Per capire le vigne devi venire a vedere il mare, da Sciacca a Menfi con le Cantine Barbera

Per capire le vigne devi venire a vedere il mare, da Sciacca a Menfi con le Cantine Barbera

Leggendo il racconto, allo stesso tempo nostalgico e triste, di una Sciacca che forse non c’è più (vedi il post di Angela Di Michele) mi è venuta in mente Marilena Barbera, la sua forza e le sue vigne che affacciano sul mare.

Uno dei miei viaggi in Sicilia mi portò anche in quella zona. Arrivai a Sciacca ma non conoscevo ancora Marilena e quindi il mio modo di capire le sue vigne passa più per i ricordi, e per le sue parole, che non per un’esperienza diretta.
Esperienza che però ho fatto con i suoi vini…
Ma andiamo per gradi, da Sciacca basta risalire per qualche chilometro in direzione nord-ovest per arrivare a Menfi, casa e anima delle Cantine Barbera. È qui che Marilena dà vita al suo sogno, raccontandolo così:

“Tornata in Sicilia dopo anni trascorsi in un altrove che non mi apparteneva, ho trovato la vigna e il sogno di mio padre. Ho preso questo sogno e ho scoperto che era anche il mio”.


Una scoperta che passa appunto da paesaggi dove la natura è ancora padrona, un vantaggio non da poco pensando ad altre zone della costa siciliana e non solo. Questa è una terra fertile che si affaccia sul mare, Marilena la racconta così:

“Vigne di mare, che assorbono il sale dall’aria e dal terreno trasformandolo in vibrante sapidità. Vigne che godono di inverni miti e ventilati e di estati calde e asciutte, dalle importanti escursioni termiche tra giorno e notte. Acini d’uva dolcissimi e salini, che profumano del sole di Sicilia e della fresca brezza mediterranea”.


Una storia di famiglia raccontata anche dai vitigni che danno vita ai vini di Cantine Barbera, dall’Inzolia piantata negli anni venti dal nonno di Marilena a quelli, moderni, scelti dal padre: Chardonnay, Merlot, Petit Verdot e Cabernet Sauvignon.
Infine quelli scelti da lei: Grillo, Catarratto, Perricone, Catanese, Alicante, Nero d’Avola, Frappato.
Agricoltura biologica e pratiche antiche, fermentazioni spontanee ed enologia poco invasiva, etichette che spiccano per fantasia e operosità (come quelle compilate singolarmente a mano!), grande voglia e capacità di comunicare.
Marilena è stata spesso nominata come uno dei “personaggi del vino” più noti in Italia e all’estero per la sua capacità di usare le nuove tecnologie, dal blog ai social, popolandole di contenuti interessanti, specifici, ben formulati. Il sito web di Cantine Barbera ne è un esempio pratico.
[caption id="attachment_116439" align="center-block" width="900"] Foto della Cantina Barbera[/caption]
Pensare quindi a questa porzione della costa siciliana – se dico “fortunatamente” dimenticata anche dall’eccesso di turismo sto esagerando? – non mi induce alla tristezza bensì mi spinge a pensare all’allegria e alla forza di una donna e dei suoi vini.
A parte gli incontri alle fiere come Vinitaly e similari, sperando al più presto di andare a vederle queste vigne sul mare, ho fatto esperienza diretta del lavoro di Marilena attraverso i suoi vini.
Bottiglie acquistate – tenendo fede alla sua capacità di interpretare la modernità mantenendo vivi i valori – tramite un sistema di vendita che unisce tecnologia e gruppi d’acquisto.
Vini buoni, freschi, capaci di far immaginare un territorio oltre che un vitigno e una produttrice. Tra i vari assaggi racconto solo quello di Ammàno, che non ha annata ma numeri (siamo arrivati al #4 se non sbaglio, ma io in cantina ho il #3 e non credo lo aprirò a breve) su bellissime etichette scritte a mano.

Arriva da uve Zibibbo fermentate in acciaio e facendo macerare le bucce per 7 giorni nel mosto, poi affinamento e malolattica in tonneaux (contenitore in legno da 500 litri). Per Marilena è

“solo un piccolo omaggio a chi, prima di me, ha compreso quanto straordinario fosse lo Zibibbo, e quanto meraviglioso il vino che ci regala. Vignaioli che per 20 secoli hanno fatto il lavoro senza pompe, senza filtri, senza elettricità. A loro la mia gratitudine per avermi mostrato la strada”.


Per me, il primo assaggio è stato una specie di “pugno sul naso”, i profumi mi hanno colpito così nettamente da riportarmi a quando ero bambino, perché erano gli stessi che sentivo nella cantina di papà in vendemmia.
Sembra di ritrovare in bottiglia una sensazione, quella di sporcarsi le mani di mosto, di solito breve ed estemporanea.
L’ho definita la mia personalissima “madeleine”, che conservo come detto gelosamente nella speranza di bere anche “Altrimenti”, il vino che Marilena tiene per sé e per pochi fortunatissimi.
Un esempio di “perpetuo” tradizionale che, chissà, un giorno magari assaggerò e vi racconterò…


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