L’università del terzo millennio: il caso esemplare di Cassino

L’università del terzo millennio: il caso esemplare di Cassino

Per la prima volta ho partecipato alla inaugurazione di un Anno Accademico dell’università di Cassino e del Lazio Meridionale, con il ministro dell’università e della ricerca Gaetano Manfredi ed è stata l’occasione di una riflessione sul ruolo di questa istituzione nel nostro futuro e in quello dei nostri ragazzi.

Ho amato l’università nel profondo, poi mi sono allontanata e Cassino mi ha fatto tornare la passione iniziale.

L’inaugurazione consiste in una cerimonia molto particolare che emoziona e restituisce il senso delle istituzioni. Tutto inizia con il ‘corteo’ dei professori e dei rettori vestiti con la toga e l’ermellino che entrano nell’aula magna.

Sono arrivati una trentina di rettori da varie parti d’Italia e mentre venivano presentati con il loro nome mi sono accorta che sempre di più i nomi delle università hanno un chiaro legame con il territorio. ‘Università del Sannio’, ‘Università del Molise’, ecc… e quindi non è un caso se durante il periodo di crisi anche l’Università di Cassino ha cambiato il suo nome aggiungendo di “Cassino e del Lazio Meridionale”. Ma perché?

Il ruolo dell’Università Territoriale

Dopo oltre dieci anni di profonda crisi in Italia e in parte del mondo occidentale l’università ha cambiato il suo ruolo nella società e quelle che lo hanno capito sono diventate volano di sviluppo locale

Vediamo lo scenario generale: grandi fabbriche che chiudono, medie imprese che si ridimensionano e diventano piccole, un tessuto di ‘microimprese a bassa scolarizzazione’ in cui inseriamo anche il cosiddetto ‘popolo delle partite IVA’) e i giovani laureati che abbandonano l’Italia che non riesce più a farli sognare.

Io appartengo alla generazione del baby boom, nata nel periodo più florido per l’economia italiana e sono cresciuta in un ambiente frizzante e stimolante dove potevi realizzare qualsiasi sogno ed idea. La burocrazia era snella, le banche elargivano soldi, lo Stato tassava il giusto e il mercato tirava. Si respirava un’aria di sfida, di crescita e di competizione per avere il sogno più grande.

Credo che nessuno dei ragazzi di oggi possa provare questa sensazione se non va in Cina (a parte il virus). 

Le fabbriche avevano il ruolo di ‘ascensori sociali’, ossia si entrava e se si dimostrava di valere si poteva crescere fino ad arrivare ai vertici aziendali. Le fabbriche aiutavano quindi la crescita sociale delle persone all’interno della loro comunità. Questa opportunità aiutava i giovani a sognare e ad impegnarsi al lavoro.

Ma se non esistono più le fabbriche, se quelle che sono rimaste hanno la classe dirigente altrove, se le dimensioni delle piccole imprese danno spazio soprattutto ai membri della famiglia proprietaria, quali sogni restano ai ragazzi?

Oggi le università decentrate svolgono il ruolo di ‘ascensore sociale’ e supportano la crescita dei territori su cui insistono. 

Cambiando il suo nome in ‘università di Cassino e del Lazio Meridionale’, l’istituzione ha in realtà fatto un ‘patto di crescita’ con il territorio. L’università ha senso se il territorio cresce ed è vivace, il suo brand coincide con quello del territorio.

E questo significa un legame di tipo diverso, una presenza del rettore e dei suoi rappresentanti negli appuntamenti locali più importanti, un supporto alla crescita e alla conversione socio-economica delle comunità. 

Il rettore Giovanni Betta la ha definita come ‘la capacità di fecondare il territorio in cui operiamo’.

Una sinergia come quella avvenuta con l’Abbazia di Montecassino e la scuola estiva internazionale sul manoscritto antico, quella con grandi industrie del settore automobilistico sulla scommessa di essere protagonisti di Industria 4.0.
Significa anche stringere convenzioni con operatori della comunicazione, come quella con il nostro portale discoverplaces.travel che ha il compito di raccontare e valorizzare le ricerche che possono avere interesse per un turista. Per incuriosirlo e magari spingerlo a trattenersi più a lungo nel territorio durante il suo viaggio.
Se i piccoli bellissimi borghi del basso Lazio, Molise e Campania possono avere futuro solo imparando a ‘fare turismo’ in modo professionale, l’università supporta e stimola la crescita di figure che possano svolgere questo ruolo.
Ad esempio l’università di Cassino ha il primato italiano di primi laureati nelle famiglie d’origine. L’università diventa allora il faro guida, il luogo dove possono nascere nuove idee imprenditoriali con spazi di co-working e incubatori, come quello di Cassino.

