Le mele di Raffaello Sanzio meno buone ma più belle di quelle di Ortona dei Marsi

Le mele di Raffaello Sanzio meno buone ma più belle di quelle di Ortona dei Marsi

Ho visitato ieri con Piera la bellissima mostra di Raffaello presso le Scuderie del Quirinale a Roma e, ovviamente, mi sono soffermato sulle opere che ritraevano mele.
Il 6 aprile 1520 moriva, a trentasette anni, Raffaello Sanzio, il più grande pittore del Rinascimento.
A distanza di 500 anni (nonostante la pandemia), la mostra racconta la sua storia con un percorso che illustra a ritroso l’opera del grande Maestro da Roma a Firenze, da Firenze all’Umbria, fino alla nativa Urbino.
Un percorso eccitante e fantastico che consiglio a tutti di intraprendere.
Oggi, quindi, parliamo d’arte ma con il solito richiamo alla nostra passione: la mela.
Fra i tanti e famosi quadri presenti nella mostra, mi soffermerò su due di essi.
Il primo è un dittico che Raffaello dipinse nel 1504 composto da due tavole: il Sogno del cavaliere, proveniente dalla National Gallery di Londra, e la seconda tavoletta è Le tre Grazie.


La prima tavola, Sogno del cavaliere, è interpretato anche come Ercole al bivio e forse connesso al poema Punica di Silio Italico. La seconda parte, conservata presso il Museo Condé di Chantilly in Francia, la avevo scelta per la copertina del mio libro “Benvenuti ad Avalon in agro di Ortona dei Marsi”.
Inutile dirvi che è fra i miei preferiti.
Il secondo quadro è, invece, il Ritratto di giovane con mela, un olio su tavola appartenete alla collezione della Galleria degli Uffizi di Firenze che Raffaello dipinse nel 1504.

L’opera raffigura un nobile giovane, identificabile con Francesco Maria della Rovere, designato ad erede del ducato di Urbino dallo zio Guidobaldo da Moltefeltro.
La mela d’oro che il giovane regge con la mano destra allude simbolicamente alla futura carica temporale.

Così si esprimeva Giorgio Vasari nel 1568. “E nel vero che l’altre pitture, pitture nominare si possono, ma quelle di Raffaello cose vive: perché trema la carne, vedesi lo spirito, battono i sensi alle figure sue e vivacità viva vi si scorge”.


E non aggiungo altro di quello che questo immenso artista ci ha lasciato in eredità.
Semplicemente magnifico!
Devo dire che le mele di Raffaello Sanzio sono decisamente molto più belle di quelle del nostro meleto di Ortona dei Marsi.
Ma le nostre sono più buone!


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