Bola, la Via Labicana, Labicum e Labico

Bola, la Via Labicana, Labicum e Labico

Che tutta l’area intorno a Roma sia stata costruita su resti romani è indubbio così come molti piccoli borghi o centri urbani si sono formati attorno alle stazioni di posta per la sosta e il cambio dei cavalli lungo le principali vie di comunicazione.

Il problema è semmai capire quali siano i resti romani e riuscire ad ubicare alcune delle mitiche città satellite di Roma narrate dai grandi autori.

Una di queste città è la famosa Labicum che dava anche il nome ad una via, la Via Labicana ancora esistente a Roma.

Ora si potrebbe pensare che Labicum sia la attuale Labico, eppure non è proprio così.

L’attuale Labico sorge nell’area dei resti di Bola, chiamata anche Bolae, una colonia della mitica Alba Longa che viene anche citata da Virgilio nell’Eneide. Quindi una città nata nell’età del bronzo che precede addirittura la costruzione di Roma.

I Romani avevano l’abitudine di conquistare queste città e distruggere le città della Lega Latina che si opponevano alla sua espansione. Poi dividevano il territorio e lo davano ai coloni e ai veterani che avevano anche il compito di’ romanizzarlo’ e di far perdere le tracce dell’antica storia.

Gli studiosi ritrovano Bola in diverse storie che caratterizzano l’espansione di Roma a danno delle popolazioni vicine degli Equi e dei Volsci. Bola venne poi conquistata definitivamente da Furio Camillo nel 389 A.C. e la città quindi scomparve assieme alla sua ubicazione, che però dovrebbe ricadere in prossimità dell’attuale Labico.

Mentre il nome Labicum si riferisce ad una città più importante ma di cui si sono perse totalmente le tracce, forse si trova nel territorio di Monte Compatri. Secondo una leggenda antica, Labicum era stata fondata da Glauco, il figlio del re di Creta Minosse, e Virgilio la cita tra i popoli che contrastarono Enea.

Per arrivare in questa città si percorreva la Via Labicana che praticamente partiva da Porta Maggiore e seguiva un percorso che seguiva inizialmente la via Prenestina, poi la via Casilina. Probabilmente passava per il Tuscolo lungo il versante esterno dei Colli Albani, poi passava per Labicum e si ricongiungeva con la Via Latina. Si può dire che era un percorso alternativo a quello della via Latina che nel tratto iniziale passava nelle aree montane dei Colli Albani e qualche volta erano inaccessibili in inverno.

Una curiosità che rende speciale questa via: nel 193 d.C., lungo la via Labicana è stato sepolto l’Imperatore Didio Giuliano dopo essere stato giustiziato.

Labicum fu poi rasa al suolo dai romani nella loro espansione nel 418 a.C. da Quinto Severio Prisco e rifondata poco lontano attorno ad una stazione di posta lungo la Via Labicana. Ma il suo declino è stato inarrestabile come quello di Roma e piano piano è scomparsa dalle carte geografiche e dalla memoria.

Probabilmente il nome dell’attuale paese di Labico deriva da un fraintendimento. Infatti questo paese originariamente si chiamava Lugnano e cambiò il suo nome nel 1872 dopo che nel XVIII secolo Francesco de’ Ficoroni sentenziò che Lugnano era stato costruito sull’antico nucleo di Labicum e che questo dovesse essere omaggiato e ricordato cambiando il nome del borgo.

Tale era la gioia di avere una tale discendenza eroica che la modifica del nome del paese avvenne in tempi brevi. A tutto questo fermento non è però seguita attività di studio e oggi l’identità di Labico è da ricercarsi più nella sua ospitalità e nella sua cucina stellata che nella storia preromana.

Una Labico da gustare.


Scritto da
Claudia Bettiol

Ingegnere, futurista e fondatrice di Discoverplaces. Consulente per lo Sviluppo Turistico dei Territori, specializzato nella sostenibilità e nella promozione culturale dei piccoli territori e delle...

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