Università GLOCAL e transculturale


Finora abbiamo parlato di Cassino come università territoriale, ma questo non deve far pensare ad una ‘diminutio’ ma solo ad uno dei suoi compiti e direi anche delle sue responsabilità. 
In realtà la ricerca è sempre internazionale e non vorrei tediare con l’eccellenza di quella di Cassino ma il dato della iscrizione in crescita di oltre il 10 % di ragazzi stranieri è significativo per raccontare il suo ruolo internazionale.
Ma una cosa mi ha colpito profondamente nel discorso inaugurale del prof. Giovanni Capelli a proposito della ‘transcultura’.
La creatività e la crescita delle nuove imprese avvengono sempre di più in contesti multiculturali inaspettati. Si cita sempre l’esempio di Steve Jobs che ha avuto l’ispirazione per il suo sistema di interfaccia uomo/computer frequentando un corso di calligrafia, ma non basta più.
Se la parola ‘contaminazione’ da l’idea di qualcosa di occasionale, il termine ‘transcultura’ da l’idea di un approccio nuovo dove persone con preparazione ed esperienze in settori anche distanti fra loro si riuniscono per costruire insieme il futuro dei ragazzi.
Insegnare anche nei banchi universitari ad avere questo approccio significa essere una università innovativa con radici profonde nel territorio ma uno sguardo che va lontano a cogliere i segnali del mondo e a convertirli in opportunità locali. 
Una università con ‘dual carreer’, ossia con doppi diplomi con università gemellate all’estero, che crea ponti culturali internazionali per ragazzi e imprese.

Il Piano di Comunicazione dell’Università di Cassino e del Lazio Meridionale

Una università moderna deve saper comunicare con tutti e mantenere connessioni in tempo reale. A proposito di transcultura, tutti dovrebbero imparare a comunicare nei social e nel web dove oggi avvengono la maggior nascono e crescono sia le relazioni interpersonali che quelle di lavoro.

Se le amicizie nascono sempre di più nel mondo digitale e le relazioni fra P.A. e cittadini e tra studenti e professori avviene con il telefonino, allora cambia il modo di comunicare. È sui social che si vanno a cercare nuovi studenti, si comunicano le ricerche più interessanti, gli appuntamenti e gli avvenimenti in corso.

La pluralità dei mezzi di comunicazione, e la reputazione che bisogna mantenere sul web, rende necessaria una condivisione di alcune regole di indirizzo che possano rafforzare sempre di più l’immagine dell’università e non frammentarla.

Ancora una volta Cassino è all’avanguardia, durante la cerimonia di inaugurazione dell’Anno Accademico è stato presentato il Piano di Comunicazione, che in realtà è un vero Piano Strategico perché dalla percezione del valore dell’università dipende il suo successo nel territorio, nella società e fra il personale amministrativo e della ricerca.

Il piano è stato redatto da Roberta Vinciguerra in stretta sinergia con il gruppo di professori e professionisti composto dai Professori Lucio Cappelli e Marcello Sansone e da Vincenzo D'Aguanno, Manuela Scaramuzzino e Rosalba Cavaliere. Una ‘orchestra’ di comunicatori, tutti erano sui social a commentare e raccontare in diretta la cerimonia di apertura.

Alcune volte si prendono in giro i ragazzi che stanno troppo tempo sul cellulare, ma ad un certo punto mi sono girata nella sezione delle istituzioni e ho visto tutti i rettori sul cellulare.

Siamo cambiati ed esserne consapevoli aumenta le nostre possibilità di successo e la comunicazione è sicuramente uno degli aspetti fondamentali. 

La capacità di intendere la comunicazione e la promozione come un investimento e non una spesa è il motivo per cui molti delle nostre imprese e dei nostri splendidi borghi non riescono ad avere la notorietà che meritano. 

E se posso dare un suggerimento all’università di Cassino le chiederei di aiutare le imprese a capire il ruolo della comunicazione strategica.

Da troppi anni la comunicazione è relegata ad essere un settore marginale e non strategico. Una miopia che certamente non hanno i nostri competitor francesi, tedeschi e spagnoli.

La nota positiva di conclusione è stata che grazie alla riconquistata stabilità economica Cassino si è candidata ad ospitare i Campionati Nazionali Universitari del 2021 a cui partecipano oltre 5.000 atleti studenti, tecnici, dirigenti ed accompagnatori. Intanto si sta realizzando il campo di cricket per i tanti studenti stranieri.

Ad Majora! Ci vediamo il prossimo anno. 


Scritto da
Claudia Bettiol

Ingegnere, futurista e fondatrice di Discoverplaces. Consulente per lo Sviluppo Turistico dei Territori, specializzato nella sostenibilità e nella promozione culturale dei piccoli territori e delle...

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