Quando incontrate qualcuno come Silvio Rossignoli che vi dice di essere “un uomo fortunato” ascoltatelo con attenzione perché è una persona da cui si possono imparare molte cose. Tutti passiamo attraverso momenti difficili e di disperazione, non esiste la vita perfetta, ma chi riesce a trovare positività anche nelle avversità è qualcuno che ha compreso il segreto della vita.
Lo avevo sentito ad una riunione in Regione Lazio dove partecipava in rappresentanza delle piccole imprese del Lazio. Era l’ultimo relatore ma era quello che aveva parlato con il cuore. Si capiva che accanto a grandi competenze tecniche c’era un profondo amore per il ruolo che ricopriva. Il suo intervento è stato una apologia degli imprenditori e delle piccole imprese. Lo avvicino e gli chiedo un appuntamento per conoscerlo meglio e ci incontriamo il giorno dopo.
Così Silvio ti dice che è fortunato per il lavoro creativo che fa, di essere entrato da giovane laureato in ingegneria aeronautica in una grande impresa come la GE eppoi di aver lasciato il mondo delle grandi imprese da cui ha appreso la disciplina e le metodologie. Racconta di essere fortunato di aver ricominciato a studiare per imparare il mestiere di ‘formatore’ e di averci messo il cuore per capire come trasmettere concetti. Per spiegare la qualità si è divertito a realizzare due libri a fumetti con Bruno Bozzetto. Non male per un ingegnere, una figura ancora oggi che richiama stereotipi di ottusità.
Poi dice di essere stato ancora fortunato a tornare a lavorare nell’alta tecnologia come consulente di una grande impresa inglese per la quale svolgeva il ruolo creativo di ‘risanatore’. Prendevano aziende in crisi ma con potenzialità, le facevano tornare competitive e le rimettevano sul mercato. Uno dei lavori più complessi ed esaltanti che si possano immaginare, dove le sfide sono tecnologiche, economiche, finanziarie ma anche umane.
Infine dice di essere fortunato perché andando a lavorare in una di queste imprese ad Aprilia si è innamorato della tecnologia e ha deciso di diventare imprenditore. Nasce la Aero Sekur e la sua ‘terza’ vita lavorativa in una impresa di tessuti tecnologici.ù
“Sono rimasto affascinato dai tessuti per motivi filosofici e per gli stimoli creativi che mi trasmettono. Un tessuto per sua natura è collegato al concetto di protezione. E’ la prima protezione per quasi ogni uomo sulla terra, i vestiti ci avvolgono, ci nascondono e ci proteggono dalle intemperie e dagli sguardi. E questo senso di protezione aumenta con i tessuti tecnologici, pensiamo al paracadute o al salvagente in mare. Pensiamo agli airbag nelle automobili… una creatività ancora da esplorare”.
La sua azienda ha sede ad Aprilia ma in rapida espansione in altre regioni, ogni volta che trova stimoli di nuove applicazioni o nuove competenze creative da aggregare.
“Invece di una multinazionale siamo una multiregionale e questo mi affascina per la storia che trovo in ogni luogo. Non è solo la storia dell’arte ma quella del sapere tecnico che in Italia si è consolidato in aree e distretti geografici e che ancora resiste allo smantellamento industriale. Mi diverto a cercare questi saperi per contaminare il nostro lavoro sui tessuti.”
In realtà la su azienda crea attorno a due concetti: i tessuti e l’aria. Avevo visitato la sua impresa qualche anno fa con l’università ed ero rimasta colpita da quello che riuscivano a fare confinando l’aria. A partire dalle applicazioni più scontate come quelle di supporto agli elicotteri o alla realizzazione di ricoveri protettivi fino ad arrivare alle serre per le coltivazioni di ‘food for space’. Infatti la Aero Sekur lavora nell’agrospazio, ossia forme di agricoltura compatibili con situazioni estreme, per produrre il cibo dei colonizzatori di Marte.
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Mi trovavo ad Aprilia, in una zona che non può certo essere considerata fra le più belle d’Italia, in una piccola impresa non nota al grande pubblico e i tecnici di questa impresa mi mostravano come pensavano di costruire una serra per il pianeta Marte. E la stavano realizzando! Ho chiesto di poter assaggiare la prima insalata nata in queste serre speciali e sono in fila (ma ho chance di provare presto questa emozione).
“D’altra parte se noi terrestri vogliamo veramente avere una colonia su Marte dobbiamo pensare a come coltivare del cibo su questo pianeta. Dobbiamo essere indipendenti. E per far questo è nato il concetto di agrospazio, ossia coltivazioni per zone estreme. Analizziamo la situazione locale e cerchiamo di realizzare una struttura in grado di mantenere le condizioni terrestri che permettono alcune coltivazioni, tipo la coltivazione idroponica.”
Sembra una frase banale, eppure sono sicura che moltissimi mie amici tecnici avranno immediatamente iniziato a pensare a come risolverebbero il problema. Credo che chiunque abbia una preparazione e una curiosità tecnica si vorrebbe cimentare in questi problemi. Bene, per tutti questi tecnologi amanti del futuro consiglio di partecipare al convegno biennale sull'agrospazio e al ‘Food for Space’ organizzato da Silvio Rossignoli e la Aero Sekur. Un appuntamento a cui partecipano studiosi e tecnici da ogni parte del mondo e che è giunto alla sua 7° edizione a Sperlonga, una perla della costa laziale. Me lo appunto nella agenda e ci andrò.
Quante sorprese e stimoli in un breve incontro che non vorrei terminasse. La mia curiosità non si ferma perché oggi sul bigliettino da visita di Silvio c’è scritto ‘Federlazio’ e gli chiedo come è avvenuto questo passaggio: da una sua impresa così creativa e in espansione al ruolo di presidente di un importante sindacato di imprese. Cosa lo ha spinto ad allontanarsi da un mondo che lo diverte ancora così tanto (e lo capisco dal tono della voce e dalla luce negli occhi).
“Ho 71 anni e la mia impresa doveva imparare a camminare da sola. Non sarei mai riuscito a lasciare liberi i miei collaboratori se gli fossi rimasto troppo vicino. La tentazione di continuare ad essere il protagonista della ricerca e delle scelte quotidiane sarebbe stata troppo grande. Così mi sono allontanato impegnandomi in Federlazio. Sono fortunato, ora posso utilizzare le competenze imparate quando ero un ‘consulente’ di imprese e un formatore.”
E sono sicura che presto ci saranno delle importanti novità perché l’ottimismo pragmatico di Silvio e il suo profondo amore per la figura dell’imprenditore (e del suo ruolo nella società) sono contagiosi.
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