) per la successione al Regno di Napoli, Pacentro divenne uno dei perni della lotta Angioina contro gli Aragonesi, che erano invece sostenuti dalla vicina Sulmona.
Durante il periodo in cui governò Giacomo Caldora, Pacentro trovò il modo di svilupparsi e conobbe anche un periodo di relativo benessere. Ma la sconfitta degli Angioini nel 1464 travolse suo figlio Antonio Caldora che perse tutte le sue terre, incluso Pacentro.
Tra il 1483 e il 1612 il feudo di Pacentro divenne proprietà del ramo di Napoli della famiglia Orsini, una tra le più antiche e importanti famiglie nobili di Roma, d'Italia e d’Europa. Grazie all’avvento della dinastia spagnola Aragonese, i nuovi feudatari apportano delle modifiche sostanziali al Castello dei Caldora.
Tra il 1613 e il 1624 Pacentro fu feudo del Capitano Domenico Antonio De Sanctis che ricoprì cariche di altissimo rilievo nel panorama feudale locale ma si indebitò notevolmente. Nel 1626 Pacentro viene frazionato dai creditori e diventa proprietà della famiglia Colonna.
Nel 1644 la Regia Corte di Napoli vendette il feudo a Maffeo Barberini, al quale subentrano poi i marchesi Recupito di Raiano, che lo tennero sino all’abolizione del feudalesimo, voluta da Napoleone nel 1806.
Dopo l’unità d’Italia, nel 1861, a Pacentro si registrano molti episodi di brigantaggio ed iniziò la prima grande ondate di emigrazione che causò un forte spopolamento. Le successive si avranno agli inizi del secolo e poi tra gli anni ’40 e ’60.
Pacentro è famosissimo anche all’estero, soprattutto negli Stati Uniti. Infatti, non solo è il paese di origine di molti emigrati italiani in America, ma ha anche dato i natali ai nonni di Madonna.
Ogni anno, nella terza settimana di Agosto, per sei giorni Pacentro si trasforma nel borgo che fu durante il governo dei Principi Caldora. La Rievocazione storica dei Caldoreschi riporta tutto e tutti all’anno 1450, ricordando gli avvenimenti storici accaduti a Pacentro: combattimenti, investiture di cavalieri, duelli, roghi e sabba, ossia convegni di streghe. Particolarmente suggestivo il corteo storico che si snoda per le vie del centro allestito da scenari quattrocenteschi con decine di figuranti in costumi d’epoca.
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