Una vita in endecasillabi con rima alternata, 5 libri, gare di poesia internazionali e uno sconfinato amore per Artena: questo è Ezio Bruni per quei pochi che ancora non lo conoscono.
Andiamo per ordine: cosa è la poesia in endecasillabi a rima alternata? Cosa sono le gare di poesia?
Sono versi composti da 8 versi, ciascuno di 11 sillabe con la fine di un verso in rima con quello dopo il successivo. Gli ultimi due versi, poi, hanno una rima autonoma che deve essere ripresa all’inizio della ottava successiva. I versi sono come quelli di Omero, per intenderci, e anche la Divina Commedia è scritta in endecasillabi.
Le gare di poesia vedono i poeti sfidarsi su soggetti scelti al momento dalla giuria. Due poeti si contrappongono su temi che danno origine a ‘sfide filosofiche’ come ‘il giorno e la notte’, ‘scapoli e ammogliati’ o ‘diavoli e angeli’. Le gare sono molto frequenti nel centro Italia e ogni regione ha la sua particolarità: ad esempio in Toscana è facile che le dispute avvengano su temi politici o religiosi.
Si deve assistere ad una performance per capire che non è affatto facile fare poesia con i limiti della struttura del verso e dicendo cose ‘intelligenti’. E vi assicuro che se i poeti sono bravi si ride e si sorride molto. Ezio Bruni è uno di quelli, e le sue parole colpiscono in profondità il cuore.
“Ho assistito ad una gara di poesia nel 1974 e ne sono rimasto affascinato. Ho studiato 6 anni prima di presentarmi alla prima competizione in Toscana e quando ho iniziato a recitare ho capito che non avrei più smesso.”
Ezio ci invita a casa sua per una polenta, ma capiamo subito che la polenta (ottima! fatta con il granturco che coltiva ad Artena e macinata con la pietra a Ferentino) era solo una scusa per recitare. Era venuto per l’occasione un suo allievo, Alessio Checchi di Subiaco, laureato in filosofia ma con la passione dell’endecasillabo nel sangue. I due si sono conosciuti attraverso Youtube e sono diventati grandi amici.
“Il nostro modo di poetare lo chiamiamo ‘una cantata’ perché le parole seguono anche una loro musicalità che ci serve per contare le sillabe. Questo tipo di recita veniva usato nel passato anche per narrare storie o per insegnare ai contadini. E’ noto che anche parti dell’Iliade o dell’Odissea servivano per insegnare tecniche di allevamento o di coltivazione alle persone sparse nelle campagne.”
Ezio ha usato questo modo di narrare la vita e i sentimenti dell’uomo nella sua biografia scritta tutta in endecasillabi ‘Tutto della mia vita ti rivelo, senza levar dell’accaduto un pelo’. Ma il suo amore per le tradizioni va oltre le parole e da anni Ezio organizza la coltivazione e la raccolta del grano in un piccolo campo seguendo le stesse tecniche de secoli passati.
Tutto deve ripercorrere le antiche usanze e durante la cena ci declami alcuni dei versi tipici che usavano i raccoglitori agli inizi del Novecento. Ezio ci spiega che i ‘signori’ sceglievano contadini che sapevano recitare poesie (cantare a braccio) perché con la musica lavoravano di più. Questa osservazione mi fa fare un salto e mi ricorda i campi di concentramento o le mucche che fanno più latte con Mozart. Gli credo e vado oltre.
La gioia dei due amici e la bontà della polenta ci hanno fatto vivere momenti unici ed è un peccato che altri non possano condividere le emozioni di una gara di poesia. Bisogna andare a Rocca Priora dove ancora si organizzano gare di poesia dialettale per poter provare quello che ho raccontato.
Ad maiora!
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