La storia della più grande scoperta di orme di dinosauri di Sezze nel centro Italia, sui Monti Lepini, inizia in modo accidentale.
Siamo nel 2003 e Jurassic Park aveva inciso profondamente nella vita di ognuno di noi facendoci riscoprire il mondo dei dinosauri e facendo rinascere la voglia di essere scopritori. In molte parti del mondo iniziano ricerche di tracce della vita passata di questi animali.
Ad Altamura, in Puglia, viene scoperto un incredibile sito con oltre 40.000 impronte ben conservate e tutti i geologi iniziano a domandarsi se anche nelle loro vicinanze potrebbero trovarsi alcune di queste impronte.
Daniele Raponi è un paleontologo di Pontinia che ama profondamente i Monti Lepini e che li ritiene uno dei migliori parchi geologici d’Italia:
L’area dei Lepini presenta 95 diverse particolarità geologiche. E’ una sorta di paradiso per noi studiosi. Possiamo trovare i resti di antiche scogliere, lagune tropicali, pieghe e faglie nelle rocce carbonatiche, varie forme di carsismo che ci sembra di essere immersi in un trattato geologico.
Daniele contatta Fabio Marco della Vecchia, un esperto di dinosauri e di rettili e gli chiede se è disponibile a studiare insieme l’area dei Lepini. Fabio si ricorda di un articolo apparso molti anni prima sul Piccolo di Trieste che parlava proprio dei Monti Lepini e del ritrovamento di un osso di un Adrosauro, i dinosauri a becco d’anatra.
L’articolo era stato scritto da un suo amico amatore con il quale andavano spesso in Istria a cercare orme insieme. Questo amico si era recato sui Monti Lepini e aveva trovato delle tracce ma non era riuscito a pubblicare nulla perché non voleva rilevare i dettagli precisi del luogo in quanto tutte le riviste e una parte della comunità scientifica seguivano la corrente di pensiero comune dell’epoca che non vi erano dinosauri nell’Italia Centrale.
Oltre ai due amici c’è un altro geologo, Gaspare Morgante, e insieme convincono la Comunità Montana a finanziare i viaggi di Fabio e ad autorizzare le ricerche. Inizia così il giro di tutte le cave alla ricerca di un particolare piano geologico, quello del Cenomaniano nella parte alta del Cretacico Inferiore, in cui pensano si possano trovare le orme.
Girano tutte le cave invano e restava solo la cava di Sezze, oggi parzialmente occupata da un impianto di calcestruzzo. Appena entrano capiscono subito che è quella giusta.
Una emozione incredibile. Camminando riconosciamo subito i segni di Mud Cracks, ossia fratture nel fango ormai litificate, ossia divenute parte integranti della roccia calcarea. Sono un segno indiscutibile di emersione subaerea della superficie. Insieme ai Mud Cracks abbiamo subito riconosciuto “strane” depressioni nella roccia ricolme del sedimento originale ormai divenuto anch’esso una roccia. In pratica l’orma ormai fossilizzata del dinosauro era stata riempita e coperta, in un momento diverso, da altro fango carbonatico e che noi abbiamo portato via con il nostro martello per portare alla luce le impronte originali. Siamo rimasti a bocca aperta riconoscendo i segni del passaggio di questi animali.
A Sezze si trovano sia sauropodi erbivori di taglia media, lunghi fra gli 8-10 metri e dal peso di diverse tonnellate. Poi specie di carnivori.
200 impronte di dinosauri di Sezze, specie diverse di animali su tre diversi strati geologici: questo è in numeri il parco di Sezze che ora la Regione Lazio ha elevato a Monumento Naturale.
Per avere maggiori informazioni sui dinosauri si può andare sul sito http://compagniadeilepini.it della Compagnia dei Lepini che promuove questo incredibile territorio.
Seguici sui social