Nel 2009 si inaugurava a Cisterna POMOS, il Polo della Mobilità Sostenibile, e il 2019 è il suo decennale: una occasione di festa ma anche di riflessione e di strategia per il futuro.
I centri di ricerca, per loro essenza, costruiscono il futuro (progettano quello che ancora non esiste) ed è importante fare previsioni sui cambiamenti che sono in corso e che avverranno nella nostra società per immaginare i prossimi 10 anni del POMOS.
Se nel 2009 l’industria italiana era ancora forte e la crisi solo all’inizio, oggi ci ritroviamo con 10 anni di crisi e un cambiamento socio-economico che ha stravolto le nostre comunità. Molte piccole industrie hanno chiuso, soprattutto per una improvvisa stretta creditizia delle banche e non per mancanza di prodotti e clienti. Sembra veramente che ci sia stato un disegno geopolitico di spostare le industrie in qualche altra parte dell’Europa o del mondo. Un piano che era impossibile affrontare a livello locale.
Da un punto di vista sociale, i centri periferici come Cisterna di Latina vedono un abbandono da parte dei giovani che sempre più spesso cercano fortuna all’estero. Giovani spesso laureati e formati che arricchiscono con le loro competenze e creatività altre imprese e altre nazioni.
Ma torniamo alla mobilità.
Il cambio di paradigma nella mobilità è in corso: incentivi alle auto elettriche, chiusura dei centri storici alle auto diesel ma, soprattutto, le grandi imprese che stanno dismettendo la rete di distribuzione dei carburanti trasferendo il rischio di impresa su tanti piccoli operatori locali. Quando avranno completato la dismissione della rete, il processo verso la mobilità sostenibile subirà una accelerazione.
L’auto è sempre più digitale e sociale e in generale è in corso un processo di ‘gamification’ all’interno di tutti gli strati della società. Le persone hanno una attenzione sempre più breve che viene aumentata attraverso processi di coinvolgimento che hanno come essenza quella del gioco.
Nel frattempo, in questi 10 anni a Cisterna di Latina il POMOS è diventata una eccellenza e tutti i ragazzi che lavorano al reparto corse o nei vari progetti di ricerca vengono assunti ancora prima di essere laureati. Progetta e realizza automobili ma anche barche e sistemi di ricarica veloce. Partecipa a progetti territoriali ed internazionali e si pone a supporto di un tessuto di piccole e grandi imprese. E ha un reparto corse che si fa apprezzare da tutte le altre università del mondo.
Come si combinano tutti questi scenari per pensare ad una ipotesi di strategia futura?
10 anni fa il POMOS era nato per essere una cerniera con il mondo delle piccole imprese perché era già chiaro che la geopolitica delle grandi industrie aveva scelto di abbandonare l’Italia. POMOS doveva essere un presidio di tecnologia e di competenze per poter permettere lo sviluppo di imprese di nicchia. E lo ha fatto egregiamente.
Oggi è in corso un cambiamento socio-economico verso comunità sostenibili, dove la parola ‘sostenibile’ si coniuga anche con la parola ‘digitale’. Lo avevo previsto nel mio libro ‘Sogni ed energie digitali’ ed oggi si avvera. L’Intelligenza Artificiale ci circonda e si è ormai insinuata nelle nostre vite e noi dobbiamo cambiare. Il senso della nostra vita lo ha espresso magistralmente Jack Ma, il fondatore di Ali Baba nel suo discorso a Davos nel 2018: empatia, arte, sport, conoscenza di sé stessi. Tutto il resto lo faranno i robot.
Questo significa un cambiamento totale per milioni di persone che non riescono a vedere ancora questo nuovo ruolo dell’uomo su questa terra. Ma significa che l’uomo deve imparare ad evolversi con le macchine, come predetto dal filosofo Bruze Mazlish nel suo libro ‘La IV Discontinuità: la co-evoluzione di uomini e macchine’.
Questo significa che i piccoli comuni e i loro abitanti, ad esempio, devono imparare ad avere dimestichezza con il digitale e con le infrastrutture connesse. Il rischio è l’avverarsi degli scenari della distribuzione della popolazione concentrata nelle megalopoli mentre si desertificano le campagne.
ONU, Pentagono, Aziende di Consulenza… ognuno con diverse prospettive, ma tutti si stanno preparando a questo scenario mentre noi cittadini periferici ci disperiamo per la perdita delle tradizioni e del patrimonio immateriale intriso nelle nostre comunità.
L’UNESCO compila una lista del Patrimonio Immateriale ma anche questa rischia di diventare una gamification come una visita a Venezia o come il famoso racconto England England di Julian Barnes.
Allora uno dei compiti del POMOS potrebbe essere quello di continuare il suo presidio di contenimento della deriva di accentramento dei poteri e di presidio delle comunità locali.
Il suo ruolo sarebbe quindi strategico non più solo nell’avanguardia tecnologica, in cui è ormai una vera eccellenza, ma nel supporto alla trasformazione delle comunità periferiche per farle diventare luoghi con una altissima qualità di vita.
Ma la politica deve giocare il suo ruolo che non è quello di spettatore degli scenari geopolitici ma un leader che guida la sua comunità verso il futuro. Un futuro che sarà bello se lo costruiremo tutti insieme, sarà invece un mostro se lo subiremo inermi.
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