

Il suo nome deriva proprio da una valle rotonda che si apre a suoi piedi e facendo escursioni nella natura di possono osservare Starne, Quaglie, Codirossoni, Calandri, Coturnici e in montagna Falconidi mentre si possono incontrare Cinghiali, Orsi, Lupi e Camosci soprattutto all’alba.
Tutta l’area era abitata sin dal periodo romano, e ne sono testimonianza alcune tombe e l’antico ponte romano dell’Arco della Annunziata che attraversava il fiume Rapido unendo il sud all’area di Cassino.
Il borgo si forma nel medioevo quando le popolazioni della valle cercarono rifugio in fortezze poste su alture per difendersi dalle invasioni dei Saraceni che venivano da Venafro.
Vallerotonda faceva parte dei castelli posti a protezione delle Terre di San Benedetto e tutta la storia di questo borgo è intrecciata a quella del monastero e viene citato per la prima volta nel diploma di Papa Vittore II dell’anno 1057.
La sua fortezza sembra sia stata rinforzata dall’Abate Gerardo (1111-1123) incaricato proprio di creare una rete di protezione attorno al Monastero.
La principale attività della popolazione è stata sempre la pastorizia e a un’agricoltura marginale che ancora oggi regala delle eccellenze. La piccola storia di Vallerotonda si può ricavare dai resoconti delle visite pastorali degli abati sul territorio.
Vallerotonda gravita sempre all’interno dei Regni di Napoli e del sud e nel 1349 il borgo venne raso al suolo da un terribile terremoto che distrusse anche parte del Molise e dell’Abruzzo.
Nel 1436, tutta questa zona del Lazio Meridionale fu il campo di battaglia fra Angioini e Aragonesi (Francesi e Spagnoli) per la conquista del Regno di Napoli.
Nel 1656 la popolazione di Vallerotonda fu poi decimata da una terribile pestilenza.
Negli ultimi due secoli ha subito ancora saccheggi e devastazioni: nel 1799 da parte delle truppe francesi e nel 1915 è stata danneggiata dal grande terremoto della Marsica.
La frazione Cardito di Vallerotonda è stata il rifugio del brigante Domenico Coja detto Centrillo, la cui storia inizia nell’esercito borbonico e continua nella rivolta filoborbonica e antiunitaria. Il fenomeno del brigantaggio è stato molto sentito dalla popolazione locale ed anche per questo ha avuto una durata maggiore rispetto al resto d’Italia.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, Vallerotonda si trova lungo la linea Gustav di difesa dei tedeschi e la vicinanza con l’Abbazia portò alla distruzione quasi completa del borgo durante i terribili bombardamenti.
Nei boschi si combatterono le truppe tedesche e marocchine e nel bosco di Collelungo si può trovare una suggestiva scultura dell’artista Mastroianni in ricordo di un eccidio della popolazione del 1943.
La distruzione del paese ha poi portato ad una forte emigrazione degli abitanti dopo la guerra.
Vallerotanda era noto per la costruzione di zampogne e pifferi.
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