Per conoscere Albana Temali siamo andati a Bologna dove vive e lavora. La conoscevamo dal suo sito www.albacenter.it diventato un punto di riferimento per l’arte e la cultura albanese nel mondo ma non la avevamo mai incontrata di persona.
L’appuntamento sotto la Fontana del Nettuno, pieno centro vicino San Petronio e le torri degli Asinelli e la Garisenda ci aveva lasciato intendere che non sarebbe stata una giornata qualsiasi. La mattinata di sole rendeva Bologna più fascinosa e scorgiamo Albana mentre fotografa la fontana.
Una donna elegante e gentile che subito ci lancia una sottile sfida: “Vi ho invitato qui perché siamo in una area con importanti monumenti. A voi piace l’arte? Vorrei portarvi alla Chiesa di Santa Maria della Vita a vedere le statue di terracotta del 1400 di Niccolò dell’Arca e la Biblioteca dell’Archiginnasio dove si trova la prima università del mondo e la sala dello Stabat Mater - dove Rossini ha eseguito la prima della sua opera sotto la direzione di Doninzetti”.
E mentre pronunciava queste parole si capiva che la nostra risposta sarebbe stata il metro con cui ci avrebbe giudicato e sul quale sarebbe nata la nostra relazione. Una misura di amore per l’arte, la cultura e la creazione umana. La parte migliore dell’uomo quando si ricorda il valore della vita e non si perde a pianificare guerre e distruzione.
Visitare la prima università mi ha emozionato pensando a tutti gli studenti che nel corso di secoli avevano percorso prima di noi quei corridoi, al tempo dedicato a studiare e investigare nella vita del mondo e di noi stessi. Ai loro vestiti, ai loro costumi e al linguaggio così diversi nel corso dei quasi 10 secoli dalla fondazione dell’università.
Albana è stata una pioniera nel comprendere l’importanza dei piccoli artisti ed artigiani e nell’aiutarli a crescere e ad affermarsi. Un percorso parallelo al nostro nato dall’amore per l’arte ma anche dalla necessità di dare un senso alla sua doppia anima di nativa albanese ma con una vita trascorsa con la sua famiglia italiana.
Seduti a mangiare in un piccolo ristorante dietro San Petronio rappresentavamo un esempio di multicultura e integrazione: un australiano, una albanese e una italiana innamorati della vita e delle cose belle che l’uomo può creare. Innamorati delle storie e dei piccoli segreti che in modo sorprendente e inaspettato portano alla bellezza.
“Sapete che Bologna ha 45 km di portici? Sapete perché sono stati costruiti?” ci domanda Albana. Non avevo la più pallida idea - a parte la banale protezione dalla pioggia e dall’umidità dell’inverno. “Perché quando sono cominciati ad arrivare i primi studenti a Bologna cercavano stanze da affittare e i bolognesi hanno pensato bene di allargare le loro case. Potevano allargarsi solo verso le strade ma dovevano rispettare i negozi aperti al piano terra. Così hanno costruito delle ‘stanze sospese su colonne’ e sono nati i portici”.
E la pragmatica osservazione australiana è stata: “un po’ costosi ma sono 700 anni di affitto (tanto antica è l’università di Bologna) e se li saranno ben ripagati!”.
Abbiamo lasciato ‘Bologna la dotta’ con la certezza che è la relazione con Albana è nata sotto i migliori auspici ed è destinata a continuare a livello personale ma anche lavorativo. Grazie Albana per quello che hai fatto e per averci disvelato alcune delle perle di Bologna.
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