Alvar Aalto opere | Sulle tracce di Alvar Aalto. Parte 2

Alvar Aalto opere | Sulle tracce di Alvar Aalto. Parte 2

"Finlandia, terra radicata alla sua storia, alle sue fiabe".

Iittala è un piccolo villaggio verso Nuunajärvi dove, sulla collina, si trova la più vecchia fabbrica di vetro finlandese. I vetri, forme leggendarie. Il vaso Savoy creato per Ittala, dopo il concorso vinto nel 1936. La critica attribuisce l’ispirazione di questa collezione al paesaggio finlandese e ai suoi laghi.

Qui Aalto stabilisce di non decidere quale uso fare dei vasi, e lascia alle persone di utilizzarli come meglio crede. Forme fluide, organiche, realizzate con tre strati di vetro soffiati a mano. Vetro che è neve sciolta, acqua che scorre, aria che si fa densa, luce che opera, velo che traspare. Vetro che è Finlandia, paesaggio, lago, betulle, legni, cortecce: il tutto, dentro.

Sento che questi vasi all’arrivo del primo accenno di calore si scioglieranno e diventeranno vento sui laghi per poi riaddensarsi alla fine della breve estate. Finlandia, della gente riservata ma che sa accogliere.

Il viaggio mi porta ora nel sud-est del Paese, vicino a Turku. Qui c’è il sanatorio di Paimio, progettato da Aalto e dalla prima moglie Aino nel 1926. “Lo scopo primario dell’edificio è di funzionare come uno strumento medico…”.

Il disegno delle stanze è definito in base alle capacità limitate del paziente, sdraiato a letto. Il colore del soffitto dà tranquillità, le fonti di luce al di fuori del campo visivo dell’ammalato. Egli stesso era stato ricoverato e questo gli serve a accentuare il punto di vista del paziente. Le finestre a nastro sono nate qui. Quasi 90 anni fa.

La Poltrona 41 Paimio, destinata al sanatorio rammenta la famosa Vassily di Marcel Breuer. Qui il legno sostituisce i tubolari in ferro. Il legno viene curvato, e questa è la maggiore qualità che Aalto vuole sottolineare. Perché le curve, sotto sotto, sono più “accettate” degli angoli retti. Il razionalismo ha eliminato i cuscini, c’è una piegatura anatomica che è costruita in compensato di betulla, l’albero più presente nelle foreste locali. Lamine piegate che sostengono il peso con la loro flessibilità e elasticità.

La “Poltrona 46”, successiva, con l’ardito sbalzo strutturale, riesce a alleggerire la forma totale. Aalto, con la sua invenzione, non piega più il legno con il vapore che causava forti tensioni nel materiale. Il legno viene tagliato longitudinalmente lungo la lunghezza della curvatura e perpendicolarmente al suo piano, in modo che gli strati scivolino uno sull’altro durante la piegatura per essere poi fissati con colla.

Finlandia, un popolo che sembra di ghiaccio ma che invece sa amare con passione.
Inseguendo il chiarore dell’acqua dei laghi, arrivo a Imatra nel pomeriggio, con alcuni bagliori di luce, gli ultimi. La chiesa delle

Tre Croci è sprofondata nella neve. Dentro, soffitto e pareti sono un tutt’uno. Pareti disgregate, spazio che si evolve attraverso nicchie, obliquità, curve, materia plasmata, sembra con le mani, luce che scende sulle forme aggraziate, pulite, dove ogni angolo è arrotondato, dove le ombre indicano un cambio di superficie. E per terra, legno.

Da noi sarebbe impossibile camminare sul legno, in una chiesa. Noi, spesso poco attenti al senso delle cose, non viviamo il legno nella sua intensità, nel suo essere Natura, cioè Verità. Aalto qui sembra impastare la foresta con i muri, per creare superfici ondulate che sanno di leggerezza, sulle quali la luce gioca, illumina. Due finestre trapezoidali illuminano l’invaso celebrativo, un altro foro nel tetto diffonde luminosità nello stesso spazio. Luce che ammorbidisce e pulisce l’animo.

Seguendo la neve, raggiungo Järvenpää. Siamo a 70 km a nord di Helsinki, ovviamente in mezzo a un bosco. La villa si scorge a malapena, tanto è l’integrazione con l’ambiente. Gli alberi e il giardino sono disturbati il meno possibile. Qui, nel 1966, Aalto progetta e costruisce questa casa per il più grande musicista finlandese contemporaneo, Kokkonen.

Ora è un museo. Liturgicamente mi tolgo le scarpe e entro, cammino su parte del pavimento che è in travertino e che porta al camino, nel soggiorno. Qui si abitava e si lavorava, le pareti sono rivestite in lino e in parte con boiserie in legno. Mi stupiscono alcuni modesti particolari, come i profili che chiudono i pannelli di legno sulle pareti, oppure le cornici dei serramenti. Il tutto mi sembra “normale”, ma io provo un piacevole senso di benessere psicofisico.

Per mesi ho continuato a chiedermi il perché di quell’insolita serenità che poi altro non era che partecipazione. Penso fosse dovuto alla sua capacità di assemblare, di unire tutti gli elementi, forme, materiali, colori, dettagli, anche i più semplici e i più diversi, in un’unica dimensione che significa relazioni, condivisione, ossia armonia.

Il mio viaggio finisce. Finlandia che sa di legno, di betulle, di laghi, di acqua, di buio, di luce. E Alvar Aalto, artista della Sostenibilità autentica. Che non si può non amare.

Minus 35° degrees. Fa proprio freddo.


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