La bachicoltura e la tessitura della seta sono stati per molti secoli il motore dell’economia del nord est italiano. I paesaggi della pianura non erano prati come siamo abituati a vederli ma erano caratterizzati da alberi di gelso le cui foglie fornivano nutrimento ai bachi.
Cogliendo il vero significato della parola crisi, la cui etimologia greca vuol dire cambiamento, alcuni sono tornati a percorrere nuove/vecchie strade cercando opportunità nelle tradizioni locali. Seguendo questi sogni, da un paio di anni sono nate cooperative di bachicoltori e sono tornati ad allevare i “prodigiosi vermetti” che producono il più resistente, lucente e sottile filo che esiste al mondo.
Ci sono molti motivi differenti per cui si era interrotta la filiera della seta, e possiamo riassumere le principali cause del declino nella stupidità e avidità dell’uomo: guerra dei prezzi delle produzioni di massa e inquinamento dovuto ad insetticidi.
I bachi da seta, infatti, sono animali molto delicati e non amavano particolarmente un insetticida che per molti anni si è usato in agricoltura. Nonostante sia proibito da più di un decennio su tutto il territorio nazionale tranne la provincia di Bolzano, si è continuato a utilizzarlo illegalmente e solo ora l'utilizzo si è ridotto abbastanza da permettere di ripartire con nuovi allevamenti.
Tutto sembrerebbe semplice: coltivo un albero, prendo le foglie, nutro i bachi e aspetto che questi producano i loro bozzoli. Ma non è così. Dietro ogni azione c’è una profonda conoscenza e chi vuole avviare una attività deve farsi guidare da esperti che possano dargli i giusti consigli.
Ci sono molte varietà di gelso ognuna delle quali predilige certe aree climatiche e ci sono diverse razze di bachi in funzione del tipo di foglia di gelso e del tipo di seta che si vuole produrre.
Ci sono le uova del baco da seta da scegliere per far partire gli allevamenti ogni nuova primavera, le cure e i controlli sanitari per i bachi (nell’ottocento quasi tutti gli allevamenti europei del baco furono distrutti per una malattia di questi insetti) e infine le tecniche per la scelta e la selezione dei bozzoli.
La conoscenza e il “saper fare” sono la ricchezza di una persona e di una comunità e per fortuna nel Veneto questa conoscenza è stata custodita, accresciuta e ora è a disposizione di coloro che vogliono tornare ad allevare bachi e a produrre seta. Ci sono due istituzioni che sono un punto di riferimento internazionale in Europa: il CRA-API di Padova e Veneto Agricoltura.
Il CRA-API di Padova è un centro fondato nel 1871 proprio a seguito dei problemi sanitari nella bachicoltura europea ed è specializzato nello studio dell’intero ciclo. Conserva le uova di molte varietà e nel corso degli ultimi anni ha studiato forme di utilizzo dei bozzoli nella farmaceutica e cosmetica e nuovi “mangimi” per poter allevare i preziosi bachi anche durante i mesi invernali.
E’ il CRA-API che nel corso degli ultimi anni ha supportato tutti coloro che hanno riattivato le produzioni di bozzoli ed in particolare la Cooperativa sociale “Il Cantiere della Povvidenza SPA – società persona ambiente” di Belluno che oggi è pronta a sua volta a formare nuovi imprenditori agricoli.
Il secondo centro è Veneto Agricoltura che nella azienda agricola pilota di Villiago (70 ettari nel comune di Sedico) ha piantato 2600 alberi di gelso per avviare una produzione consistente e dare vita ad un centro di formazione e informazione di bachicoltura per tutti coloro che vogliono tornare a operare in una delle fasi del ciclo della seta.
Nell’antico borgo interno dell’azienda, infatti, potrebbe nascere un centro di bachicoltura dove riprendere a riprodurre i Bachi da seta e contemporaneamente diffondere la cultura della seta a nuovi futuri imprenditori.
Le richieste di supporto arrivano in continuazione, e non solo dall’Italia, e serve un luogo dove poter imparare e sperimentare tutte le opportunità offerte dalla coltivazione dei gelsi con l’assistenza di una guida esperta. Dalla seta alla tessitura, dalla cosmetica all’alimentare, dalla formazione al turismo.
Forse sono proprio vicini i tempi in cui il paesaggio del Veneto possa tornare ad essere caratterizzato da gelsi e il frusciare della seta italiana torni a far sognare le dame di tutto il mondo.
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