Prizzi è il nostro piccolo centro del mondo, un antico borgo, un dedalo di piccole case abbarbicate sull’antica Montagna dei Fuochi.
Un luogo dove trovarono riparo i pochi sopravvissuti allo sterminio della città di Hippana da parte dell’esercito romano nel 258 a.C.
Ancora oggi la montagna “gemella”, la Montagna dei Cavalli, ci ricorda le nostre origini.
Un popolo di mercanti e filosofi, un luogo snodo commerciale per gli alleati Cartaginesi, che venivano accolti nell’agorà, condotti all’acropoli e infine al teatro greco che sovrastava la Valle del Sosio.
Prizzi paga i nostri sforzi con magnifici tramonti e un panorama unico nel suo genere.
Perdersi nel dedalo delle sue piccole “vanedde” (strade curve e strette) e sorprendersi con scorci di verdi foreste incorniciati fra le mura delle case è sempre sorprendente.
Negli ultimi anni pensavamo che questo fosse il più grande tesoro del nostro piccolo borgo.
Col tempo ci siamo resi conto che il vero tesoro sta nei cuori delle persone che abitano queste montagne.
La capacità di accogliere indistintamente chiunque nonostante i pregiudizi. Il primo sguardo storto e incuriosito verso lo straniero che dopo pochi minuti si ritrova circondato da gente che scherza. Che offre un caffè, che prepara un pranzo, una cena, che cede una camera per la notte.
La mattina dopo lo straniero è “prizzitano”!
Rivede le stesse persone nello stesso bar che sembra non siano mai andate via. Lo salutano anche coloro che il giorno prima non erano presenti perché ormai sono stati minuziosamente informati della novità.
Il distanziamento sociale ha senza dubbio ridotto drasticamente quel che resta del rapporto umano nelle grandi città, ma non è riuscito mai a slegare una comunità che vive di relazioni sociali quotidiane.
Nel rispetto delle norme, la gente è rimasta unita e forse ha preso coscienza di questo tesoro invisibile ormai molto raro. Questo modo di essere è proprio uno dei carburanti della ripresa produttiva ed economica.
Lo afferma anche uno psichiatra americano di Dallas che anni fa durante un viaggio in Sicilia si trovò a passare da Prizzi. Gli fu offerta una cena, poi una camera per passare la notte, poi restò qualche altro giorno.
Molti ormai lo conoscevano e si fermavano a parlare con lui, gli mostravano le bellezze della nostra terra. Durante la Pasqua di Prizzi caratterizzata dalla antica tradizione pagana del “Ballo dei Diavoli”, gli è stato concesso di partecipare alla celebrazione pasquale portando a spalla la statua del santo.
Ha vissuto da protagonista i gesti della quotidianità della tradizione agro pastorale. A Prizzi abbiamo un turismo esperienziale spontaneo sviluppato dall’istinto e dalla voglia di condividere.
Oggi a Dave Atkinson è stata conferita la cittadinanza onoraria per avere contribuito ad incrementare forme di integrazione sociale, avendo avviato il progetto di Street Art con artisti di Dallas chiamato “Dallas in Prizzi”.
Dave ha comprato una casa a Prizzi. Camminiamo con passo lento, corto ma continuo.
L’autenticità inconfondibile del nostro territorio, ormai da anni attira pellegrini e camminatori lungo antichi sentieri, rotte commerciali e percorsi militari di epoche remote.
Oggi queste vie che sembrano non aver avvertito il passare dei secoli, si traducono nella nostra epoca come itinerari turistici, vie francigene per pellegrini, sentieri da percorrere a piedi, in bici o a cavallo.
Un territorio, potremmo dire inesplorato, che ha conservato caratteristiche uniche altrove dimenticate da secoli. Il tempo scorre lentamente, ogni passo è pensato, ogni azione e ogni gesto ha un tempo da rispettare.
La pazienza di veder crescere un prodotto della terra.
Non mancano esempi di riciclo creativo non voluto.
Ciò che è rotto si ripara o si riutilizza con uno scopo diverso: se avanza una vite la si conserva. Forse queste persone avrebbero veramente tanto da insegnare alle future generazioni che dovranno fare i conti con le conseguenze di anni di sprechi e inquinamento.
Le nuove dinamiche sociali si nutrono del turismo sostenibile che porta fra le nostre montagne un numero sempre più̀ elevato di turisti camminatori da ogni parte del mondo. Oggi viviamo in un contesto nuovo e mai sperimentato prima.
Da una parte ci sono volti scavati dal vento delle campagne siciliane che con la loro coppola e con la loro umiltà̀ ci insegnano ogni giorno a comprendere il nostro passato a conoscere ogni sfumatura di antichi mestieri, prodotti tipici, usanze, tradizioni, modi di dire che esprimono modi di pensare e di vedere il mondo.
Dall’altra parte ci sono viandanti con culture, lingue e tradizioni diverse.
Se un tempo vivere in un piccolo borgo era come vivere in una scatola chiusa, adesso Prizzi ci permette di parlare inglese, francese e spagnolo aprendoci a nuove idee, innescando scambi culturali unici e nuove amicizie.
Dopo aver girato il mondo, aver fatto esperienze di studio e di lavoro all’estero, abbiamo deciso di crederci e tornare nella nostra terra, per fare da ponte fra il signore con la coppola e il visitatore straniero. Fra il tempo del mulo e quello dell’auto elettrica.
A Prizzi passato e presente si mescolano e imparano l’uno dall’altro.
Ci piace pensare che il nostro territorio sia un bellissimo quadro che fino ad oggi si poteva solo osservare nel momento catturato dal pittore.
Noi rendiamo reale quella scena.
Rendiamo possibile vedere un magnifico territorio in movimento con workshop su antichi mestieri e prodotti tipici, turismo esperienziale e trekking.
Il tutto all’interno di quella splendida cornice che non possiamo fare a meno di difendere e amare incondizionatamente.
In un mondo industrializzato, informatizzato, digitalizzato, noi vogliamo sentire l’odore della terra bagnata.
Una terra che non vogliamo più bagnare con le lacrime ma col sudore della fronte.
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