Il matrimonio segreto di Lucia Ugolinucci con il dottor Vincenzo Piccinini

Ho sempre amato le storie che la Città di Cagli racchiude negli Archivi della Curia Vescovile, nella sezione atti criminali.

Vicende di amore, violenza o passione che rendono Cagli stessa ancora più affascinante. Tra queste l’amore fra Lucia e Vincenzo.

Era il 22 gennaio del 1826 quando un giovane medico di nome Vincenzo Piccinini fa il suo ingresso in Cagli varcando l’arco di Porta Massara in sella al suo cavallo.

Fin da subito la bellezza della città, le sue vie strette, le sue chiese e il soprattutto il Torrione Rinascimentale (vero simbolo della città) lo impressionano favorevolmente, al punto di avvertire nell’aria una sorta di malia di cui non capisce ancora la matrice.

La sua immaginazione romantica lo porta a pensare che Cagli sia dotata di due nature: l’una, esteriore, dolce e aggraziata, che rimanda all’idea di una tradizione connessa all’etica religiosa, l’altra, criptica e sensuale, quasi a richiamare un’anima trasgressiva e passionale.

Dopo pochi mesi Vincenzo si è già conquistato una buona reputazione.

Il 22 ottobre egli è chiamato a Palazzo Ugolinucci per visitare il nobile signor Nicola, ricco proprietario del Palazzo. Durante la visita accade l’incontro fatale tra Vincenzo e Lucia, la figlia del nobile.

Lucia non è soltanto bella, ma dal suo sguardo, dai suoi gesti, e da tutto il suo incedere traspare una personalità forte e decisa che coniuga il rispetto della tradizione con il rispetto di sé. E una volontà di realizzarsi secondo il proprio desiderio.

Vincenzo l’ama appena la vede, ed è ricambiato da Lucia che si infiamma subito per il giovane medico.

Ma dopo un primo bacio focoso, inusuale per l’etica dell’epoca, Lucia gli dice di dimenticarla perché lei ha promesso di sposare un collega di Vincenzo, certo Francesco Leonardi.

Vincenzo, pazzo d’amore, le chiede di venire il giorno dopo nella Cappella del Lapis all’interno del Duomo, dove lui le avrebbe detto quello che avrebbe escogitato durante la notte per risolvere la cosa ed essere entrambi felici.

Nel frattempo, Vincenzo si convince che l’unico modo per aggirare l’ostacolo del fidanzamento di Lucia sia quello di mettere tutti davanti al fatto compiuto mediante il cosiddetto “matrimonio clandestino”. 

Il matrimonio clandestino è quella dichiarazione, espressa davanti a due testimoni e al curato ignaro e colto di sorpresa, che si è reciprocamente marito e moglie.

Vincenzo confida a Lucia il suo piano e, vedendola fortemente contrariata, cerca di convincerla che questo è l’unico modo di risolvere la questione.

Lucia è talmente innamorata che finisce per accettare consegnandosi al destino, sperando che non fosse troppo malevolo.

La sera del 15 dicembre dell’anno 1826, Vincenzo e Lucia in compagnia di due testimoni, Giuseppe Patrizi e Battista Fabbri, si recano alla casa parrocchiale di don Gaspare Carpineti, il parroco della chiesa di San Bartolomeo.

Bussano al portone e, con la scusa che Vincenzo deve conferire con il Curato per cose della massima importanza, si fanno introdurre nella camera del Curato dove questi è in letto.

Immediatamente i quattro circondano il letto del Curato e Vincenzo rivoltosi a questo e ai testimoni dice “Questa è mia moglie”, e Lucia dice “Questo è mio marito”.

Il tutto accade in un attimo e don Gaspare non ha il tempo di dire nulla. 

Poi, passata la sorpresa, don Gaspare si rivolge ai due testimoni dicendo:

“Siate anche per me testimoni, poiché io non approvo questo matrimonio, ma anzi lo riprovo come clandestino, e proibito dalla Chiesa”.

Quindi con tono serio e grave accusa Vincenzo e Lucia di aver commesso un’azione “indegna, piena d’irreligione, e d’infamia, e intimò al primo la pena di carcere e all’altra che di non uscire di Casa, perché doveva esser messa in luogo di sicurezza”. 

Il giorno dopo, il 16 dicembre, il sacerdote parroco di San Bartolomeo di Cagli si reca avanti la “Sua Signoria Illustrissima, e Reverendissima Monsignor Vescovo di Cagli” e denuncia ufficialmente l’accaduto.

Per ordine del vescovo il dottor Vincenzo è tratto in arresto e, mentre i carabinieri lo stanno ammanettando, Lucia gli si getta al collo disperata.

Vincenzo la guarda sorridendo, una calma profonda e ristoratrice gli è scesa nell’animo.
In breve tempo tutta Cagli canta la canzone di Vincenzo e Lucia.

Una canzone a due facce, come le due facce di Cagli, quella tradizionale e quella trasgressiva. C’è chi biasima i due giovani, auspicando per loro una dura punizione, e c’è chi invece abbassa la voce su note più dolci, sul canto del cuore, sul terreno della poesia e del miracolo d’amore.

Ma questo è proprio lo spirito di questa città.

La sentenza del vescovo è temperata dalle due anime del popolo e perciò non troppo severa:

“… Decreta che la Nobil Donna Lucia fosse a modo di custodia condotta nella Casa del Nobil Uomo Carlo Ugolinucci, suo cugino, da cui fosse ben guardata e custodita, né potesse sortire senza un espresso ordine del vicario.

Ordina, che i Testimoni, in tutto il tempo della Messa Cantata in giorno festivo nella cattedrale, dovessero stare in ginocchioni in mezzo alla chiesa uno per parte con una candela accesa in mano, onde così riparare lo scandalo dato a tutta la Città etc. … 

Ordina, che il Signor Dottore Vincenzo Piccinini si ritirasse in questo Convento di Sant’Andrea de’ Padri Riformati di Cagli a fare i Santi Spirituali esercizi ad nutum, e lo multa di scudi 100, non comprese le spese di cattura etc. processo etc. e qualunque altra potesse competere a questi Ministri della Curia Vescovile …”

Scontata la pena, i due innamorati, così come aveva previsto Vincenzo, si uniscono in matrimonio con rito regolare e vivono felici la loro vita in Cagli.

 


Scritto da
Claudia Bettiol

Ingegnere, futurista e fondatrice di Discoverplaces. Consulente per lo Sviluppo Turistico dei Territori, specializzato nella sostenibilità e nella promozione culturale dei piccoli territori e delle...

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