Il Segreto dei “Monasteri Formicai”

Il Segreto dei “Monasteri Formicai”

Il Medioevo è un tempo assediato. Per questo i monasteri sono cittadelle fortificate e crescono a dismisura riempiendosi di religiosi e di gente comune, diventando ricchi di manovalanza, di terre e di tesori come veri e propri feudi.

In un’epoca di invasioni, violenze, guerre e saccheggi, le chiese si trasformano in un imprescindibile punto di riferimento.

E ancora di più accade ai monasteri i quali, nati per esigenze di isolamento e preghiera, via via diventano altro poiché la disperata esigenza di salvezza, anche fisica, porta gli uomini e le donne del tempo romanico a sceglierli come proprio rifugio.

Non si spiega altrimenti il sorgere e il diffondersi dei monasteri nelle campagne, e anche dentro le stesse città.

E non si spiega altrimenti come interi territori (terre e attività e persone) si siano affidati da subito alla protezione di un monastero, fin dal suo sorgere.

Nato per accompagnare i più consapevoli tra gli uomini, come un’oasi in cui prepararsi al grande passaggio del giudizio divino, il monastero diventa presto una garanzia per molti poiché l’esigenza di protezione e di salvezza è drammaticamente inscritta nel cuore degli uomini del tempo.

E’ così che ogni monastero si trasforma in un potentissimo attrattore e accoglie persone, coagula possedimenti e terre, diventa cittadella in cui una comunità vastissima si rifugia e trova risposte cedendo, in cambio, ampie fette di sovranità, peraltro da tempo ormai vacante.

Sopra Burgusio, in Val Venosta, il Monastero Bianco di Monte Maria è un grande agglomerato abitato, forte e compatto, il cui nucleo originario risale al XII secolo.

Dimostra l’aggregarsi di un popolo intero intorno ad un insediamento primitivo.

Un aggregarsi che cominciò subito, in pieno medioevo per arrivare infine alla forma compiuta in cui si presenta oggi come un monastero chiuso, protetto saldo.

Castello, quasi, prima ancora che un luogo di preghiere e di culto, ma le due funzioni stanno insieme, perché nel medioevo romanico difesa e preghiera servivano la stessa disperata ricerca di salvezza.

L’abbazia di Monte Maria (insieme a tante altre cittadelle monastiche medievali, dalla Sacra di San Michele fino ai villaggi monastici fortificati d’Irlanda) dimostra che quella romanica è davvero una società “dei monasteri” che, come scrive Duby, sono i luoghi in cui le istanze di un popolo si trasformano in fede e in arte:

“Le funzioni fondamentali assolte dalla comunità monastiche in questo periodo della storia cristiana spiegano come mai lo spirito di riforma si sia sviluppato inizialmente nelle abbazie. Rimanendo la Chiesa secolare prigioniera del mondo laico fino al principio del XII secolo, gli abati prevalsero sui vescovi, e dovunque trionfarono i monaci, che vivevano più santamente e rendevano a Dio servizi di qualità molto migliore. Prima del 1130 i maggiori centri della cultura occidentale, i grandi crogiuoli della nuova arte sono dunque i monasteri, e non le cattedrali” (L’arte e la società medievale).

E’ proprio per la sua capacità di rispondere all’ansia di protezione dei più, e di proporsi come una istituzione sociale, che il monastero altomedievale può moltiplicare se stesso in pochi decenni e può crescere in modo esponenziale.

Testimonianza di questa incredibile vitalità è la sua chiesa che verrà costruite e ricostruite più volte (si pensi a quanto accadde a Cluny) con un ritmo impressionante, giustificato solo dalla necessità di adeguarsi progressivamente ad una realtà sociale che cresce con la stessa impressionante progressione.

Monastero di Monte Maria

Il monastero di Monte Maria è una fondazione monastica risalente al XII secolo. Il luogo, antico insediamento dedicato a Maria, fu scelto dai nobili di Tarasp che vi edificarono quella che sarebbe diventata la più alta tra le abbazie benedettine.

Restano, del tempo, mirabili, gli angeli e il Pantocratore sulle volte della cripta, dai colori intensissimi e dai richiami orientali.

Gli affreschi si sono conservati in modo mirabile anche grazie all’oblio in cui era caduta questa parte del monastero: consacrata nell’anno 1156 la cripta era stata murata in epoca successiva ed è stata restituita solo nel 1980.


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