La prima delle novanta curve sulla strada verso il Monte Scalambra è una stretta a sinistra dalla strada di Piglio, vicino la fine di La Forma, il centro commerciale di Serrone che corre lungo la strada principale.
Da questo punta, la cima della montagna sembra vicino al cielo.
Poi dopo una mezz'ora ci siamo arrampicati attraverso le curve a U della vecchia Serrone, superato i resti della Torre dei Colonna, che si staglia poche centinaia di metri sopra la città, e abbiamo incontrato gruppi di bovini che usano questa strada come la propria autostrada tra le macchie di erbe verdeggianti che questa montagna offre ancora in questa calda estate prematura.
Le rocce affilate e i gruppi di mucche racchiudono la strada che segue più attentamente i sentieri dei vecchi pastori e si snoda fuori e dentro le parti scure avvolte dalle fronde degli alberi per poi uscire di nuovo nel sole luminoso. Intanto il vento fischia attorno all'auto ogni volta che sfuggiamo alla protezione della foresta.
Vicino alla sommità, la strada si stringe e la protezione sui bordi è scomparsa mentre compaiono i "pali che segnano la neve" che ci raccontano lo spettacolo dei profondi inverni.
E passando attraverso le ultime case sulla strada verso il cielo, abbiamo raggiunto la cima, un piccolo atterraggio segnato dalle torri di telecomunicazione, un’area di lancio del parapendio e la statua di Nostra Signora della Pace.
La temperatura qui è circa dieci gradi più fresca che nella valle sotto La Forma e, mentre scrutiamo l'orizzonte per i punti di riferimento delle province del Lazio, nuvole nere rivestite di argento salgono da dietro la montagna e si girano per scomparire nell'aria più calda.
Prima di tornare al caldo dell'estate, bisogna fare una breve salita al memoriale per leggere il semplice promemoria 'AI CADUTI DI TUTTE LE GUERRE' e sussurrare una breve preghiera.
Poi è tempo di tornare giù verso la civilizzazione gareggiando con appassionati di mountain bike!
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