Cassino, il monastero benedettino e la nascita dell’Europa moderna

Cassino, il monastero benedettino e la nascita dell’Europa moderna

Si può dire che l’Europa moderna sia dovuta al lavoro dei monaci e tutto il monachesimo occidentale è nato con la Regola ‘Ora et Labora’ di San Benedetto che, proprio per questo, è stato nominato come il patrono d’Europa.

La parola monaci viene dal greco ‘mnos’ che vuol dire ‘solo, unico’ e così venivano chiamate quelle persone che a partire dal III secolo dopo Cristo abbandonavano le città, soprattutto in Medio Oriente e in Egitto.

Chi si rifugiava in solitudine nei deserti o in luoghi ameni veniva chiamato ‘eremita’, dalla parola greca ‘eremos’ che significa deserto o ‘anacoreta’, ossia ‘colui che si ritira’.

Da questa prima forma di ricerca personale spirituale, alcuni iniziano a vivere in gruppo e si chiamano ‘cenobiti’, ossia persone che fanno una vita in comune.

Ma il monachesimo occidentale si può dire che nasce con San Benedetto e la sua Regola all’Abbazia di Montecassino da lui fondata nel 529.

San Benedetto era nato a Norcia da mercanti in un momento storico in cui i barbari, chiamati anche ‘migranti nordici’, e i discendenti dell’impero romano stavano cercando forme di coesistenza.

In quegli anni erano già andate perse molte conoscenze romane di tecnologia, di coltivazione nei campi e, ovviamente, di architettura e arte.

A Norcia coltivatori germanici e italiani si ritrovano vicini di campo e spesso si dovevano rifugiare all’interno di una villa fortificata per sfuggire ad assalti e aggressioni.

E qui San Benedetto inizia a sperimentare nuovi modelli di convivenza che lo ispireranno nella scrittura della Regola ‘Ora et Labora’ e nella fondazione dell’ordine monastico.

Il successo della sua Regola è stato forse quello di coniugare spiritualismo e pragmatismo, di creare dei punti di riferimento per la popolazione che fossero anche dei punti di irradiazione di cultura non solo artistica, ma agricola e manuale.

Ogni giorno si pregava per 4 ore, si leggeva per 2-4 ore e si lavorava per 5-8 ore.

Il ruolo dei monaci è stato sia quello di recuperare la memoria della cultura classica con una immensa opera di copiatura dei testi, che ci ha permesso di conoscere autori greci e latini, che con un supporto alla ricostruzione di un tessuto sociale di comunità e borghi basato sull’agricoltura.

Grazie al lavoro dei monaci, infatti, iniziò a cambiare la fisionomia dei paesaggi, non più terre abbandonate ed acquitrini ma campi coltivati e canali di irrigazione.

Grazie al lavoro dei benedettini la Germania è stata trasformata in una terra fruttifera e sono state regimentate le acque a Parigi come a Milano.

Hanno introdotto l’allevamento del bestiame e dei cavalli, la fabbricazione della birra, l’apicoltura e la frutticoltura. Hanno portato il commercio del grano in Svezia, la fabbricazione del formaggio a Parma e l’allevamento del salmone in Irlanda.

Ma ai monaci si deve anche la coltivazione della vite e la selezione di queste per i vini, che venivano usati anche durante la messa, e proprio al monaco benedettino Dom Perignon si deve la nascita dello champagne nell’abbazia di Saint Pierre a Hautvillers sulla Marna.

Con loro rifioriscono le attività artigianali e alcuni monasteri diventano delle vere officine dove si lavorano metalli e si creano strumenti di lavoro.

Si sfrutta l’energia idraulica per tutto: dalla trasformazione di prodotti agricoli alle lavorazioni dei metalli, dalla creazione e lavorazione del vetro fino a quella delle pelli.

Un monastero benedettino è una efficiente comunità economica attorno alla quale si formano nuovi individui, nascono imprese in un modo che potremo definire ‘moderno’ e fiorisce una nuova cultura occidentale sintesi di tutto quello che era accaduto nel passato.


Scritto da
Claudia Bettiol

Ingegnere, futurista e fondatrice di Discoverplaces. Consulente per lo Sviluppo Turistico dei Territori, specializzato nella sostenibilità e nella promozione culturale dei piccoli territori e delle...

Iscriviti alla Newsletter

Scopri un territorio attraverso le emozioni di chi l'ha raccontato in prima persona.