È Roma!
Ma anche Castellammare di Stabia
Roma è una terra ancestrale che mi provoca un sentimento arcaico, atavico, antico. Una città in cui sono vissuto per un periodo importante della mia vita. Una città per la quale provo una sorta di sindrome di Stendhal che mi oblia ogni cattivo pensiero.
La Caput Mundi che urbi et orbi si relaziona all'intero pianeta, all'universo galattico e al cosmo remoto per la sua magnificenza creativa, per la potenza magnetica e tellurica che evoca attraverso i suoi sette colli.
Una città oggi è spiritualmente attanagliata da poteri oscuri di lungo corso dal Vaticano a tutte le forti istituzioni che ruotano intorno. Istituzioni apparentemente autonome come i palazzi del potere dello stato italiano.
Castellammare di Stabia invece, è una bella questione un po’ spinosa poiché è la città che mi ha dato i natali e in cui ho riversato molta emotività della mia vita.
Perché Castellammare di Stabia è un paradiso perduto rovinato da scimmie. Come dice anche una vecchia narrazione del 1600 d.C. che racconta di un dialogo tra Gesù e Dio dove il primo domandava: "Padre mio, hai creato un paradiso in terra" "No figlio mio ci stanno gli stabiesi".
Castellammare è una città antica, ricca di storia che risale ancora prima dei romani: alle popolazioni Osce.
Poi la fondazione romana di Stabiae e delle sue ville patrizie in cui è vissuto e vi è morto Plinio Seniore, stretto amico di Cicerone. Era la famosa esplosione del fu Monte Somma, oggi denominato Vesuvio, quell’eruzione magmatica del 79 d.C. che ricoprì anche il borgo mercantile di Pompei.
Castellammare di Stabia è una città ricca di risorse naturali come la bellezza di una concentrazione di ben 28 sorgenti di acque minerali. Ognuna con legami spirituali e magnetici sul territorio che lo hanno trasformato in un’opera d'arte. Come i templi dedicati ad Apollo e a Diana e poi nascosti dalla costruzione di chiese che nei secoli hanno sostituito i culti pagani con quello cattolico.
Una città incastonata tra il fiume Sarno, le campagne interne e la costiera napoletana. Una città alle pendici del monte Faito al centro della catena montuosa dei monti Lattari che inarcano l’intera penisola sorrentina fino a Capri.
Una città famosa per la sua tradizione termale, già conosciuta dai patrizi romani, e per la cantieristica navale che risale alla Repubblica Marinara di Amalfi. Qui sono state costruite imbarcazioni famose come la "Amerigo Vespucci", la superba nave scuola della marina militare italiana che tanto ci inorgoglisce.
Ho fatto volontariato per più di 30 anni nel mio paese, fin dalla tenera età dei miei 13 anni, con la speranza di migliorare e valorizzare la città di Castellammare di Stabia ma i miei sforzi sono risultati vani.
La mia generazione ha fallito perché era composta da giovani che sono emigrati altrove in Italia e all'estero per trovare la propria realizzazione personale. Ben pochi di quella generazione degli anni ‘90 è rimasta sul territorio. Una storia di fallimenti ereditati dalle generazioni precedenti che non sono state capaci di trasmettere le redini del potere alla generazione attiva successiva.
Per non parlare di poteri oscuri locali che cercano e hanno sempre cercato di controllare il governo locale con le loro influenze e per loro interessi.
Ma oggi nessuno può uscire e scappare. Forse è giunto il tempo di riflettere su come valorizzare quello che abbiamo.
La mia relazione con Castellammare di Stabia è nonostante tutto il risultato del rapporto con un territorio dove mi sono sempre sentito a mio agio per le sue caratteristiche urbanistiche e per il forte senso identitario.
Un senso che talvolta è diventato un campanilismo assordante che si dimentica di essere parte del un sostrato nutritivo più grande. Non soltanto una radice fondamentale della storia culturale partenopea, ma un ramo fondamentale della cultura italiana nazionale.
Un senso che supera il mito utopico di una Europa dei Popoli.
Sognavo e sogno un Italia liberata dalla turbolenza dei poteri occulti e globalisti, di riuscire a valorizzazione le nostre tradizioni più remote e di far rifiorire una cultura identitaria consapevole del rispetto verso il nostro pianeta Terra. L’unico sistema vivente a cui apparteniamo tutti.
E il rispetto delle altre culture nazionali di tutti i cinque continenti, sarà proprio il sostrato in cui anche Castellammare di Stabia può ritrovare quel sentimento smarrito di essere una figlia di Roma, un appoggio all'Europa e un fiore dell'intero continente di Eurasia.
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