Il verde fiume Liri la cinge in un sinuoso abbraccio.
La circonda, geloso di custodire tutto per sé quello spettacolo che una natura generosa ha voluto donarle rendendola unica.
Tra le sue anse, accoccolata, se ne sta un’isoletta amena e gioviale, un dì fiorente e ricca di vita economica e produttiva.
Oggi meno impegnata, leggermente oziosa, ma pronta a nuovi prosperi slanci.
Isola del Liri è così: una città che poco ha della città.
Un paese che niente ha a che fare con un paese.
Non è un borgo né una contrada.
È una lingua di terra che comodamente adagiata guarda tutt’intorno lo scorrere del tempo sempre uguale ma anche diverso.
La “cammnata” tra i due ponti che la delineano conserva il sapore di una dolcevita mai passata di moda.
Gli eventi mondani, le tradizioni tra il sacro e il profano, la sua storia.
E gli occhi di tutti puntati lì, ad ammirare ciò che non ti aspetti anche se da sempre conosci, anche se da sempre sai che esiste.
Maestosa e rassicurante: la cascata.
Chiare, fresche e dolci acque evocando lo stile petrarcano. Il velo di una sposa, volendo rubare un appellativo già riferito ad altri scenari.
Ma ad Isola non serve né questo né altro.
Non serve scopiazzare aggettivi altisonanti, non servono versi poetici per darsi maggior lustro.
Che in fondo la poesia poco ha da aggiungere a ciò che poesia già è.
La sua cascata, affatto paragonabile, è sua e basta. E domina il territorio dall’alto di un tuffo perfettamente verticale nel cuore del cuore della minuta città di Isola del Liri.
Alle sue spalle il castello delle fiabe. Davanti a sé la vita e le sue innumerevoli possibilità.
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