Crescere su un palcoscenico italiano

Crescere su un palcoscenico italiano

Ci sono momenti della vita che non si scorderanno mai e che segnano un gradino nella nostra evoluzione. Questo è quello che è accaduto a Lia Della Porta, una bambina americana di Philadelphia che per un mese ha soggiornato a Città della Pieve per partecipare alla prima di un’Opera Lirica.

Incontro Lia e i suoi genitori nel bar pasticceria Stefanini di Città della Pieve la mattina dopo aver assistito alla prima di Azaio, un’opera dell’International Opera Theater dove Lia aveva il ruolo di Rosalinda (da “Come vi piace”) in una nuova opera scritta e diretta da Karen Saillant che commemorava i 450 anni della nascita di Shakespeare.

Lia assieme ad altri 15 bambini e ragazzi (tutti compresi fra gli 8 e i 17 anni) era stata selezionata da Karen dopo una serie di audizioni a Philadelphia. Aveva trascorso un mese in Italia con i suoi genitori per prepararsi a questa serata. Ogni giorno per circa 6 ore e per 6 giorni a settimana, Lia è andata a teatro a fare le prove, come una vera professionista.

Ha dovuto affrontare due grandi difficoltà: cantare le arie in italiano e la dimestichezza con il palcoscenico. Le prove si svolgevano in un vero teatro, un gioiello di architettura con una platea e tre ordini di balconate (oltre il loggione) per un totale di circa 200 posti a sedere.

Il teatro degli Avvalorati è una miniatura professionale di un classico teatro dell’’800, con un grande palcoscenico, sale prova, camerini e sale per gli operatori. La sua struttura e la preziosità dei suoi decori e dei suoi arredi può mettere a disagio anche un attore professionista che ama avere il pubblico a pochi passi da lui.

Ho chiesto di intervistare Lia perché lo spettacolo mi aveva colpito nel profondo per la dolcezza e la professionalità dei 16 ragazzi protagonisti. Si muovevano con disinvoltura sulla scena, non hanno perso una battuta e a fine spettacolo ognuno di loro ha recitato una frase dedicata ai bambini del mondo che ancora soffrono accompagnata dalla musica. Il loro tono e i loro movimenti mostravano la maturità di gestire piccole difficoltà superata dalla serenità della fanciullezza.

Lia mi racconta di come questa esperienza si è sviluppata. Il rapporto con Karen è stato quello di una discepola con una maestra. Karen le ha insegnato la recitazione e il canto secondo un metodo messo a punto da lei che facilita la spontaneità nella recitazione, come nell’antica Commedia dell’Arte della tradizione italiana. Attraverso un sistema di consenso non verbale, è nata una forte relazione con gli altri ragazzi, che Lia non conosceva prima di venire in Italia.

E questo legame è stato cementato anche grazie al particolare stile di vita che si può sperimentare nei piccoli centri d’arte italiani come Città della Pieve. Questo comune immerso nelle colline della regione umbra (non lontano dalla zona del Chianti) ha circa 4000 abitanti, la maggior parte vive nel centro storico tutto realizzato in mattoni di argilla. Al contrario di altre città più turistiche, questo centro ha una presenza soprattutto di italiani in fuga dalle città metropolitane e continua ad avere una sua preziosa vita interna.

Quello che Lia e gli altri non potevano immaginare è che in questi centri si sperimenta “la libertà”. I bambini di tutte le età possono camminare, correre e giocare da soli nelle vie e piazze del paese perché sono controllati da mille “telecamere biologiche”: gli occhi degli abitanti. Basta poco per essere introdotto nella società locale ed entrare “sotto l’ala protettiva” della comunità.

Ai bambini come Lia questi occhi non sono mai evidenti. Quello che lei e i genitori hanno sperimentato è la gioia di partecipare alla felice crescita del figlio osservandolo a distanza mentre si confronta con la vita. Kim e Dave, i genitori di Lia, mi hanno raccontato come la bambina che è arrivata in Italia è sbocciata ed è cresciuta emotivamente (ed anche di qualche centimetro di altezza). Torneranno a casa con una ragazza differente.

Questi ragazzi hanno avuto un’altra esperienza che cambia la vita: sono stati testimoni della festa per il Palio dei Terzieri, 12 giorni di celebrazioni e giochi. Hanno cantato a La Rocca come parte di un evento di raccolta fondi di Terr’arte, un’organizzazione che insegna ai disabili ad esprimersi con la creazione ceramica. Qui Lia ha cantato la musica di Broadway (dal Fantasma dell’Opera). Ha anche cantato Panis Angelicus nella Cattedrale durante la messa della domenica.

Prima di salutare Lia, chiedo ai genitori se anche le altre famiglie hanno avuto le loro stesse sensazioni e se rifarebbero tutto. Mi rispondono che si sono confrontati fra di loro e che sono tutti assolutamente contenti dell’esperienza italiana con i loro ragazzi, ma che gran parte del merito va alla guida materna e professionale di Karen, al suo amore per l’Opera e per Città della Pieve, gioiello fra le città d’arte italiane.


Scritto da
Claudia Bettiol

Ingegnere, futurista e fondatrice di Discoverplaces. Consulente per lo Sviluppo Turistico dei Territori, specializzato nella sostenibilità e nella promozione culturale dei piccoli territori e delle...

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