Per trovare Massimo Lunardon bisogna iniziare a salire sulle prime colline che dividono la pianura padana dalle Alpi. San Giorgio di Perlena è preceduto da vigneti adagiati sui pendii ed è talmente piccolo che lo si attraversa senza accorgersene, pensando di dover ancora aspettare la piazza principale ed il centro.
Avevamo visto le sue creazioni ironiche in un ristorantino di Solagna e avevamo visto le sue fotografie scanzonate sul web, ma non eravamo preparate a quello che avremo incontrato.
Per trovare la sua ‘officina’ siamo andate in lungo e in largo attorno ad un fabbricato bianco che sembrava una latteria. E più ci indicavano il posto e meno capivamo dove andare. Massimo ha scelto di aprire il suo laboratorio proprio al centro del paese recuperando una vecchia latteria dismessa e non cambiandone i connotati esterni. Vive e lavora a contatto con persone vere e con storie reali.
Appena passata la soglia di ingresso tutto cambia: da una parte un laboratorio con una quindicina di posizioni di lavoro ben attrezzate e dall’altra una sala mostra con le meraviglie: le sue creazioni. Caraffe, bicchieri, piatti … tutto quello che è possibile realizzare con vetro borosilicato giocando con forme e colori.
Massimo è un artista vero, uno che sente l’urgenza di esprimersi in modo personale, ma a lui piace essere chiamato artigiano. “Per imparare il mio mestiere sono andato prima a bottega eppoi mi sono messo a studiare. Se vuoi lavorare il vetro soffiato prima devi passare anni per diventare suo amico e conoscere i suoi segreti, poi puoi liberare la fantasia e volare con la creatività!”
Dopo il periodo ad imparare le tecniche base, Massimo voleva aprire una sua impresa ma non vicino agli altri laboratori di Bassano. Voleva essere riconosciuto e trovare forme diverse per esprimere le sue emozioni.
Prende una valigia e va a Milano. Non sapeva bene quello che sarebbe successo ma in quegli anni Milano era una capitale del design e le migliori menti erano attratte dallo spirito di questa città. Qui avviene la trasformazione da artigiano di provincia ad artista internazionale. Le sue creazioni sono uniche arrivano sulle prime pagine di tutte le riviste di arredo internazionale e i “Vip” fanno la fila per avere creazioni personalizzate per la loro tavola e la loro casa.
“Il mio stile è nato dall’incoscienza giovanile. Io soffio il vetro borosilicato, molto resistente ma molto costoso ed i colori sono ancora più costosi. Forse per questo nessuno li usava. Ma allora ero molto giovane e non avevo assolutamente idea di cosa fosse una impresa, di come si fa un bilancio o di come si definisce il prezzo di una creazione. Ho iniziato a usare i colori come un pittore. Ho fatto migliaia di prove per capire in che modo accostare i colori e come raggiungere certe tonalità con il vetro soffiato senza preoccuparmi del costo di quello che facevo. E più provavo e più mi divertivo. E più mi divertivo e più osavo nell’ironia delle creazioni”.
Ed ha avuto ragione.
Nonostante la fama internazionale, Massimo ha delle radici solidissime: la sua filosofia è diversa. Apre il suo laboratorio nel centro del suo piccolo paesino e comincia subito ad assumere e formare giovani. Molti artisti sono gelosi di quello che sanno fare e non rivelano i loro segreti, e questo li porta forse ad essere ricchi personalmente ma non ad arricchire la loro comunità.
Una delle sue fortune, invece, è proprio la condivisione del sapere e dei sogni. La sua impresa è una bottega nel senso rinascimentale, dove giovani volenterosi possono andare ad apprendere un mestiere dal maestro per poi aprire proprie imprese. Questi giovani devono solo sapere che ci vogliono molti anni per apprendere i segreti del vetro.
“Ci vogliono circa dieci anni prima che una persona interiorizzi il saper fare necessario per poter avere libertà espressiva”.
Massimo incontra Giordano e insieme compiono il passaggio da piccolo laboratorio artigiano a bottega artistica imprenditoriale. Giordano è l’alter ego di Massimo, insieme si completano. Condividono la sostenibilità ambientale, e la loro sede è ad alta efficienza energetica, e quella sociale e si impegnano per la valorizzazione dei piccoli negozi, quelli che vivono nei centri urbani e hanno proprietari che amano il loro lavoro.
Se dovessi descrivere in due parole quello che ho visto userei “amore” e “ironia”, e il binomio è stratosferico (soprattutto per me che amo il surrealismo). Amore per la bellezza, le persone, la comunità, gli amici e la famiglia. Ironia nel sapere che abbiamo solo qualche anno di tempo in questa vita e che conviene passarlo cercando di ridere e di far sorridere: di avere del “bel tempo”.
E per capire quello che dico andate a ricercare foto di Massimo Lunardon nel web: un artista è sempre un artista (anche nella sua vita personale)!
E mi ha fatto veramente sorridere quando durante il nostro incontro mi raccontava come organizza delle “jam session” la notte o la domenica fra “addetti del mestiere”, ossia artigiani, artisti e designer. La sua notorietà lo porta in giro per il mondo ma il suo cuore trova godimento quando crea nel suo laboratorio con i suoi strumenti e con altri creativi.
Un artista è sempre un artista!
- Claudia Bettiol
- Categoria: Incontri con Persone Speciali
powered by social2s
Seguici sui social