Siamo tutti cresciuti con favole, miti e leggende raccontate da nonni o da maestre. Per millenni la storia si è ripetuta ad ogni generazione fino all’arrivo della ‘Generazione Digitale’, dei bambini che sin dai primi anni sono a contatto con smartphone, computer e sono connessi con la rete. Hanno bisogno di Digital Story Telling.
Quando i bambini si trovano sin dai primi mesi immersi in ambienti virtuali il loro cervello cambia il modo di organizzare le informazioni e le sinapsi si attivano con stimoli nuovi. Si riduce la soglia di attenzione e c’è una diversa gerarchia nella scelta del canale preferito di comunicazione.
Tutte queste caratteristiche intellettive delle generazioni digitali sono ben conosciute dall’industria del gioco che elabora programmi in modo da essere scelti e preferiti dai giovani e che, in questo modo, contribuisce ad accelerare il cambiamento delle strutture intellettive e cognitive della Generazione Digitale.
A chi si occupa di Web è ben noto che il tempo di attenzione iniziale verso una nuova informazione è di pochi secondi (2-3 e per i più giovani può arrivare anche a 1,5 secondi) e il tempo di attenzione verso un video è minore di 15 secondi.
Questo è quindi il tempo che si ha a disposizione per catturare l’attenzione di un giovane e di tutti coloro il cui cervello ha già subito dei cambiamenti organizzativi dovuti al lungo intrattenimento con il web.
Se si passa questa soglia, allora si guadagna un tempo pari al doppio di quello iniziale. Se si supera questa seconda soglia, poi, si conquista l’attenzione del lettore verso il contenuto che vogliamo veicolare.
Edu-tainment e Contenuti
Chiunque voglia trasmettere informazioni e voglia educare un giovane, una struttura culturale che vuole promuoversi e una scuola devono sapere che questo sono le limitazione con cui devono confrontarsi per poter avere successo nel loro intento.
Il mondo dell’educazione si è arricchito di un nuovo modo di trasmettere informazione che passa anche attraverso forme di intrattenimento. Il modo accademico è sempre più riservato ad un ristretto numero di persone se non si apre a forme di interazione che combinano Educazione e Intrattenimento.
Questo è il motivo, ad esempio, del mancato successo di pubblico di tante università che hanno messo on-line i propri corsi senza modificare il linguaggio dei professori o senza studiare il modo in cui questi corsi possono arrivare al pubblico. Il rischio è quello di raggiungere solo le persone che sono giù altamente motivate ma non quelle che hanno un desiderio latente, e che sono la maggior parte.
I contenuti assumono una importanza strategica che non è più solo di appannaggio di esperti della materia ma che prevede una combinazione fra esperti ed educatori digitali.
Digital Emotions
E’ chiaro che i pochi secondi iniziali di attenzione devono essere usati per suscitare ‘Emozioni Digitali’, qualcosa che incuriosisca il lettore e spinga ad approfondire il tema per qualche altro secondo.
Il ruolo delle ‘emozioni’ è fondamentale ed è suggerito dalla etimologia stessa di questa parola che viene dal latino ed è composta da e-moveo. Questo significa che può venire indotta una azione fisica e che il ruolo delle emozioni digitali è proprio quello di attivare un comportamento reale, è la connessione fra i sensi emozionali e il nostro corpo.
Per un museo, un collezionista o una galleria d’arte, l’emozione è quindi il vero obiettivo della comunicazione in quanto è quella che rende gradevole la visita e spinge all’approfondimento, a studiare, ad andare al ristorante del museo, al book-shop e a condividere con gli altri la gioia.
L’emozione è quella che spinge immediatamente all’azione e viene condivisa sui social network creando un alone di interesse sul web capace di raggiungere altre persone potenzialmente interessate.
Il Ruolo delle Storie
Se le storie hanno accompagnato la crescita dei bambini in ogni parte del mondo, e se i cantastorie sono stati per secoli gli educatori delle comunità, è dalle storie che si deve cominciare per catturare l’attenzione di chi vogliamo attrarre.
Le storie sono per loro natura composte da una parte educativa ed una di intrattenimento. Ad esempio leggendo l’Iliade di Omero si può apprendere come allevare le pecore e come realizzare manufatti, leggendo Virgilio si impara a coltivare i campi. Allo stesso modo le Storie Digitali devono avere tutti questi ingredienti ma con un ritmo totalmente diverso.
Non possiamo, ad esempio, trasmettere un pensiero di un autore senza raccontare qualcosa della vita dell’autore. L’astrazione totale è qualcosa di difficile da raggiungere sul web mentre è più facile arrivare alla stessa soglia di approfondimento integrando e intrecciando le astrazioni filosofiche con la storia reale dell’uomo.
Tutto il web è ‘social’ e questi aspetti devono essere inseriti e presi in considerazione anche da chi si occupa di ‘cultura alta’. Anche le accademie e le università devono cambiare il loro modo di rapportarsi con i loro potenziali iscritti o con i loro studenti per aumentare la soglia del loro interesse.
E’ chiaro, quindi, che i moderni cantastorie devono avere una doppia preparazione: da una parte sapere che cosa vogliono trasmettere e dall’altra sapere in che modo raccontare la storia sul web alle generazioni digitali.
Digital Story Telling: come raccontare sul web
Le persone hanno tre canali di comunicazione con cui ricevono messaggi dal mondo esterno: il canale visivo, auditivo e cenestesico. Questo può essere semplificando in: immagini, parole (scritte o parlate) e sensazioni fisiche.
In generale ognuno di noi predilige un canale di comunicazione a seconda della struttura del suo cervello e della combinazione delle sue intelligenze. Come studiato da Gardaner, l’intelligenza non è misurabile in modo assoluto ma ognuno di noi ha una combinazione di almeno 9 tipi di intelligenza con la quale interpreta le informazioni del mondo e si esprime.
Quello che è successo alle generazioni digitali è che, prescindendo dal tipo di combinazione di intelligenza, si preferisce sempre di più il canale visivo. Questo significa che soprattutto in un primo momento le immagini giocano un ruolo fondamentale nel suscitare le emozioni che decidono l’approfondimento di questa o quella informazione.
In conclusione, raccontare una storia sul web non è come raccontare una storia su un palcoscenico, su una cattedra o su un giornale. La struttura mentale delle generazioni digitali e di tutti quelli che trascorrono molto tempo al computer si è modificata nel tempo e richiede la capacità di catturare l’interesse delle persone in pochi secondi.
Pochi secondi che fanno la differenza fra il successo o l’oblio. Pochi secondi in cui bisogna saper sintetizzare sapere ed emozioni profonde.
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