Un inedito documento ha permesso di ricostruire tutta la storia della statua di San Sebastiano che contiene la reliquia del patrono di Fumone: il conto della spesa e l’inventario dell’orafo! La statua d’argento di San Sebastiano di Fumone è l’unica rimasta che è stata fusa dal modello di creta del grande artista Rusconi di Milano (Milano 1658 - Roma 1728). Nel 2015 è stata in mostra nella prestigiosa sede del Braccio di Carlo Magno in Vaticano.
Ma quale è la storia della statua?
Il documento che ha permesso di risalire al nome dell’artista è un conto pagato per la statua di un “S. Bastiano”, come custodia d’argento per conservare la reliquia del capo del Santo, all’illustre argentiere Giovanni Giardini (Forlì 1646 - Roma 1721) intorno al 1697.
La scultura di San Sebastiano mostra la figura del martire avvinta a un tronco in bronzo dorato. A terra si trovano: l’elmo, lo scudo con l’iscrizione «COMMVNITAS FVMONIS PROTECTORI SVO DICAVIT AN°: 1697», alcune frecce e una faretra.
Il piedistallo in legno dorato, nel quale è incastonata la teca che contiene la sacra reliquia, è stato realizzato nel 1750 con il baldacchino processionale dall’intagliatore tirolese Jean Stoltz.
La statua era stata commissionata nel 1689 da monsignor Niccolò Grimaldi, il governatore di Campagna e Marittima (il nome della provincia dove si trovava Fumone), il quale ordinò che dei dodici scudi stabiliti per le spese della festa, nove fossero annualmente devoluti dal Comune alla Compagnia di San Sebastiano.
Queste somme dovevano servire per la realizzazione di un’opera in argento che contenesse la sacra reliquia.
Per questo motivo fu quindi abolita l’antica usanza della “panarda”, una sorta di minestra di pane che veniva distribuita nel giorno della festa patronale.
Il marchese Pietro Longhi fece da intermediario tra la comunità di Fumone e l’argentiere Giardini, visto che il conto è a lui intestato. Il marchese, si rivolse a Giardini, per avere ‘un artefice di assoluto prestigio’, in quanto era l’argentiere del Palazzo Apostolico e, nel 1698, sarebbe divenuto anche il fonditore ufficiale della Reverenda Camera Apostolica.
Giardini era assolutamente l’orafo-argentiere di maggior rilievo tra i maestri del tardo Seicento.
Il conto dell’argentiere reca la data del 22 aprile 1697, descrive la statua e le varie lavorazioni occorse alla sua realizzazione: poco più di 3 chilogrammi d’argento e circa 10 chilogrammi di bronzo, per una spesa totale di 268 scudi, poi pattuiti in 254.
Tale spesa fu affrontata grazie ad un prestito di 100 scudi, effettuato dalla Compagnia del Rosario di Fumone e autorizzato dalle varie gerarchie ecclesiastiche.
Nel conto per il San Sebastiano non è specificato alcun prezzo per il modello da cui ricavare la fusione, e questo fa presumere che l’argentiere l’avesse già a disposizione nella sua bottega. Dall’inventario redatto dopo la sua morte si trova: «un San Sebastiano di creta modello del Signor Camillo Rusconi».
Questo è l’indizio che mette in connessione la statua di San Sebastiano di Fumone con il grande artista Rusconi.
Anche nell’inventario dei beni della chiesa di Fumone del 1770, si legge che la statua è «opera del celebre Rusconi», ulteriore conferma della derivazione della statua argentea dal modello dello scultore milanese.
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