
Pochi frutti hanno la capacità di dividere le persone come i cachi: o si odiano o si amano. Io personalmente li amo.
Ma da dove viene questo sentimento?
Cominciamo a parlare dei cachi classici, quelli dolcissimi che sono quasi gelatinosi/liquidi all’interno quando sono maturi e si mangiano con la forchetta o con il cucchiaio. Mangiare un frutto con coltello e forchetta significa sedersi a tavola e per questo non si trovano nelle bancarelle per turisti nei centri delle città. Non tutti hanno poi la manualità di mangiarli con le posate.
Se poi li mangiamo quando non sono ancora arrivati a maturazione, possono ‘allappare’ ed essere fastidiosi. Tutti quelli che hanno provato questa fastidiosa sensazione, dovuta ai tannini e quindi simile a quella dei vini non pronti, non vogliono più assaggiare questi frutti.
Per ovviare a questi problemi sono nate le varietà cachi vanigliati o cachi-mela, più dolci e con meno tannini e che quindi hanno la possibilità di essere mangiati a morsi proprio come una mela. Ma attenzione alla loro dolcezza, l’alta concentrazione di glucosio e destrosio può essere un problema per i diabetici.
Novembre è il mese in cui cadono le foglie e gli alberi di cachi sembrano quasi annunciare il Natale con le loro ‘palle’ di un colore arancione intenso. Ma scopriamo qualcosa di più su questi frutti.
I cachi sono uno dei frutti più antichi e vengono dall’oriente, dalla Cina e dal Giappone, ed infatti erano chiamati ‘mela d’oriente’ oppure ‘loto del Giappone’. Sono arrivati in Italia a fine Ottocento (lo sappiamo da una lettera di Giuseppe Verdi) e il loro nome botanico viene dal Greco e vuol dire ‘grano di Zeus’.
Sono coltivati nei paesi caldi e non sono molto conosciuti in Nord Europa dove sono considerati esotici. Ma nonostante queste predilezioni le piante sono molto longevi e resistenti tanto che sono sopravvissute alla bomba atomica a Nagasaki.

Ma torniamo alla storia di questo frutto, in Cina era chiamato anche "albero delle sette virtù"perchè 1) è molto longevo; 2) garantisce l’ombra grazie alle imponenti dimensioni della sua chioma; 3) è immune da parassiti; 4) offre un’ottima legna da ardere; 5) i suoi rami sono il luogo ideale per gli uccelli per la costruzione del nido; 6) le sue foglie sono decorative ed infine 7) le foglie cadute divengono un ottimo concime.
Tra le sostanze nutritive dobbiamo annoverare il potassio, il fosforo, il magnesio, carotenoidi mentre tra le proprietà diuretiche ed energizzanti e un grande potere antiossidante.
Come mangiare i cachi?
Per me il piacere assoluto è mangiarli da soli, ma diversi ristoranti lo propongono al forno con condimento salato o in budino con il cacao.
Nella mia vita ho piantato molti alberi di cachi per essere sicura di averne sempre a disposizione e qui a Donna Vittori (www.donnavittori.com ) abbiamo provato a farlo in un modo originale che ha incontrato il piacere di tutti quelli che li hanno assaggiati.
Li prendiamo quando non sono ancora maturi e si possono tagliare a piccole fettine con il coltello (quando nessuno potrebbe mangiarli per il loro tannino). Poi mettiamo le fettine ad essiccare e abbiamo testato il perfetto ciclo. Se avete un forno dovete sapere di non superare mai i 50 gradi quando si prepara frutta essiccata e poi dovete regolarvi assaggiandoli.
L’anno scorso li abbiamo regalati in sacchetti per Natale e sono stati un successone!
A proposito, in Giappone ci fanno anche del sakè, ma noi non ci abbiamo ancora provato. Se avete altre ricette scriveteci e saremo felici di provarle.

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