Fumone e il suo castello sono intimamente legati alla figura di papa Celestino V, una delle figure più emblematiche della chiesa cattolica avvolta ancora da un fascino particolare. Qui il santo ha trascorso i suoi ultimi anni chiuso in una cella.
Pietro Angelerio dal Morrone, nasce in Molise nel 1215, e sin da giovane mostra una straordinaria predisposizione all’ascetismo e alla solitudine. Da giovane, si ritira in solitario eremitaggio in una piccola grotta nel Monte Morrone, vicino Sulmona, da cui prende poi il nome.
La sua figura è molto seguita e con i suoi seguaci fonda la Congregazione dei Fratelli dello Spirito Santo. La sua fama disturba Roma che vuole sopprimere l’ordine, così Celestino si reca a Lione, dove si svolgevano i lavori del Concilio di Gregorio X, per impedire che l’ordine monastico fosse soppresso.
Nel 1292, alla morte di Niccolò IV, i 12 cardinali del Conclave non riuscivano ad eleggere un nuovo papa soprattutto per la lotta fra le famiglie Caetani e Colonna ognuna spalleggiata da qualche monarca europeo.
I cardinali si riuniscono in varie parti d’Italia ma senza mai arrivare ad una soluzione fino a che il re Carlo d’Angiò irrompe nel conclave di Perugia e sollecita una scelta. Con questa pressione e dopo varie vicissitudini, si sceglie come futuro papa proprio Pietro Angelerio, una persona pura totalmente al di fuori dei giochi politici e ignara delle dinamiche pontificie.
Pietro tra la sorpresa e lo sgomento, accetta e l’elezione a Papa avviene nella basilica di Collemaggio a L’Aquila il 29 agosto 1294. Pietro da Morrone sceglie il nome di Celestino V.
Dietro consiglio di Carlo d’Angiò, Celestino V trasferisce la sede della Curia a Napoli, ma nel corso delle sue frequenti meditazioni, tra insidie e intrighi, il nuovo papa giunge alla decisione di abbandonare il suo incarico e il 13 dicembre 1294, da lettura della propria rinuncia nel corso di un concistoro che sembra gli sia stata suggerita dal cardinale Caetani.
Undici giorni dopo viene eletto pontefice Benedetto Caietani con il nome di Bonifacio VIII. Bonifacio teme disordini e rinchiude l’anziano monaco nella Rocca di Fumone, che allora era controllata dalla famiglia Caetani. Il soggiorno divenne prigionia e dura 10 mesi e si conclude con la morte di celestino V il 19 maggio 1296, all’età di 81 anni.
Secondo una tradizione, una luminosissima croce appare alla finestrella dell’angusto carcere e nel 1313 Celestino V fu iscritto nell’Albo dei Santi da Clemente V. Il suo corpo riposa oggi nella basilica di Collemaggio a L’Aquila ed è ancora molto venerato.
Nei suoi pochi giorni di pontificato, Celestino V compie un atto molto significativo che può essere considerato come l’emanazione della prima indulgenza formale. Con una Bolla Papale, Celestino V emana la Perdonanza, un atto di carattere universale diretto a tutti i cristiani.
Egli invita tutti alla riconciliazione e fissa le condizioni: entrare veramente pentiti e confessati nella chiesa di Santa Maria di Collemaggio nel giorno della ricorrenza della decollazione di san Giovanni Battista.
È il primo giubileo avente carattere universale a cui potevano accedere tutti e, soprattutto, non prevedeva altri fini se non quelli spirituali. Qualche anno dopo, esattamente nel 1300, l’idea di Celestino fu ripresa da Bonifacio VIII con l’indizione del famoso giubileo.
Ma forse sia Celestino V che Bonifacio VIII ripresero l’idea di Innocenzo III della ‘Indulgenza dei Cento Anni’. In ogni caso Celestino è sempre più moderno e la sua figura ancora ispira molti scrittori e poeti.
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