Nel 1495 papa Alessandro VI Borgia decretò che la “Terra di Magliano”, giudicata «popolosa e abbastanza a modo», divenisse sede della “Diocesi di Sabina”. La chiesa di San Liberatore, patrono della città, fu elevata a Cattedrale.
A fine ‘500 le reliquie del santo furono trafugate e, non riuscendo a ritrovarle, ne furono accettate altre provenienti da Montefiascone.
Con una piccola, ma forse non trascurabile differenza, che le ossa del braccio erano di San Liberato e non di San Liberatore. È così che ha avuto inizio una bizzarra diatriba, che per certi versi non è terminata ancor oggi.
[caption id="attachment_115497" align="center-block" width="750"] Facciata delle Cattedrale [1][/caption]“DIVI LIBERAT(or)I(s) AEDES”, così scrisse il lapicida sui tre architravi delle rispettive porte della Cattedrale dei Sabini [foto n. 1].
[caption id="attachment_115488" align="center-block" width="750"] Cattedrale, porta centrale [2][/caption]Non può sfuggire, sopra la porta centrale [foto n. 2], l’evidente asimmetria negli spazi tra le ultime quattro lettere LIBERAT(or)I(s) [foto n. 3], indice di un intervento successivo a correzione della scrittura originale della parola.
[caption id="attachment_115491" align="center-block" width="750"] Dettaglio della porta centrale [3][/caption]Che il lapicida avesse commesso un errore e l’avesse corretto successivamente?
A tutta prima sembrerebbe di sì, ma quando si entra nella chiesa è possibile leggere sul porfido dell’altare maggiore che il tempio era consacrato ad onore e gloria di San Liberato.
La lapide, in questo caso, “parla” senza lasciare dubbi, ma il dubbio invece si insinua nella mente di chi vorrebbe conoscere se il sontuoso tempio fosse stato veramente dedicato a San Liberatore, vescovo e martire, oppure a san Liberato.
I più antichi documenti testimoniano che la chiesa fu sempre dedicata a San Liberatore.
Nel 1582 avvenne un fatto incredibile: tutte le reliquie del Santo Liberatore furono rubate! Perché, da chi, nessuno l’ebbe mai saputo, e il reato restò impunito per tutti questi secoli, senza soluzione.
A meno che... i sospetti non cadano sugli abitanti dei paesi più vicini che mal avevano digerito lo spostamento della sede della Diocesi di Sabina da Vescovio a Magliano in Sabina.
Al di là della disputa, di certo i maglianesi non potevano sopportare di restare privi di reliquie del loro protettore, senza di esse veniva meno la difesa divina della città.
E allora, dove andare a prenderle altre se non ad Arria, presso Ariano Irpino, paese di origine del Santo? Inutilmente però, perché da Arria, per ragioni di cui si è persa la memoria, mai furono inviate altre reliquie, che pure si conservano nella chiesa di Benevento (chiesa di Santa Sofia).
Che fare? In qualche modo si doveva sopperire a tanta mancanza.
Così il Vescovo, i Canonici e gli Agostiniani del convento di Magliano si rivolsero ai monaci agostiniani di Montefiascone, i quali senza indugio inviarono un braccio intero, corredato da documenti per dimostrare l’autenticità (come era consuetudine).
[caption id="attachment_115500" align="center-block" width="750"] Interno Cattedrale, altare con abside[/caption]
Solo che il braccio non era quello di San Liberatore ma di San Liberato.
Per questa sostituzione di reliquie, dalla fine del 1500, nei documenti ufficiali pontifici la cattedrale dei Sabini diventava così di San Liberato e non più di San Liberatore.
Le cose restarono così fin quando un luminare in campo liturgico, il Vescovo di Sabina, cardinale Nicola Ludovisi Albergati (1677-1681), non sollevò la questione davanti alla Sacra Congregazione dei Riti. Questa, inaspettatamente, nel 1679 decretò che il titolo talvolta dubbio fosse aggiudicato a San Liberato, per buona pace del partito dei conservatori.
Ma questi ultimi non desistettero, e tornarono alla carica. Il cardinale fu allora costretto a chiedere aiuto addirittura al papa Innocenzo IX. Il papa, dietro consiglio del cardinale Girolamo Casanate (1620-1700), il 30 settembre 1679 emanava un Breve col quale imponeva di venerare come titolare della chiesa e come patrono della città San Liberato.
I sostenitori di “Liberatore” non chiusero la partita.
Anzi con maggior lena iniziarono un’opera sotterranea con memoriali, suppliche e altri scritti pur di riportare la questione davanti alla Sacra Congregazione dei Riti.
Finalmente nel 1735, grazie al cardinale Antonio Felice Zondadari senior (1665-1737), questa dichiarava di doversi restituire il culto del martire e vescovo… San Liberatore... e non a San Liberato completamente sconosciuto», prorsus ignoto, cioè inesistente! San Liberato, chi era costui? Mai esistito.
È curioso pensare che per circa 150 anni un santo sconosciuto abbia potuto usurpare un titolo ad un altro Santo, che aveva il nome di Liberatore, quando con questo nome si deve identificare San Eleuterio o Liberatore, Vescovo dell’Illiria, venerato in molti paesi e città dell’Italia meridionale e centrale.
[caption id="attachment_115494" align="center-block" width="750"] Porfido dell'altare maggiore nella Cattedrale [4] [/caption]Ecco, quindi, come si spiega la contraddizione di trovare ancora scritto sul porfido dell’altare maggiore [foto n. 4] la dedica a San Liberato, e sull’architrave della porta centrale, inserite con indubbia abilità le lettere 0 - R - S, per restituire il tempio al legittimo titolare, cioè San Liberatore.
Ma se oggi chiedete a un maglianese chi è il protettore di Magliano a tutta prima (poi si correggerà) vi risponderà Salliberatu, ovvero San Liberato!
Foto di Maurizio Mola
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