“Il racconto dei racconti” è un film scritto e diretto da Matteo Garrone, liberamente tratto dalla raccolta di fiabe “Lo cunto de li cunti “del napoletano Giambattista Basile.
“Il racconto dei racconti” è una raccolta di 50 novelle del 1600 che Benedetto Croce definì "il più antico, il più ricco e il più artistico fra tutti i libri di fiabe popolari". Opera piena di simboli a cui si sono ispirati i Fratelli Grimm, Hans Christian Andersen e Charles Perrault.
Il racconto inizia con un proverbio “Chi cerca quello che non deve, trova quello che non vuole”. Molti dei personaggi coinvolti in ognuna delle tre storie sono segnati dallo stesso destino e non sempre a lieto finale. Uno specchio moderno che viene da un mondo passato dove le sue dinamiche e problematiche possono essere d’insegnamento e monito per noi. Nella storia umana i problemi non cambiano mai, quelli che cambiano sono solo gli attori che li interpretano e che li devono risolvere.
L’inizio del racconto sembra la traduzione moderna di un ammonimento che recita “Stai attento a quello che desideri perché potresti ottenerlo”. Così puoi veramente diventare ricco e di conseguenza ritrovarti con tutti i problemi dei ricchi. Puoi arrivare a sposare l’uomo che hai tanto desiderato e alla fine ritrovarti con un marito che ti ha rovinato l’esistenza. Come puoi arrivare a ottenere il posto di lavoro per cui hai tanto combattuto per poi ritrovarti schiava di un qualche cosa che non hai più il coraggio di abbandonare.
Come nel grande, così nel piccolo
Tutte le novelle ubbidiscono al principio della corrispondenza o dell’analogia di una delle sette leggi cosmiche di Hermes Trismegistos (Fondatore dell’ermetismo). Quello che accade nel primo racconto si ripete nella forma di tutta l'opera. Come un frattale ogni racconto si ripete nella sua forma e allo stesso modo sugli altri 49, ma su scale diverse, generando suspense sempre diverse.
Tra tutte le novelle, il regista ne ha scelto tre. “La Cerva”, la storia di una Regina pervasa dal desiderio di maternità ad ogni costo. “La pulce”, una trasposizione moderna di una violenza del maschile sulle donne. E infine “La vecchia scorticata” con la sua ossessione per l’eterna giovinezza. Qui vi racconto solo la prima di queste 3 meravigliose favole.
La cerva: il desiderio di maternità ad ogni costo
C’era una volta una regina che da tempo cercava di avere un figlio, ma non ci riusciva a causa della sua sterilità. Un giorno si presenta al suo cospetto un negromante (un negromante è un mago che opera sulla morte) che consiglia al re e alla regina un rimedio magico per avere un bambino: la donna dovrà mangiare il cuore di un drago marino che dovrà essere cucinato da una vergine. In questa maniera rimarrà incinta. Il dialogo tra la regina è il negromante ricorda quello di un contratto stipulato con il diavolo.
Negromante: “Ogni nuova vita richieda la perdita di una vita, l’equilibrio del mondo deve essere mantenuto. Siete disposti ad accettare questo rischio?”
Regina: “Io sono pronta a morire pur di sentire la vita crescere dentro di me”. Così il re, come comandato dal negromante, si getta nelle profonde acque del lago e colpisce a morte il drago. Durante la lotta il mostro infligge un fatale colpo di coda al sovrano, che muore dopo essere riemerso.
Ed oggi? Oggi le donne vivono la stessa sterilità data dal maleficio di dover aspettare. Aspettare prima la laurea poi un buon posto di lavoro e infine l’uomo adatto con cui poter concepire un figlio. E nel frattempo l’orologio biologico fa girare le sue lancette, ed ogni secondo si allontana sempre di più la possibilità di avere un figlio. Le moderne regine sono riuscite a diventare sovrane della propria libertà e indipendenza ma nel frattempo hanno perso la possibilità di poter diventare creatrici di vita.
Cosa può arrivare a sacrificare una donna pur di avere un figlio? Tanto. Per raggiungere il numero perfetto del tre, grazie anche ad un negromante in camice bianco, si può arrivare a perdere il due ossia di un compagno. Così come la regina ha perso il suo Re, anche oggi molte donne nel patto con il diavolo perdono un compagno a volte troppo indifeso e fragile da poter combattere contro un problema grande come un drago.
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