

Pitigliano è uno dei borghi storici più affascinanti d’Italia, nel cuore della Maremma Toscana.
Arroccato sul crinale di un promontorio di tufo di suggestiva e selvaggia bellezza, il paese si affaccia sulle valli dei torrenti Lente, Meleta e Prochio.
Soprannominato “La Piccola Gerusalemme”, perché a partire dal XVI secolo ospitò una grande comunità ebraica tra le sue mura, il paese è uno dei centri più importanti delle Città del Tufo.
Secondo un’antica leggenda, l’origine del suo nome sarebbe dovuta a due giovani romani, Petilio e Celiano, che fuggivano da Roma dopo il furto della corona d’oro di Giove. Si rifugiarono nelle campagne e fondarono una prima comunità che prese il nome dalla fusione dei loro nomi, Petiliano, divenuta poi Pitigliano.
Oltre la leggenda, la rupe di Pitigliano ha una storia ancor più antica: infatti il territorio, come tutta la valle del fiume Fiora, era già frequentato sin dal Neolitico e poi nell’età del rame.
Ma è con l’arrivo degli Etruschi che inizia la storia vera e propria del paese. Gli Etruschi costruirono le famose Vie Cave, antichissime vie di comunicazione scavate a mano nella roccia di tufo che venivano utilizzate come via di comunicazione e di difesa per i primi villaggi. Ci sono rimaste le necropoli, chiamate le Città dei Morti, proprio a Via Cave.
Nel III a.C., gli Etruschi furono sconfitti dai Romani e anche a Pitigliano ci sono testimonianze della presenza romana, con fattorie e villaggi posti sulle strade principali, soprattutto nella piana di fronte alla rupe.
Dopo la caduta dell’Impero Romano tutto il territorio subì le dominazioni ostrogota e bizantina, e poi venne conquistato dai Longobardi, nel 569. La popolazione cercò rifugio sulle alture fortificate lasciando gli insediamenti romani a valle.
I Longobardi divisero il territorio in signorie e Pitigliano entrò nella Contea di Sovana, che affidarono a loro fedeli come i conti Aldobrandeschi, una nobile famiglia di origine longobarda. Gli Aldobrandeschi sono stati signori incontrastati della Maremma e del Monte Amiata per circa mezzo millennio.
Sempre in questo periodo sorsero le prime fondazioni monastiche che ripresero i commerci creando le basi per lo sviluppo dell'agricoltura, con la diffusione di vigneti, castagneti, oliveti, mulini e frantoi.
Nel 1061 Pitigliano viene nominata per la prima volta in una bolla di Papa Niccolò II ai canonici della Cattedrale di Sovana. In un altro documento del 1188, Pitigliano compare come castro, ossia un borgo fortificato. Ancora nel 1274, Pitigliano risulta sempre come uno dei maggiori fortilizi della contea degli Aldobrandeschi, nelle guerre contro il Comune di Orvieto.
Nel 1293 Anastasia, figlia della contessa Margherita Aldobrandeschi, sposò Romano Orsini portando in dote la contea di Sovana e la sede della contea fu trasferita proprio a Pitigliano. Gli Orsini governarono la Contea di Pitigliano per secoli, difendendola dai continui tentativi di sottomissione da parte di Siena e Orvieto prima, e della Firenze medicea poi.
Nel 1466, Pitigliano acquistò forza con l’avvento al potere di Niccolò III Orsini, capitano di ventura al servizio dei maggiori Stati italiani. Con lui il paese si arricchì di monumenti rinascimentali a cui lavorano artisti come Antonio da Sangallo, Baldassare Peruzzi e Anton Maria Lari.
Fu solo nel 1574 che Niccolò IV Orsini cedette la fortezza ai Medici e nel 1604 Pitigliano fu annessa al Granducato di Toscana, ceduta dal conte Gian Antonio Orsini per saldare i propri debiti. I Medici tuttavia si disinteressarono delle sorti della città, che cadde presto in declino.
In questo periodo, però, Pitigliano cominciò ad accogliere un gran numero di ebrei, che in quel borgo si sentivano al sicuro e nel 1643 i Medici sventarono un tentativo di occupazione da parte delle truppe pontificie.
Soltanto nel 1737, l’anno in cui il Granducato di Toscana passò alla famiglia dei Lorena, una nobile famiglia di origini francesi, Pitigliano conobbe una lenta ripresa economica e culturale.
Il periodo del dominio dei Lorena fu per tutta la Toscana, compresa Pitigliano, un periodo illuminato, a partire dal governo di Pietro Leopoldo, che riformò l'ordinamento giudiziario abolendo la pena di morte, innovazione non di poco conto per il periodo.
Un periodo che è durato fino all'ultimo Granduca Leopoldo II, che costruì una delle prime ferrovie, organizzò il catasto e fece la bonifica della Maremma.
A parte un’interruzione della sovranità dei Lorena durante la parentesi napoleonica, che durò fino al 1814, Leopoldo II regnò fino all'ingresso del territorio toscano nel nascente Stato Unitario Italiano.
È importante ricordare anche che grazie alla sua importanza, il Granducato di Toscana ospitò per cinque anni a Firenze la capitale del Regno, in attesa del trasferimento a Roma che avvenne nel 1870.
Pitigliano è famosa anche per la sua produzione di vini. Le vigne di questa zona fertilizzate dal tufo vulcanico e da un humus vecchio di millenni, producono uno dei più pregiati vini bianchi italiani: il Bianco di Pitigliano, fra i primi a fregiarsi della denominazione DOC.
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