È un piatto che a prima vista non invoglia per il suo colore e la consistenza, ma una volta assaggiato non si può più dimenticare il suo sapore delicato e intenso che non delude.
La pasta con il nero di seppia, o come si dice dalle mie parti “Cu u niuru di siccia”, è entrata in punta di piedi nel menù di tanti chef ed ora ha un posto d’onore tra gli ingredienti gourmet della tradizione marinara siciliana.
Un piatto dal profumo sincero e dal gusto profondo di mare che a molti può anche non piacere, ma che almeno una volta si deve gustare per potersi ricredere. Io lo lego al mio paese Sciacca, il più bello della Sicilia (Leggi anche).
La pasta “cu u niuru di siccia” ha origini molto povere, seppur oggi è in competizione con un altro piatto molto ricercato quale la pasta con i ricci. L’inchiostro secreto dalle seppie un tempo veniva usato da marinai e pescatori esclusivamente come unico condimento a disposizione per le seppie.
Ma con il tempo qualcuno ha pensato bene di farne anche un prelibato sughetto per gli spaghetti o le linguine, formati di pasta che bene si amalgamano alla consistenza vellutata e appiccicosa. Specie nelle labbra che si imbrattano di scuro così come i denti.
Questo fatto talvolta lascia un po' pensierosi prima di scegliere questo piatto dal menù, specie quando si è fuori casa e si hanno contatti con altra gente Solo il cameriere che vi ha servito può comprende il vostro sorriso poco invitante.
E credetemi sono io la prova vivente di questo fatto!
Tante volte avrei voluto ordinare la ‘pasta cu u niuru’, ma mi chiedevo come potessi fare a rendermi visivamente presentabile dopo. E quindi spesso propendevo per altro.
Il piacere di gustare questa pasta, ma anche di poter tingere le mie labbra e tutta la mia bocca di nero, a volte me lo tolgo fra i fornelli di casa mia, soddisfacendo anche la golosità di mio marito che sotto questo aspetto è una buona forchetta.
Ma al nero di seppia mi lega anche una storia che mi riporta bambina.
In tenera età non ero molto propensa a mangiare il pesce, specie quelli del tipo molliccio che mi facevano come si suol dire un po' senso… (questo succede anche ai ragazzini e adolescenti di oggi).
Mio padre, a cui piaceva cucinare, per invogliarmi a mangiare questa pasta che rappresentava e rappresenta per molti un piatto unico, mi diceva “Si ti manci sta pasta ti tinci u mussu” (se mangi questa pasta ti tingi le labbra).
Io ragazza che ho avuto un padre che ha indossato per anni la divisa e che a molte mie richieste rispondeva con un “No” perentorio, diciamo che mi veniva difficile poter credere che potessi mettere il rossetto solo se mangiavo la pasta.
Rimanevo molto stupita e mi chiedevo se mio padre dicesse la verità o fosse solo un modo per farmi mangiare la pasta, o per prendermi in giro.
- Ma Papà veru mi fai tinciri u mussu?! (Papà davvero posso mettere il rossetto)
- Un solo ti metti u russettu ma un si leva chiu’! (non solo ti metti il rossetto ma ti si toglierà più).
E così mio padre riusciva nel suo intento di farmi mangiare la sua pasta con quel pesce viscido mentre a me sembrava di mettermi il rossetto come le donne adulte.
Questa è la mia esperienza col nero di seppia.
Ricetta della pasta con il nero di seppia
Ingredienti:
- Pasta
- Pomodorini (o meglio un po' di concentrato di pomodoro)
- Aglio
- Prezzemolo
- Sacche di nero
Per la sua preparazione, la ricetta è molto semplice. Si parte sempre da un soffritto di aglio, i pomodorini (o meglio un po' di concentrato di pomodoro), il prezzemolo e le famose sacche di nero.
Allungare con un bicchiere di vino bianco e al bisogno con un po' di acqua di cottura della pasta.
Una volta pronta la pasta, la si riversa nel tegame del sughetto e si amalgama il tutto.
Guarnire con un ciuffetto di prezzemolo, ed il nero è servito!!!!
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