Le isole sono luoghi a se stanti e Sciacca incarna quella separazione: una città ai margini della Sicilia.
Per alcuni, la fine di un mondo e l'inizio di un altro, o il contrario, o nessuno dei precedenti. Ma piuttosto un microcosmo dell'umanità.
Si adagia su una aspra collina calcare che arriva fino alle acque turchesi del Mediterraneo.
Nel momento in cui entri nelle strade strette e tortuose di questa città di mare, avverti la storia.
Gli antichi archi e le piazze pavimentate ti portano in una dimensione senza tempo in cui gli scooter, i cortili spagnoli e le antiche terme condividono la stessa geografia.
Questo luogo è stato rivendicato dall'umanità per millenni e la gente del posto è stata plasmata da questa terra.
Una terra di sole, colori vivaci, uliveti e uva, scogliere profonde e passioni che corrono come lava pronte a emergere in qualsiasi momento.
Ti sveglia, avvolge la tua pelle in una brezza calda e la tua anima vaga.
Non è né italiana né greca, né araba né normanna, eppure è tutti insieme.
Profondamente cristiano, forse perché attraversando il mare si trova il Nord Africa e il mondo islamico, le chiese e le immagini sacre sono ovunque.
Con elementi così ricchi e intricati, l'arte è fiorita e piastrelle, archi, meridiane, tegole colorate, stucchi e affreschi, volti in terracotta, vasi di fiori di creature mitiche, palazzi, pareti antiche e cupole inebriano i tuoi sensi.
Il mare chiama, le piante dei piedi si sfregano contro il fondale fangoso.
Pensi ad uva, arance e melograni dorati maturi, il tuo corpo vuole nuotare, nudo, Nettuno e Afrodite contemporaneamente.
Fiancheggiata da filari di alberi di cotone ricoperti di profumati fiori rosa, è una gemma poco appariscente, la chiesa di Santa Margherita.
Facciata plateresca, marmo bianco dall'alto alla base della navata, volte a stucco bianco e gli affreschi più elaborati indossati dagli elementi, precari e imponenti.
Sciacca incapsula l'antica saggezza, non ha bisogno di provare nulla perché ha tutto.
È un posto a parte.
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