Non solo turismo UNESCO, Tarquinia da gustare

Ci sono tanti buoni motivi per venire a visitare Tarquinia e il primo è sicuramente la straordinaria necropoli Etrusca di Monterozzi, una magnificenza che non ha caso è stata inserita dall’UNESCO fra i Patrimoni dell’Umanità insieme a quella di Cerveteri.

La necropoli comprende circa 6.000 tombe ma 62 sono quelle che lasciano a bocca aperta: tombe a camera in cui si scendono alcune scale dal piano di campagna per entrare in degli ambienti scavati nella roccia e dipinti con colori ancora accesi e vivaci.

Una emozione unica che aumenta se poi si prova ad entrare nella testa di chi si è fatto dipingere la tomba, i soggetti raffigurati sono molto vari fra loro e rappresentano forse proprio la varietà di personalità umane. Mentre la ricchezza dei corredi si può ammirare al Museo Nazionale Etrusco di Tarquinia proprio al centro del paese nel portentoso Palazzo Vitelleschi.

Gli Etruschi hanno rappresentato molte scene di banchetti, forse per rappresentare l’aldilà ma in ogni caso di sicuro erano scene che si svolgevano anche nella vita reale. Come nella Tomba del Guerriero con suonatori e danzatori in un banchetto di oltre 2500 anni fa (la tomba risale al 520 aC) o nella Tomba dei Giocolieri (la tomba risale al 510 aC) dove sono rappresentati saltimbanco e giocolieri che animano le feste in modo molto moderno e che oggi chiameremo buskers.

In alcune tombe sono rappresentate le porte dell’aldilà e qualche volta sono i morti che guardano i vivi che banchettano in uno strano gioco di emozioni della vita.

Gli Etruschi sono popolo misterioso che ha dato l’inizio a Roma, i primi re erano tutti Etruschi e alcuni storici dicono che Roma sia iniziata come una città Etrusca. Un popolo di ingegneri, a vedere i numerosi resti di acquedotti e canali che si trovano nelle campagne dell’altro Lazio, di artisti, come si vede proprio nelle tombe affrescate della necropoli di Monterozzi a Tarquinia.

Ma anche un popolo di buongustai e agli Etruschi si deve l’arrivo della coltivazione della vite e della produzione del vino dall’oriente intorno al VII secolo aC. Il successo è stato talmente grande che per molti anni l’Italia veniva chiamata con il nome Enotria, ossia Terra del Vino. Anche se il nome deriva dal personaggio greco Enotrio che portò le prime barbatelle, una talea della vite da cui può nascere un’altra pianta.

A sottolineare la passione per il buon cibo e il vino, il re Mezenzio aveva istituito la festa dei Vinalia il 23 aprile e il dio Fufluns (germoglio) può essere considerato il parallelo del Dio Dioniso greco, uno a cui piacevano le feste e soprattutto il vino.

Sono note tutte le tecniche di vinificazione degli Etruschi e anche il particolare modo in cui si beveva allungandolo con acqua, miele, spezie, formaggio grattugiato e altre sostanze a seconda della creatività della persona.

Dopo la visita alla necropoli cosa c’è di meglio che andare a chiacchierare davanti ad un bel piatto sorseggiando il vino?

A Tarquinia ci sono due scelte altrettanto suggestive (per cui si consiglia di stare due giorni e di provarle entrambe): andare nel centro storico medioevale con la grande terrazza vicino al Museo Archelogico che guarda al mare e offre incantevoli tramonti. Mangiare in uno dei vicoli è una esperienza, soprattutto se si gusta la famosa pasta di grani antichi che alcuni agricoltori sono tornati a piantare nella Tolfa. E pensare che questa era da sempre una delle aree migliori per la coltivazione dei cereali che poi era stata abbandonata con la meccanizzazione dell’agricoltura.

Oggi sono tornati i semi antichi e le antiche tecniche di molitura e di preparazione della pasta.

Per i condimenti non ci sono dubbi: lasciatevi consigliare ma seguite la stagione. I carciofi romaneschi sono particolarmente saporiti perché vengono dalla vicina Cerveteri dove crescono su ‘saporiti’ suoli vulcanici ricchi di minerali. Ma un po’ tutte le verdure coltivate in questa area riflettono positivamente la ricchezza del suolo.

La carne che dovete assaggiare è quella del Vitellone della Maremma allevato nei pascoli incontaminati dei Monti della Tolfa dove si produce anche il famoso formaggio Caciofiore di Columella, l’antenato del Pecorino Romano, prodotto ancora oggi seguendo la descrizione datane da Columella nel suo trattato del I secolo d.C. Magari metteteci sopra un po’ del miele locale.

Se invece siete un po’ più goderecci, approfittate della visita alla necropoli per andare nelle sabbiose spiagge di Tarquinia per un bagno di sole e un bagno nelle limpide acque del Tirreno. In questo caso consigliamo un pasto a base di pesce, soprattutto quello locale che in genere è il pesce azzurro o quello che viene chiamato di ‘paranza’, dal nome delle barche dei pescatori.

L’olio è certamente quello della Tuscia e provatelo sul pane bruschettato per gustarlo fino in fondo, con o senza sale a seconda dei gusti mentre io aggiungo anche un po’ di aglio.

E il vino è quello della Strada del vino e dei prodotti dell’Etruria su cui primeggia il celebre Tarquinia DOC. Gli Etruschi hanno lasciato il segno!


Scritto da
DiscoverPlaces

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