L’ultima volta che io e Gavin siamo stati in India abbiamo visitato il Taj Mahal, un posto che tutti dovrebbero vedere una volta nella loro vita. Il nostro hotel era proprio di fronte a questo “monumento all’amore eterno” e la grande piscina quasi rifletteva il suo chiarore durante la notte di luna piena.
Sento ancora il piacere di nuotare nella piscina sulla mia pelle.
Ma se torno indietro con i ricordi a quei giorni, la mia attenzione va subito sul caos del traffico indiano. Il Taj Mahal è in Agra nella regione dell’Uttar Pradesh, nel nord dell’India, che non è esattamente la regione più sviluppata dell’India. La strada verso Agra è larga e originariamente era una autostrada a quattro corsie con un piccolo elemento di separazione in blocchi di cemento fra le due direzioni di marcia.
La verità è che la pressione umana sul bordo della strada ha trasformato questa autostrada in una strada locale e le due originali direzioni di marcia si sono perse fra le abitudini locali. Le persone semplicemente percorrono la strada in funzione delle loro necessità. In alcune parti la strada è sterrata e piccole tende sono state posizionate sul suo bordo.
Eravamo su un taxi ed era rasserenata dal fatto di non dover gestire la guida in quella situazione. Sono Italiana e fino ad allora ero stata molto orgogliosa di esser capace di guidare a Napoli e Palermo, che sono conosciute per avere più regole ‘locali’ che ‘internazionali’ e i cui guidatori sono molto veloci così che si ha poco tempo per prendere decisioni.
Ma quello che ho trovato ad Agra non aveva confronti con l’Italia – anche se la situazione a New Delhi e in altre grandi città è leggermente differente.
Eravamo in una macchina ma vivevamo una esperienza umana del passato quando le persone non erano a conoscenza della tecnologia e la utilizzavano semplicemente per soddisfare i loro bisogni presenti e secondo la loro intuizione.
Provavo un insolito sentimento di libertà connesso alla consapevolezza the l’altro faccia della libertà è la mancanza di una “zona confort” creata dalle regole
Alcuni giorni dopo eravamo a Hyderabad per alcuni incontri di lavoro e ci siamo trovati spesso incastrati nel traffico locale. Le altre macchine erano così vicine al nostro taxi che potevo sentire il calore dei loro motori, e non solo dell’ambiente. La competizione per guadagnare qualche centimetro era sempre molto forte e molte macchine avevano la carrozzeria ammaccata.
La macchina continuamente si fermava eppoi avanzava di pochi centimetri. Uno dei tassisti che poteva sentire la nostra preoccupazione si è girato gentilmente verso di noi e ci ha rassicurati con queste parole:
Il segreto di muoversi nel traffico Indiano è molto semplice, solo tre cose: Buoni Freni, Buon Clacson e … Buona Fortuna!
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