I vini di Rieti, le sorprese della provincia meno vinicola del Lazio

I vini di Rieti, le sorprese della provincia meno vinicola del Lazio

Il vino dei Castelli Romani lo conoscono in molti, anche quello del Piglio (e siamo in provincia di Frosinone), la Tuscia con il suo Grechetto non è da meno così come la provincia di Latina con il Moscato di Terracina e il Bellone.

[caption id="attachment_112465" align="center-block" width="800"] Photo courtesy "Cantina Le Macchie"[/caption]

Ma Rieti e la Sabina?

Rieti è una delle città medioevali più belle e vive d’Italia con la sua cinta muraria e l’aperitivo in piazza, con il limpido fiume Velino dove in estate si gareggia con la tinozza. Si può andare alla scoperta dell’antica via Salaria nella Rieti Sotterranea o dove si sfida la resistenza delle papille gustative a Rieti Piccante, la festa dedicata al Peperoncino.

Tutta la Sabina è una terra ricca di storia e di leggende, tra cui quella del famoso Ratto delle Sabine secondo la quale i romani rapirono le donne dei Sabini per poter dare inizio alla stirpe della grande Roma. Una Valle Santa percorsa da San Francesco che vi ha predicato per anni e fatto realizzare alcuni dei più suggestivi monasteri d’Italia.

Posta in una conca sotto le montagne dell’Appennino con il vicino maestoso Monte Terminillo, Rieti sembra essere la provincia meno vinicola del Lazio, e per numeri in effetti lo è, anche a causa di condizioni climatiche obiettivamente più difficili per la coltivazione della vite. Inverni freddi, spesso freddissimi, e poche colline adatte alla crescita di uva in modo continuativo, anche se il cambiamento climatico sta modificando un po’ le cose.

Su Discoverplaces abbiamo parlato della vicina Leonessa grazie a Ivo Pulcini, Direttore Sanitario della S.S. Lazio, e da lì siamo partiti alla scoperta del vino di questa zona.

Perché i posti dove si fa vino, e anche buon vino, ci sono anche qui. Come racconta l’esperienza della cantina Le Macchie di Castelfranco di Rieti, a due passi dalla città.

Qui si estendono vigneti ben curati, siamo tra la conca Reatina e il Monte Terminillo, ad un’altitudine notevole tra i 610 e 650 metri sul livello del mare. Il terreno è molto interessante e ricco di minerali, qualcosa di molto importante per chi decide di fare vino. Una base di partenza capace di dare spesso una identità precisa a tutta la produzione di una cantina, come in parte accade per Le Macchie. 

[caption id="attachment_112474" align="center-block" width="750"] Photo courtesy "Cantina Le Macchie"[/caption]

Ma a rendere davvero uniche le etichette di questa azienda è la scelta dei vitigni, ampia e con qualche chicca davvero unica. 

Viste le temperature, viste le montagne vicino, visti i terreni (e forse anche i gusti dei proprietari) a Le Macchie producono uve bianche uniche per il Lazio e per tutto il centro-sud Italia: Riesling e Gewurztraminer.

Vitigni del freddo, che trovano qui un areale decisamente adatto, e nel bicchiere il risultato è davvero piacevole. A questi si affiancano i vitigni classici della regione, dal Cesanese alla Malvasia Puntinata, per diverse linee e nomi che si fanno apprezzare e ricordare. 

Sono da degustare Il Bandolo della Matassa, vino rosato da Sangiovese e Montepulciano, Scarpe Tose da Gewurztraminer, L’Ultimo Baluardo da Cesanese e il vino passito da meditazione “Se Bo Be Bi”, una Malvasia del Lazio IGT. 

Tecnologia innovativa e tanta fatica in vigna, idee nuove per un territorio che si affaccia sul mondo del vino con un grande carattere e una capacità di accoglienza che da queste parti è sempre stata un valore in più.

Basta andare sul sito www.cantinalemacchie.it per prenotare la propria visita guidata dell’azienda con relativa degustazione. L’enoturismo è di casa qui e appena potremo uscire di nuovo alla ricerca della bellezza del nostro Paese potremo sperimentarlo di persona!

Foto di proprietà della Cantina Le Macchie

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