Nel pieno centro storico di Alatri l’antico chiostro della chiesa di San Francesco del XIII secolo riserva la sorpresa unica del Cristo nel Labirinto.
Nei secoli il chiostro ha ospitato anche un carcere e un tribunale e solo durante il restauro del 1996 è stata fatta la scoperta di un affresco di un misterioso labirinto, al cui centro si trova una rappresentazione del Cristo, e diversi altri simboli dietro ad una intercapedine. Nessuno aveva mai parlato di questa opera
Il grande labirinto unicursale (dove esiste una sola entrata e una sola uscita al centro e per raggiungerla c'è un’unica strada) ha una dimensione di circa 140 cm ed è composto da dodici cerchi concentrici neri e bianchi. I cerchi neri rappresentano le muraglie che delimitano i corridoi e sono undici più il cerchio centrale, quello dove si trova il Cristo.
Il Cristo ha una aureola e regge un libro con la mano sinistra (posto quasi in corrispondenza con del cuore) mentre la mano destra, le cui dita sono piegate nel segno della benedizione, indica l’ingresso (o uscita) del labirinto.
La parete affrescata con il “Cristo nel Labirinto” guarda a sud. Quindi l'entrata del labirinto di Alatri si trova ad ovest (alla sinistra di chi l'osserva) e l'uscita è rivolta ad est. In pratica è orientato come la stragrande maggioranza delle chiese e delle cattedrali cristiane.
Si entra provenendo da dove tramonta il sole, dalle tenebre, e ci si avvia nella direzione in cui sorge, verso la Luce.
La grandezza dell'opera ed il fatto che sia posta in alto, lascerebbero intendere che sia stata realizzata per essere vista anche da una certa distanza. Forse decorava una vasta aula di culto o, più probabilmente la Sala Capitolare del cenobio precedente l’attuale struttura.
Non si sa quasi nulla di questa opera d’arte. Ricerche archivistiche hanno confermato che nessuno ne aveva mai parlato nella secolare storia di Alatri , sino al suo casuale rinvenimento negli anni ’90.
Il maggior esperto del “Cristo nel labirinto” di Alatri è Giancarlo Pavat, studioso di labirinti accreditato a livello europeo e nel 2007 lo ha descritto nel suo libro “Valcento. Gli ordini monastico-cavallereschi nel Lazio meridionale” e nel 2009 Pavat si rese conto che era identico a quello che decora il pavimento della navata della cattedrale di Chartres, la “Cattedrale del Mistero” per antonomasia, in Francia.
Ovviamente si parla di identicità del percorso, non della forma e questo labirinti vengono definiti proprio “Chartres-type”, “Modello Chartres” e ne sono stati catalogati 29*. Il labirinto di Chartres dovrebbe risalire alla prima metà del XIII secolo, mentre esemplari “Chartres-type” compaiono su manoscritti e codici miniati già a partire dal X secolo.
L’affresco del labirinto di Alatri è unico al mondo per la figura del “Cristo storico” al centro, un tipo di rappresentazione non attestata prima del IV secolo dC. Non si conoscono gli autori ma lo studio delle altre decorazioni (“Fiori della Vita”, “Triplici circonferenze”, “Spirali”, “Stelle” ecc.) tende ad attribuirlo all’Ordine dei “Pauperes Commilitiones Christi Templique Salomonici”, meglio noti come Cavalieri Templari.
I templari erano ben presenti ad Alatri tra il XII ed il XIV secolo e sono state individuati numerosi simboli come alcune “Croci Patenti” affrescate in diverse chiese medievali di Alatri. Come quella di colore rosso e inscritta in una circonferenza affrescata sula controfacciata della chiesa di San Francesco, vicina al chiostro con il Labirinto, oppure quella sempre di colore rosso visibile nella chiesa di San Silvestro, dipinta sulla barba di un misterioso e ieratico personaggio aureolato. Inoltre presso la Porta di San Sebastiano, sorgeva un ospizio per i pellegrini che la tradizione locale identifica come un “Hospitales” dell’Ordine.
Ma è pur vero che anche altri ordini monastici come Cistercensi e Francescani utilizzavano questi simboli.
Labirinti "unicursali"
I labirinti unicursali sono quelli dove esiste una sola entrata e una sola uscita al centro e per raggiungerla c'è un’unica strada e il loro scopo non è districarsi tra vari incroci bensì di far percorrere una volta soltanto tutti i vari meandri.
Voluta dopo voluta, il tracciato si avvicina e si allontana dal centro. Ritmicamente, quasi si trattasse davvero di una danza, il sinuoso, armonico percorso conduce il viandante che vi entra, lungo un sentiero che potrebbe rappresentare l’allegoria del cammino della vita di tutti i giorni, ma pure dell’ardua e complessa ricerca della Verità con la lettera iniziale maiuscola.
In questo labirinto non c’è il timore di sbagliare strada, di confondersi, chi lo affronta ha solo due possibilità: seguire i suoi meandri sino alla fine, fiducioso che giungerà al centro (dove, in questo caso, lo attende Cristo in persona) oppure fare dietrofront.
Tornare indietro rinunciando deliberatamente a raggiungere il centro: “Vuol dire scegliere il Male. Senza nemmeno l’alibi del dubbio su quale via prendere, che esiste nel labirinto “multicursale”, si sceglie quindi la Perdizione, si rifiuta la Salvezza indicataci dallo stesso Salvatore.
L’abbandonarsi fiduciosi al percorso del labirinto “unicursale” testimonia una professione di Fede, basata sul totale e sereno abbandono ad una Volontà Superiore. Certi, non soltanto della Sua infallibilità, ma pure della Sua infinita bontà e misericordia nel prendersi cura delle proprie creature. Convinzioni granitiche, tipiche proprio dei membri degli Ordini Monastici Regolari e di quelli Ospitalieri e Cavallereschi.
L’opera d’arte del chiostro di San Francesco ci parla di un Cristianesimo peculiarmente medievale, basato su determinate simbologie che vennero ritenute non più opportune con la controriforma.
L’affresco e il labirinto non furono distrutti probabilmente perché al centro c’era Cristo stesso, ma, comunque, vennero prudentemente coperti dall’intonaco e, per stare tranquilli, vi eressero un muro davanti.
Il messaggio dell’affresco alatrense del “Cristo nel Labirinto” è un messaggio di speranza che trascende il valore puramente artistico e i contenuti dottrinali cattolici dell'opera.
L'affresco ci fa comprendere che per quanto lunga, tortuosa, difficile, sia la strada della Vita, alla fine troveremo sempre chi ci allungherà la mano per aiutarci, per indicarci il cammino, mostrarci la meta.
* I 29 esemplari antichi di “Chartres-type” sono tutti in Europa, ma di alcuni si ha solo la documentazione grafica e letteraria, essendo andati distrutti. 10 si trovano o si trovavano in Italia (Pavia, Piacenza, Aulla, Pontremoli, Lucca, Volterra, Roma, Alatri e Tossicia), 13 in Francia (Chartres, Sens, Bayeux, Poitiers, Auxerre, Amiens, St, Quentin, Arras, Genainville, Sélestat, Mirapoix, Tolosa, 1 nell’Eire (Rathmore nella contea di Meath), 2 in Gran Bretagna (Bristol, Alkborough), 2 in Russia (Fiume Ponoi nella Penisola di Kola e isola Grande Zaiatsky nel Mar Bianco) e 1 in Svezia (Grinstad).
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