Uno dei migliori esempi di archeologia industriale si trova ad Isola del Liri. Ma cosa è l’archeologia industriale?
L’archeologia industriale affronta i temi della memoria architettonica, meccanica, storica e sociale delle grandi concentrazione industriali, dove una grande fabbrica con la sua innovazione tecnologica e la sua organizzazione del lavoro ha cambiato la storia locale, e talvolta nazionale.
Per dare una idea della importanza della tecnologia nella società possiamo ad esempio citare l’esempio di grandi potenze del passato come Roma e Venezia. Possiamo ben dire che i Romani erano dei grandi ingegneri e la loro fortuna è in gran parte dovuta ad un modo ‘industriale’ di concepire la logistica degli eserciti e la realizzazione di veloci vie di comunicazione. Non ci restano fabbriche romane ma richiami alla logistica degli accampamenti dell’esercito si trovano nell’urbanistica di molte città
Anche la Repubblica di Venezia è stata grande grazie alla tecnologia delle sue navi e alla organizzazione dell’Arsenale. Questo era il posto dove si costruivano con grande maestria, con una incredibile organizzazione industriale, e a ritmo impressionante, le navi che rendevano Venezia la regina dei mari.
Ma la vera archeologia industriale nasce in riferimento ai primi opifici iniziati a partire dalla seconda metà del Settecento in molte parti d’Europa. Famose sono le aree industriali in Inghilterra ma anche quelle del Regno Borbonico che fino all’unità d’Italia è stato uno delle aree più ricche, ad alta intensità industriale e all’avanguardia tecnologica.
Archeologia industriale a Isola del Liri
Perché la rivoluzione industriale a Isola del Liri? La ragione è dovuta in gran parte alla grande disponibilità di energia dovuta allo scorrere con potenza delle acque del fiume Liri e alle sue cascate. Queste muovevano numerose turbine che e ogni fabbrica aveva il proprio sistema di produzione di energia meccanica eppoi elettrica.
Grazie a questa disponibilità di energia, ad un certo punto ad Isola del Liri c’erano molte cartiere e lanifici, pochi dei quali sono ancora in funzione. Che cosa è successo degli altri? Molti sono stati naturalmente trasformati in attività di tipo diverso e quelli nel centro storico sono diventati abitazioni, teatri e sale ricreative, ma alcuni hanno conservato le loro linee produttive dell’epoca che oggi sono state messe in ordine e visitabili.
Turbine idrauliche
Il tour dell’archeologia industriale inizia con il parco pubblico sotto la cascata piccola, dove ancora c’è un feltrificio operativo, dove fanno bella mostra diverse ruote meccaniche, con pale di diverse forme, che venivano usate per la produzione di energia. Il parco faceva parte del lanificio e i locali industriali sono oggi residenze mentre una bella biblioteca moderna raccoglie molti volumi sulla storia industriale di Isola del Liri.
La differenza nella forma delle pale delle ruote racconta la storia della fluidodinamica e della meccanica dei liquidi ed è una incredibile sensazione vedere a colpo d’occhio l’evoluzione della tecnologia umana.
Guardando attentamente ai piccoli cambiamenti del flusso delle acque sul fiume si possono riconoscere le entrate e le uscite dalla rete di canali sotterranea che alimentava le ruote e le turbine di tutte le fabbriche.
Lanificio
Subito sotto la cascata del Liri si trovano i locali dell’ex Lanificio San Francesco oggi dedicati a sala multimediale di incisione e per spettacoli. In una di queste sale è visibile una macchina che faceva parte della originaria linea produttiva del lanificio. I macchinari sono protetti da una vetrata e hanno pannelli che spiegano il loro uso.
Cartiera Boimond
La cartiera prende il nome dall’imprenditore che la ha rilevata nel 1922 e che ha realizzato una centrale idroelettrica che alimentava due macchine a produzione continua. La cartiera è stata famosa per essere sempre all’avanguardia tecnologica fino alla sua chiusura.
Il ciclo di produzione continuo serviva per la produzione di carte da sigaretta. Nel 1958 morirono entrambi gli eredi Boimond e la fabbrica entrò in una crisi che portò al fallimento nel 1977. Da allora è entrata nel patrimonio dello stato che ha restaurato il capannone che ospita una delle linee produttive come esempio di architettura industriale.
Da notare accanto alla lunga linea produttiva la riproduzione in legno di molte parti meccaniche. I pezzi sono accatastati sul pavimento e servivano per poter far realizzare pezzi di ricambio dagli artigiani locali senza aspettare i pezzi dal Belgio, dove era stata costruita l’originaria linea produttiva.
Cartiera Fibreno/Lefevre
La originaria cartiera Lefevre si sviluppa sotto il piano stradale in corrispondenza di una piccola cascata del Fibreno ed è la prima cartiera ad essere costruita. Produceva carta dagli stracci vecchi e si possono ancora riconoscere alcune parti del processo industriale.
Una storia carina è quella che con il cambio di tecnologia e l’apertura della nuova fabbrica, si era persa la memoria di questo antico complesso industriale. Il tempo aveva fatto crescere una folta vegetazione che aveva sommerso tutto.
Solo durante i lavori di sistemazione della strada danneggiata da una frana sono emersi gli edifici e si è iniziato il loro recupero. Oggi sono stati in parte sistemati in un percorso di archeologia industriale all’interno di un parco.
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